06 ottobre 2013

Faenza contemporanea, ecco i primi bilanci della settimana. Con le parole della direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche, Claudia Casali

 

di

Martina Della Valle, Time Dust, 2011 - Museo Internazionale della Ceramica di Faenza

Si è ormai conclusa la kermesse faentina dedicata all’arte contemporanea ed è già tempo per fare i primi bilanci. Tra dibatti, mostre, performance e spettacoli teatrali, l’art week di Faenza è stata una cinque giorni ricca di eventi e appuntamenti, che ha confermato la vocazione al contemporaneo della cittadina romagnola. Di quanto visto in questi giorni, particolarmente interessanti si sono rivelati l’intervento di Chiara Lecca negli spazi espositivi della Banca di Romagna, dove l’artista ha presentato le sue sculture in perfetto clima post human (fino all’8 novembre), e le opere di Kader Attia e Loredana Longo esposte nelle sale del Museo Internazionale delle Ceramiche (fino al 3 novembre). Estremante delicato e poetico il lavoro del primo, di forte impatto, invece, quello della seconda, entrambi gli artisti si confrontano con il tema della ricostruzione e della rinascita. Abbiamo chiesto proprio alla direttrice del MIC – insieme al Museo Carlo Zauli coordinatore dell’evento – Claudia Casali, di fare un primissimo bilancio “a caldo” della settimana appena trascorsa. «Senza dubbio per la città è stato un successo. Nei tre giorni in cui si sono concentrate le principali attività c’è stata una grande partecipazione di pubblico. Circa cento/centoventi persone che hanno seguito con costanza e interesse tutti gli eventi proposti e a cui si sono aggiunte molte altre presenze a ridosso degli appuntamenti di maggior risonanza. Si tratta ovviamente di cifre che vanno contestualizzate nella realtà di Faenza, ossia di una città di 60mila abitanti che sta maturando, proprio grazie a queste iniziative, sempre più interesse e sensibilità verso il linguaggio del contemporaneo. Un successo ancor più rilevante se si pensa a come, solo tre anni fa, nella prima edizione, si faticava a raggiungere la ventina di persone durante l’inaugurazione». Credi che occuparsi di contemporaneo in provincia sia uno svantaggio? «Ci sono pro e contro. Punto di forza può essere, per esempio, la maggior risonanza mediatica che ogni evento ottiene proprio perché è “inconsueto”. Bisogna sempre, però, saper ben ponderare l’offerta. Se si è troppo concettuali e decontestualizzati si ottiene poco. La gente ha bisogno di contemporaneità ma a piccole dosi. È un lavoro lento ma costante, come sottolineato anche da Ludovico Pratesi durante l’incontro che si è tenuto al Museo Carlo Zauli lo scorso giovedì. E per far questo, credo che per il pubblico sia fondamentale la mediazione della didattica e gli incontri diretti con gli artisti». E mentre si conclude questa settimana, il contemporaneo resta di scena a Faenza con la mostra di Arturo Martini, dal prossimo 13 ottobre al MIC. (Leonardo Regano)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui