03 aprile 2003

Firenze, occupato il futuro Centro d’arte contemporanea

 

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Il 16 marzo scorso l’area dell’Ex-meccanotessile di Firenze, destinato, almeno sulla carta, a diventare il futuro Centro d’Arte Contemporanea del capoluogo toscano, è stata occupato da un gruppo di giovani che si firma Netwip, cioè Network in progress per la costruzione di un circuito indipendente. Pubblichiamo il loro comunicato, che annuncia l’iniziativa Venere Bio- Meccanica e spiega le motivazioni del gesto di protesta. Per maggiori informazioni si rimanda al link in calce.


Se vi state chiedendo chi diavolo sono i/le ragazzi/e che improvvisamente avete visto scorrazzare nell’area dell’Ex-meccanotessile, brandendo bombolette, chiavi inglesi e striscioni, lo comprendiamo. Ci immaginiamo la vostra sorpresa, visto che per più di dieci anni, in quell’immenso casermone di ferro e cemento armato che avete sotto le vostre finestre, non si è visto muovere una foglia (viva per lo meno). Non vi preoccupate, non siamo marziani, siamo solo un allegro gruppetto di pazzi che ha bisogno di uno spazio grande.
Un “cantiere aperto” dove costruire una grande statua, la “Venere Bio-Meccanica”. Questa creatura sarà il fulcro di una grande tre giorni di cultura autorganizzata, che prenderà vita il 25, 26 e 27 aprile all’Anfiteatro delle Cascine. Fino a questa data infatti, saremo vostri vicini di casa: ci vedrete alle prese con impalcature, saldatori, colori, e attrezzi di ogni genere per dare forma alla nostra idea. Cercheremo, per quanto possibile, di non disturbarvi, invitandovi anzi a venire a curiosare dentro il cantiere, a darci consigli per la realizzazione del nostro maestoso progetto, a partecipare, in qualsiasi maniera (magari armati della vostra esperienza o anche solo di un pò di panini). Questo cantiere non ci è stato assegnato, ma ce lo siamo preso, costretti dalla sordità di chi amministra questa città, spinti dal desiderio di autogestire i nostri bisogni e i nostri progetti. In fondo, in questo scatolone abbandonato doveva nascere un museo di arte contemporanea, poi rimasto incompiuto, quasi a simboleggiare la stasi culturale di una città da troppo tempo rimasta attaccata al proprio passato.
Noi, da parte nostra, stiamo sperimentando un modo alternativo di FARE cultura, che attraverso l’autogestione e la condivisione di strumenti e competenze, cerca di mettere insieme le energie di tutti coloro che non trovano spazi espressivi in questa città-vetrina; città che premia solo la cultura prefabbricata e sponsorizzata, volta solo al proffitto e mai alla crescita culturale.
Per un mese, solo per un mese questo spazio sarà effettivamente un laboratorio di arte contemporanea. LAVORI IN CORSO.

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