29 settembre 2003

Roma, arrivano le ruspe alla GNAM. L’Ala Cosenza va rasa al suolo: c’è il nuovo cantiere

 

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Ancora una decina di giorni e l’Ala Cosenza della Galleria Nazionale d’Arte Moderna non esisterà più. Rasa al suolo dalle ruspe. Piazza pulita per il nuovo cantiere. A Roma nell’ambiente degli archintellettuali è polemica grande.
Di cosa stiamo parlando? L’ingegnere napoletano Luigi Cosenza (1905-1984) venne incaricato nel 1965 –dall’allora direttrice-pasionaria della GNAM Palma Bucarelli- di realizzare un ampliamento della galleria. La costruzione venne progettata, realizzata solo in parte e prontamente abbandonata, negli anni Ottanta, per carenza di risorse. Nel 1999 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna bandisce un nuovo concorso per l’ampliamento, la corsa viene vinta da uno studio svizzero (Diener&Diener) il cui progetto, l’unico così radicale tra quelli in gara, prevede la completa demolizione dell’incompiuta Ala Cosenza.
Il cantiere degli architetti svizzeri deve partire all’inizio del 2004 e tra pochi giorni le ruspe inizieranno a far piazza pulita dell’aria cantierabile. Demolendo quello che per molti è un importante monumento di un fondamentale architetto razionalista, non inferiore a Terragni, a Ridolfi o addirittura a Libera. Un gruppetto di architetti e di intellettuali, con alla propria testa Paolo Portoghesi, hanno tuonato contro l’inizio del cantiere. Proponendo, ad esempio, il completamento dell’opera di Cosenza o un’integrazione tra il nuovo e il vecchio.

Il problema, a nostro avviso, sta proprio da un’altra parte. Non è così importante che la GNAM recuperi un vecchio esempio di architettura razionalista; non è così importante che la GNAM realizzi un nuovo padiglione moderno e funzionale. E’ invece fondamentale che la GNAM si doti di una direzione e di un apparato curatoriale degno della sua storia e del suo prestigio. E’ fondamentale che la GNAM ricominci a fare mostre di grande o grandissimo livello. Che smetta, è triste dirlo ma tant’è, di essere la caricatura di se stessa e torni ad essere uno dei più importanti musei d’Europa nel suo genere, come era negli anni Sessanta. Con o senza la nuova ala.

[exibart]

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