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Dice il neo direttore-curatore De Finis: «Al Macro daremo asilo a chiunque fa pratica artistica. Si entrerà gratuitamente e si parteciperà al processo collettivo…non ci saranno mostre da vedere ma arte da creare…».
Quindi, chiunque sia o si senta artista, è benvenuto. Professionisti, dilettanti, aspiranti e hobbisti…sarà una corrida, un contest, un talent show? Come viene organizzata questa kermesse? Quale didattica, quale orientamento, quali strumenti vengono offerti a chi entra in questa creativa “cattedrale laica” che è in fin dei conti il museo contemporaneo della Capitale d’Italia con la sua grammatica, la sua dignità, la sua storia.
Sfortunata, nel caso del Macro, per il fatto di essere rimasto sempre un giocattolo della politica che non gli ha mai permesso di avere la continuità di cui ogni istituzione culturale ha bisogno. E dalla nuova giunta ci si sarebbe aspettato quell’anglosassone arm’s length, la giusta e corretta distanza tra politica e museo. Un nuovo profilo legislativo e istituzionale per portare il Macro ad essere l’interlocutore di strutture analoghe dal Palais de Tokyo di Parigi alla Whitechapel di Londra, invece rischiamo di tuffarci in un confuso, demagogico e pasticciato programma che “capiremo solo vivendo”. (Alessandra Mammì, giornalista)












