08 febbraio 2018

Esibizionista come uno street artist. A Roma, una mostra effimera sull’attitudine da strada

 

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Le nuove tendenze della strada? Installazioni spiazzanti, per artisti esibizionisti che non si nascondono dietro a un muro. A Roma, una mostra di un giorno solo, anzi di una sola serata, vuole affermare che la street art non solo gode di ottima salute ma che è sempre in cerca di nuove strade per mettere in discussione il rapporto tra produzione, distribuzione e consumo dell’arte. 
Dimenticatevi però i classici dipinti sulle facciate dei palazzi, non è di questo che stiamo parlando ma di una ricerca più magmatica e multiforme, che può far fiorire un bouquet di scontrini sul parabrezza di un’automobile parcheggiata o collocare un canestro impossibile in cima a un condominio. Biancoshock, Elfo e Rub Kandy – un trio di artisti eclettici e imprevedibili, abituati a praticare esperimenti installativi sospesi tra l’ironia e l’effimero – firma la curatela di questo progetto, che si considera programmaticamente “non professionale”. 
Una mostra-evento, dunque, che proprio nella brevità rafforza la persuasività spiazzante del suo messaggio. L’appuntamento con “#EXHIBITIONISTS. When Public Attitude Becomes Form” viene dato dagli organizzatori alle ore 19 di oggi, 8 febbraio, in via Alberto da Giussano angolo via Prenestina. Qui, all’interno di un contenitore anti-espositivo, trovano posto fotografie di interventi realizzati in strada da quella che viene definita dagli organizzatori «la top-ten degli outsider della street art internazionale»: Markus Butkereit, dalla Germania, Harmen De Hoop e Helmut Smits, dall’Olanda, Brad Downey, dagli Stati Uniti, Julien Fargetto, Mathieu Tremblin e The WA, dalla Francia, Francesco Garbelli, dall’Italia, Spy, dalla Spagna,  Vladimir Turner, dalla Repubblica Ceca.
Il progetto è ambizioso, ovvero «disegnare una mappa orientativa di una tendenza tanto forte quanto di difficile definizione», mettendo insieme il lavoro di artisti diversi che «portano avanti una ricerca non pittorica, fatta di pratiche installative, di happening, di interventi che interrogano lo spazio pubblico prima ancora di decorarlo», spiegano i curatori. «Artisti che della graffiti culture conservano, più che le bombolette spray e l’iconografia, l’attitudine irriverente, abusiva, intrinsecamente anarchica, innestandola poi con ricerche personali strutturate e pratiche proprie dell’arte contemporanea». 
È solo l’inizio, promettono gli organizzatori, perché l’happening romano sarà la prima tappa di un progetto che approderà presto anche a Milano. (Francesco Paolo Del Re
In home: Francesco Garbelli 
In alto: Spy

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