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riportiamo un diario strampalato direttamente dalla serata di giovedi 18 settembre 2003, inaugurazione collettiva di quasi tutte le maggiori gallerie della città di Torino
Otto e mezza di una serata piacevolmente autunnale, e si parte. Il tour consiglia un giro ben preciso e noi lo seguiamo alla lettera: non facciamo le vacanze fai-da-te ma in quest’occasione è divertente perdersi nella palude del conformismo. Certo è che i partecipanti a questo tipo di appuntamenti sono cambiati ben poco: lifting, abbronzature posticce, erre moscie, abitini griffati…
Si inizia con Kastelic che espone alla “Carbone.to”: l’artista è presente sulla piazza da almeno quindici anni e ci si aspettava di più. Invece, qualche strizzatina non troppo originale al pop e una vena narrativa che si perde nella confusione delle sale. E allora via, una piccola passeggiata per spezzare l’itinerario guidato che già ci ha deluso con la sua razionalità topografica e capitiamo nello spazio di “Guido Costa” che ospita i lavori di Valsecchi. Beh, qui siamo in un altro universo: gli spazi non sono più quelli “leccati” della galleria-bene, ma ampie sale con cemento ovunque e tubi che sporgono dalle pareti. Con una Nastro Azzurro snob ci aggiriamo tra stampe retroilluminate e allucinate, sovraesposizioni e campate cromatiche che agguantano e dissolvono i soggetti. Perfetto, siamo pronti per affrontare il caro Pellegrini, che alla “41 Arte Contemporanea” espone i suoi disegni su carta preparata: domina un cupo ocra gialla e pare a tutti che i lavori di piccole dimensioni siano di gran lunga più riusciti di quelli a parete, francamente pretenziosi.
Una sosta ai tavolini e in partenza per la prossima tappa: “Alberto Peola” ha messo in piedi una collettiva che un po’ traballa. Ma in fondo le tele realiste e “caravaggesche” di Verlato sono assai apprezzabili e inquietano per i soggetti di forte denuncia sociale. Osservando le opere degli altri quattro artisti, tutti per la prima volta in Italia (Johnanna Kandl, Matvey Levenstein, Manu Muniategiandikoetxea e Thomas Scheibitz), una grande emozione: a vedere Botto e Bruno sembro un sedicenne, poi mi si tira per la giacca… “Hai bevuto troppo?”
Bene, è ora di riprendere il tour de force con il piglio del giornalista serio e impegnato: da “Photo & Co.” c’è un omaggio ad Alighiero Boetti, con opere sue e foto di amici ed estimatori, fra le quali alcune opere di Sartor recentemente viste al Mamac di Nizza. Scendiamo le scale, qualche altro passo e si approda al nuovo spazio di “Noero”. Della collettiva che vi si svolge non si può dir molto visto l’affollamento della sala – anche se non si tratta della solita mostricina degli artisti a contratto: foto e installazioni tutt’altro che “d’occasione” – ma del resto è questo l’evento della serata. Insomma, lo spazio è un reperto industriale rarissimo in questa zona della città, gode di un bel giardino antistante ed è stato curato con discrezione e intelligenza, raddoppiando alcune pareti che, con il loro bianco “troppo” accecante e la loro apparente provvisorietà, conferiscono all’ambiente un senso di potenzialità e versatilità assai stimolante. Nota bene: lo spazio “storico”, vetrina di Noero da anni, sarà mantenuto per progetti di lunga durata – dai quattro ai sei mesi – e occorrerà far attenzione al succoso programma espositivo che si è colto in sordina.
Ordunque, ce l’abbiamo fatta anche stasera… Anzi, no: manca all’appello la galleria “Maze” con le opere di Lugo: sinceramente, l’abbuffata d’arte ci ha reso un tantino svogliati e questo va a tutto vantaggio delle opere qui esposte. Una personale ben orchestrata tra collage, tele e installazioni; in particolare, la serie Tissue è suggestiva, con i suoi filamenti di carta colorata incollati pazientemente a formare gigantesche uova policromatiche e labirintiche.
In chiusura, una battuta almeno per dire ciò che ci ripetiamo da anni, senza molto successo: perché ci sono così pochi giovani in queste occasioni? Dico: escluso gli addetti ai lavori e i presenzialismi, of corse. (marco enrico giacomelli e barbara felice)
[exibart]
carina l’idea di un “diario da inaugurazioni” , lo farete anche per altre città?
ciao, lucinda