07 febbraio 2008

Firenze si perde il ristorante Falai. Per colpa (anzi per merito) di Christo

 

di

Il ristorante newyorkese (foto  Joe Fornabaio / The New York Times) e, a destra, lo chef fiorentino (foto  Lars Klove / The New York Times)
Scopriamo con piacere, in una recente intervista pubblicata da Panorama, la figura di Iacopo Falai, chef fiorentino giovane e già famoso che da qualche anno spadroneggia in quel di New York City con caffè, panetterie e ristoranti in zona down town. Con piacere perché anche Falai ci aiuta a individuare una tendenza che abbiamo già da tempo sottolineato e palesato (basti pensare alle due pagine che dedicammo agli chef piemontesi nel nostro speciale piemonte uscito in occasione della scorsa Artissima). La tendenza è semplice: il mondo dell’arte e quello della gastronomia di qualità convergono sempre di più. E dunque non mancano cuochi interessati, appassionati, attenti a ciò che succede dalle nostre parti.
Perché i tuoi locali sono tutti bianchi, chiede Marco De Martino a Falai: “non per seguire i consigli di qualche famoso designer d’interni, ma perché mi sono innamorato dell’arte di Matthew Barney“. Prima di New York facevi il pasticcere a Firenze, all’Enoteca Pinchiorri, tornerai un giorno a lavorare nella tua città? “No, ho deciso di tornare in Italia, ma a Milano, non a Firenze. Firenze è troppo tradizionale ed ho deciso di starne alla larga da quando la città ha rifiutato la proposta di Christo di impacchettare il Duomo“.
Giusto per dire quanto conti, anche e soprattutto in termini di marketing territoriale, una scelta amministrativa piuttosto che un’altra in un settore, il contemporaneo, ormai sotto gli occhi di tutti. Pure degli chef e dei loro investimenti.

[exibart]

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