24 maggio 2002

Ferrara, buon business grazie alla mostra di Sisley

 

di

Andrea Buzzoni, responsabile della programmazione di Ferrara Arte, e l’Amministratore Unico dello stesso organismo, Francesco Ruvinetti, documentano, con legittima soddisfazione, il successo della bella mostra che Palazzo dei Diamanti ha appena dedicato ad Alfred Sisley, il “poeta dell’impressionismo”.

I biglietti effettivamente staccati sono stati 139.364, dato che pone la retrospettiva dell’artista inglese tra le prime quattro dell’intera storia espositiva di Palazzo dei Diamanti. Un risultato eccellente che ha avuto ripercussioni anche sul versante economico: la mostra chiude con un attivo di 128 milioni, pari alla differenza tra il costo (2.493 milioni) e il ricavo (2.621 milioni di lire). Da notare che nel preventivo, gli incassi erano stati calcolati in “soli” 1.803 milioni, per cui, a conti fatti, il maggior gettito è stato di oltre 800 milioni. La biglietteria ha reso 1.664 milioni e 957 il bookshop. Altri 319 milioni sono andati ai privati che avevano offerto, in conto vendita, i loro prodotti, portando quindi l’incasso complessivo a 2.940 milioni.
Sisley, Inondazione a Port-Marly (1876) olio su tela
L’indagine, come sempre molto puntale, che Ferrara Arte ha compiuto sui visitatori, evidenza come il 78,7 per cento di essi sia venuto a Ferrara spinto solo dal desiderio di visitare la mostra, decidendo poi (73,3 %) di allargare la visita alla città e ad altri musei, confermando con ciò il forte potere di traino delle mostre dei Diamanti nei confronti dell’intera città. I giudizi del pubblico sono stati positivi per il 92,4 per cento dei visitatori. Visitatori che, per oltre la metà, hanno un’età tra i 41 ed i 65 anni ed una istruzione medio-alta.

Sisley conferma l’andamento positivo della recente programmazione dei Diamanti: Il conto economico del 2001 (anno in cui sono state proposte due mostre di target alto, “Da Canaletto a Constable” e “Da Dahl a Munch”), era stato contrassegnato da un risultato positivo di 357 milioni (differenza tra uscite ed entrate) e un bilancio di poco inferiore ai centomila visitatori. A conferma del fatto che i Diamanti riescono ad attrarre pubblico di qualità anche per mostre oggettivamente tutt’altro che “nazional – popolari” com’è confermato dalle due del 2001, dedicate l’una alla pittura di paesaggio inglese e la seconda alla pittura di paesaggio norvegese dell’Ottocento.

Ora l’attenzione è puntata sulla “scommessa Sargent”, una mostra (dal 22 settembre 2002 al 6 gennaio 2003) che, per la prima volta, presenta in Italia le opere del grande artista americano. Una scommessa perché la notorietà di Sargent in Italia è ridotta, anche se le mostre di questo grande artista nel mondo anglosassone creano sempre code e le se opere sono contese a milioni di dollari.

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1 commento

  1. Ferrara è stata un centro di promozione e produzione culturale durante tutta la sua storia: nel medioevo, ai tempi dell’Officina nel Rinascimento, in epoca manieristica e per tutto l”800. Di qui vennero De Pisis e Boldini. Qui De Chirico incontrò Carrà e fondò la metafisica. Negli anni ’70 qui si sviluppò un centro all’avanguardia di sperimentazione per la video arte, da cui uscì anche Plessi. Al di là del business di un programma espositivo ben promosso ma spesso zoppicante, che cosa produce Ferrara oggi? Non c’è una sola galleria degna di questo nome, dell’arte contemporanea nemmeno l’ombra, nessuno spazio all’avanguardia. Il museo Boldini se ne giace praticamente abbandonato, per non dire della splendida pinacoteca, e sono anni che non si vede una mostra decente dedicata ai grandi artisti del passato che sono stati a Ferrara. Invece si punta solo sui nomi di richiamo: Sisley, Munch, la pittura inglese. L’erba del vicino è sempre più verde? Mah…..

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