04 ottobre 2004

Palermo, nuovi restauri nella Basilica di San Francesco d’Assisi

 

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Edificata fra il 1266 e il 1277, la Chiesa di San Francesco d’Assisi a Palermo si presenta oggi come un vero e proprio palinsesto. Oggetto nel corso dei secoli di più trasformazioni e rimaneggiamenti, la Basilica custodisce uno straordinario patrimonio artistico -in parte fortemente degradato, ancora dagli ultimi bombardamenti del ’43- in cui convivono sontuosi altari barocchi e pale d’altare del Cinquecento, affreschi seicenteschi e monumentali gruppi scultorei di metà Quattrocento, accanto alle celebri settecentesche Virtù di Giacomo Serpotta.
Dal 1997, proprio ai gruppi di sculture conservati nella chiesa, e compromessi fino a qualche fa da un avanzato degrado, si diceva, sta dedicando una speciale attenzione la Fondazione Salvare Palermo, impegnata ormai da tempo nel recupero del malmesso patrimonio cittadino, attraverso il generoso finanziamento di lavori di restauro. Dopo le due statue di Madonna nella cappella della Madonna della Neve, il grande arco d’ingresso della Cappella di San Ranieri e l’altare di San Giorgio, rispettivamente di Domenico Gagini, Pietro De Bonitate e Antonello Gagini, e dopo ancora, in anni più recenti, il recupero delle dieci “nobilissime” Virtù del Serpotta addossate alle colonne della Chiesa, lungo la navata centrale, questa volta è il turno del sarcofago quattrocentesco di Nicola Antonio Speciale, opera alternativamente attribuita a Domenico Gagini o a Francesco Laurana, e di una coppia di statuette, nella terza cappella lungo la navata di destra, raffiguranti Sant’Antonio Abate e San Giovanni Battista, concordemente attribuite allo scultore lombardo Pietro De Bonitate, documentato come collaboratore del Laurana, nel 1468, ai lavori di edificazione, nella stessa chiesa di San Francesco, dell’arco della Cappella Mastrantonio.
I lavori di restauro sono stati presentati lo scorso 30 settembre dal prof. Vincenzo Scuderi, coordinatore della Commissione restauri della Fondazione, dalla prof.ssa Evelina De Castro, storica dell’arte, e dalla dott.ssa Serena Bavastrelli, che ha curato anche in passato i restauri promossi da Salvare Palermo, con il cortese contributo dell’Assessorato regionale per i Beni Culturali e Ambientali.
Nonostante una bozza di documento del 1463, dalla controversa interpretazione, che commissionava i lavori d’esecuzione della statua giacente di Antonio Speciale a Domenico Gagini, la recente ripulitura del monumento ha messo in luce un’esecuzione raffinatissima, attenta alla restituzione dei dettagli minimi sia del corpo del defunto –i tratti del volto, i ciuffi fluenti della chioma-, sia delle vesti –i guanti, i calzari, il cuscino ricamato, le pieghe drappeggiate del cataletto- e potrebbe trattarsi allora della mano del più dotato Laurana, già ipotizzata del resto dal prof. Benedetto Patera, autore dell’ultima monografia sull’artista (1992).
Si offrono dunque nuovi spunti alla discussione scientifica sulla paternità dell’opera. Il dibattito è aperto.
Intanto la Fondazione Salvare Palermo ha già individuato il prossimo obiettivo sui cui puntare i propri sforzi, sempre nella Chiesa di San Francesco: il restauro dei tre anneriti archivolti rinascimentali d’ingresso alle cappelle della parte anteriore dell’edificio sacro. (davide lacagnina)

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