02 ottobre 2015

Non c’è pace per Anish Kapoor. “Dirty Corner” nuovamente vandalizzato e sotto accusa, mentre passa la legge sulla libertà dell’arte in Francia

 

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“Anish Kapoor ha dichiarato guerra alla Francia” e ha “danneggiato la fama del palazzo di Versailles”. Ci risiamo. Nemmeno sono passati dieci giorni da quando l’artista, accusato di razzismo – perché avrebbe voluto lasciare sulla sua scultura le frasi antisemite – ha dovuto ripulire Dirty Corner, su indicazione del Tribunale di Versailles che aveva accolto l’accusa di Fabien Bouglé, consigliere della destra locale, contro l’artista e la Presidente di Versailles Catherine Pegard, che lo stesso Bouglé, delle pagine web del Nouvel Observateur lancia le nuove accuse.
L’articolo è apparso solo tre giorni dopo (l’altro ieri) il quarto vandalismo che Dirty Corner ha subìto. Già, perché qualche buontempone si è messo a grattare la foglia oro usata per rivestire le pareti imbrattate della scultura (una soluzione formale Gold against violence che sembra anche un po’ indicare una stanchezza dell’artista intorno a questa vicenda) scrivendo la parola “colpa”.
Ma Bouglé incalza, e nei giorni in cui l’Assemblea Nazionale ha messo nero su bianco una nuova legge che tutela la libertà dell’arte, la sua tutela e la sua diffusione, scrive che “Anish Kapoor ha ferito il popolo francese e ha creato uno shock sistemico che il Paese non potrà dimenticare”.
Un oscurantismo che meriterebbe, come legge di contrappasso, che Dirty Corner restasse in permanenza proprio nel giardino del Palazzo che ha “oltraggiato”. Strano, infine, che la gendarmerie d’oltralpe tanto scrupolosa non sia ancora riuscita a trovare i responsabili degli atti vandalici, e a consegnarli alla giustizia. 

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