29 ottobre 2003

Governo, passa il silenzio assenso. Più semplice la vendita dei beni culturali in Italia

 

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Il ministro dell’Ambiente Matteoli e quello dei Beni Culturali Urbani non ce l’hanno fatta. La Legge Finanziaria per il 2004 sta prendendo corpo e porterà con se il principio del ‘silenzio assenso’ per quanto riguarderà la vendita dei beni culturali.
Insomma il Governo (nella fattispecie il ministro dell’Economia, Tremonti, assieme all’Agenzia del Demanio) deciderà quali strutture vendere. Palazzi, ville, teatri che, a questo punto, le sovrintendenze avranno la possibilità di dichiarare ‘bene di interesse culturale’ impedendone la vendita. Certo, magari non sarà venduto il Colosseo o i tempi di Agrigento, ma è probabile che le sovrintendenze, nei 120 giorni a disposizione, non ce la facciano a dare tutte le risposte. Facendo così valere il sistema del silenzio assenso e consentendo di fatto la vendita dell’immobile.
Considerando che il Governo ha intenzione di porre la questione fiducia sull’approvazione della Legge Finanziaria, è quasi certo che questa decisione sarà ratificata senza alcuna variazione.

[exibart]

8 Commenti

  1. VERGOGNA!!!
    il patrimonio culturale appartiene a tutti i cittadini, vendere i beni culturali è un’operazione orribile, i beni cult nn sono “oggetti” sono la nostra identità storica e civile.
    Vergogna!

  2. se si desse almeno al cittadino italiano la possibilità di decidere…uno straccio di referendum…
    …ma è tutto così difficile in Italia…sto perdendo le speranze…

  3. …”L’italia una specie di museo generale, un deposito completo di tutti gli oggetti propri allo studio delle arti. …lo riceve dalla natura stessa delle cose:lo deve in gran perte all’esistenza e alla conservazione…,che l’hanno preservato dal generale contagio dell’ignoranza…”(Antoine-Chrysostome Quatremère de Quincy, Paris 1796)
    Probabilmente con il passare del tempo non siamo più dotati d’intelletto.

  4. c’è una logica verghiana in questo atteggiamento da parte degli italiani: la nostra roba meglio in malora che nelle mani altrui. Sarebbe meglio usare l’intelligenza: si vendano i beni ma si stabiliscano vincoli precisi sul come debbano essere conservati garantendone la pubblica fruizione. Soprattutto si reinvestano i denari acquisiti in nuovi progetti culturali e non sia un pretesto per risanare i debiti dello stato con i soldi dell’arte. Non so, forse sarebbe meglio valutare pensando più all’arte che alla politica. L’aut-aut penalizza nell’uno e nell’altro caso. Il referendum sarebbe un’ottima cosa, se non altro perché costringerebbe le parti a programmare e fare proposte più compiute e sensate e non come adesso che… intanto si venda poi vediamo.

  5. L’avevo già prevista questa vergognosissima logica masochista-camorrista da parte dei politici italiani che stanno per stravendere la coscienza storica di un popolo, racchiusa nei beni culturali. L’Italia è diventata una “prostituta” che oramai vende se stessa al miglior offerente per colpa di gente che scambia il bene pubblico con la logica mercantilistica di natura privatistica. Non mi scandalizzo. Sono straincazzato con chi furbescamente sta per vendere l’anima di un popolo, con chi crede di possedere, in ogni senso, la bacchetta magica per risanare i debiti statali svendendo e stravendendo ciò che non gli appartiene, ma che appartiene a tutta la nazione italiana.Urbani vai a zappare non è per te fare il ministro dei beni culturali.

  6. La cosa non mi stupisce, tremonti vuole evitare la bancarotta a tutti i costi.
    Certo che un giornale(o una tv) si poteva almeno degnare di pubblicare la notizia.
    Stiamo perdendo tutte le libertà, fra poco metteranno anche delle sanzioni sulle scorregge…

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