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Circondato dalle onde e disteso sull’isolotto di Megaride, Castel dell’Ovo è davvero la sede ideale per la mostra conclusiva di Mediterraneo: fotografie tra terre e mare, una rassegna nata nel 2012 che nelle edizioni passate ha ospitato lavori di Francesco Cito, Pietro Masturzo, Francesco Cabras e Alberto Molinari e che quest’anno ha premiato Max Cavallari con (Di)Stanze, reportage sugli italiani all’estero e su quel legame con la terra di origine tenuto spesso in vita solo grazie alle nuove tecnologie.
Dopo le esposizioni di Venezia e di Torino, Napoli ospita la sezione “Sguardi di Donne sulle Donne del Mediterraneo” con la direzione artistica di Patrizia Varone: «Negli ultimi anni, sempre più donne hanno iniziato a utilizzare la fotografia per raccontare se stesse e ciò che le circonda. Naturalmente inclini a intessere relazioni empatiche ed emotivamente coinvolte con ciò che le circonda, le donne stanno sviluppando un forte intesse anche per i temi dell’attualità ed in particolare dei diritti umani.»
Nella stessa sala, i toni freddi dell’abbandono usati da Eleonora Carlesi in Unchildren, progetto con il quale intercetta le storie dimenticate dei bambini senza tutele dei paesi Balcanici, si oppongono alle calde cromie di Chairs di Daniela Bazzani che entra nell’intimità dei centri di accoglienza per donne vittime di abusi. In bianco e nero, invece, è La storia di D. di Diletta Allegra Mazza, racconto di un giovane ventinovenne che ha iniziato il complesso percorso di transizione sessuale. Ha il carattere di una descrizione catalografica, pure nella solidità formale, Donne e Terra, il viaggio di Alessandra Basile tra le campagna nostrane in cerca di storie di donne che tornano a una dimensione rurale. Tra soggettiva identità corporea e di pensiero si collocano i lavori Toujours moi di Maddalena Mone e piccole poesie di mare di Ilaria Abbiento: l’uno giocato sull’autorappresentazione parziale o totale, l’altro sul ritrovare il proprio sé nei paesaggi di costa.
Il Mediterraneo – mare di mezzo, mare nostrum – è ancora luogo mitico di scambio e confronto, snodo nevralgico, drammatico o eroico, e vero ombelico dell’umanità. E la fotografia è il mezzo ideale per raccontarlo. (Giovanna Bile)
In home: Daniela Bazzani, Chairs
In alto: Ilaria Abbiento