21 settembre 2003

Le inaugurazioni di Torino. Tra snobberie, rivelazioni e gossip. Un piccolo diario di giovedì scorso

 

di

riportiamo un diario strampalato direttamente dalla serata di giovedi 18 settembre 2003, inaugurazione collettiva di quasi tutte le maggiori gallerie della città di Torino

Otto e mezza di una serata piacevolmente autunnale, e si parte. Il tour consiglia un giro ben preciso e noi lo seguiamo alla lettera: non facciamo le vacanze fai-da-te ma in quest’occasione è divertente perdersi nella palude del conformismo. Certo è che i Pablo Vargas Lugo, Tissue, 2003 partecipanti a questo tipo di appuntamenti sono cambiati ben poco: lifting, abbronzature posticce, erre moscie, abitini griffati…
Si inizia con Kastelic che espone alla “Carbone.to”: l’artista è presente sulla piazza da almeno quindici anni e ci si aspettava di più. Invece, qualche strizzatina non troppo originale al pop e una vena narrativa che si perde nella confusione delle sale. E allora via, una piccola passeggiata per spezzare l’itinerario guidato che già ci ha deluso con la sua razionalità topografica e capitiamo nello spazio di “Guido Costa” che ospita i lavori di Valsecchi. Beh, qui siamo in un altro universo: gli spazi non sono più quelli “leccati” della galleria-bene, ma ampie sale con cemento ovunque e tubi che sporgono dalle pareti. Con una Nastro Azzurro snob ci aggiriamo tra stampe retroilluminate e allucinate, sovraesposizioni e campate cromatiche che agguantano e dissolvono i soggetti. Perfetto, siamo pronti per affrontare il caro Pellegrini, che alla “41 Arte Contemporanea” espone i suoi disegni su carta preparata: domina un cupo ocra gialla e pare a tutti che i lavori di piccole dimensioni siano di gran lunga più riusciti di quelli a parete, francamente pretenziosi.
Una sosta ai tavolini e in partenza per la prossima tappa: “Alberto Peola” ha messo in piedi una collettiva che un po’ traballa. Ma in fondo le tele realiste e “caravaggesche” di Verlato sono assai apprezzabili e inquietano per i soggetti di forte denuncia sociale. Osservando le opere degli altri quattro artisti, tutti per la prima volta in Italia (Johnanna Kandl, Matvey Levenstein, Manu Muniategiandikoetxea e Thomas Scheibitz), una grande emozione: a vedere Botto e Bruno sembro un sedicenne, poi mi si tira per la giacca… “Hai bevuto troppo?”
Bene, è ora di riprendere il tour de force con il piglio del giornalista serio e impegnato: da “Photo & Co.” c’è un omaggio ad Alighiero Boetti, con opere sue e foto di amici ed estimatori, fra le quali alcune opere di Sartor recentemente viste al Mamac di Nizza. Scendiamo le scale, qualche altro passo e si approda al nuovo spazio di “Noero”.Victor Kastelic, Stellina, 2003 Della collettiva che vi si svolge non si può dir molto visto l’affollamento della sala – anche se non si tratta della solita mostricina degli artisti a contratto: foto e installazioni tutt’altro che “d’occasione” – ma del resto è questo l’evento della serata. Insomma, lo spazio è un reperto industriale rarissimo in questa zona della città, gode di un bel giardino antistante ed è stato curato con discrezione e intelligenza, raddoppiando alcune pareti che, con il loro bianco “troppo” accecante e la loro apparente provvisorietà, conferiscono all’ambiente un senso di potenzialità e versatilità assai stimolante. Nota bene: lo spazio “storico”, vetrina di Noero da anni, sarà mantenuto per progetti di lunga durata – dai quattro ai sei mesi – e occorrerà far attenzione al succoso programma espositivo che si è colto in sordina.
Ordunque, ce l’abbiamo fatta anche stasera… Anzi, no: manca all’appello la galleria “Maze” con le opere di Lugo: sinceramente, l’abbuffata d’arte ci ha reso un tantino svogliati e questo va a tutto vantaggio delle opere qui esposte. Una personale ben orchestrata tra collage, tele e installazioni; in particolare, la serie Tissue è suggestiva, con i suoi filamenti di carta colorata incollati pazientemente a formare gigantesche uova policromatiche e labirintiche.
In chiusura, una battuta almeno per dire ciò che ci ripetiamo da anni, senza molto successo: perché ci sono così pochi giovani in queste occasioni? Dico: escluso gli addetti ai lavori e i presenzialismi, of corse. (marco enrico giacomelli e barbara felice)

[exibart]

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