15 marzo 2018

Si può vivere di solo pane? La performance dell’ISIA di Faenza alla Triennale di Milano

 

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Chissà cosa mangiavano nel 2018, si chiederà qualche chef stellato del 3000, pensando alla prova da sottoporre ai concorrenti dell’ultima edizione di Masterchef. Cucine da incubo a parte, è da questo paradosso temporale si è sviluppata l’idea alla base di Si vive di solo pane?, performance progettata da Noemi Cassani, Euroa Casadei ed Elisa Caselli, che l’ISIA-Istituto Superiore per le Industrie Artistiche Design e Comunicazione di Faenza porterà alla Triennale di Milano il 17 e il 18 marzo, nell’ambito di “999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo”, mostra ideata e curata da Stefano Mirti. Tutto è nato da Feed your memories, progetto che, tra il 16 e il 17 febbraio, ha coinvolto più di 100 studenti, coordinati dalla designer e docente di metodologia della progettazione Silvia Cogo, e che aveva come tema principale la nutrizione, a partire dall’obiettivo di mostrare alle future generazioni come ci si nutriva nel XXI Secolo. Al centro dell’indagine, l’iconico caso delle Amarene Fabbri, opera del ceramista faentino Riccardo Gatti. Per la performance alla Triennale, venti giovani designer in formazione si confronteranno sul campo di un lungo tavolo allestito con materiali edibili di ogni genere, dando vita a una sorta di ultima cena moderna. Tutto ciò che rimarrà, rimasugli e briciole, verrà conservato in vasi speciali, che rimarranno sigillati per 500 anni. Qualcuno avrà il coraggio di assaggiare?

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