14 maggio 2014

Torna a casa, Rothko. Il dipinto vandalizzato alla Tate di nuovo alle pareti del museo, dopo oltre un anno di restauri

 

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Il riallestimento di -Black on maroon- di Mark Rothko alla Tate, Afp Photo/Ben Stansall
Un nome, quasi una tag, una sigla a pennarello indelebile, in pochi attimi. Tanto era bastato per gettare nel panico e nella rabbia mezzo mondo, alla notizia di un giovane russo, Wlodzimierz Umaniec, che nell’ottobre 2012 alla Tate Modern di Londra aveva imbrattato in un angolo Black On Maroon, opera del 1958 appartenente alla serie dei murales per il Seagram (Four Season di New York), del Maestro del Color Field Mark Rothko, che vale qualcosa come 50 milioni di sterline. 
Un restauro lungo e complesso, durato appunto più di un anno, per rimuovere la sigla e i suoi solventi, ma che il direttore della Tate Nicholas Serota ha accolto con un nuovo entusiasmo: «Sono deliziato dalla vista di questo “nuovo” dipinto. Dopo quel giorno nessuno aveva la minima idea se sarebbe stato possibile ripristinarlo o no. Il risultato è molto meglio di quanto avessimo sperato». Wlodzimierz intanto, lo “yellowist” che voleva lanciare una nuova corrente “firmando” le opere altri per donare ulteriore valore (!), ha scontato due anni di reclusione, mentre tecnici di laboratorio e di conservazione hanno impiegato nove mesi di analisi microscopiche per trovare un solvente chimico che potesse sciogliere l’inchiostro del pennarello senza compromettere la tela. La Tate ha comunicato che il danno rimarrà sempre sotto la superficie dell’opera, ma che quest’ultima è stata riportata alla condizione “vedibile”.  Christopher Rothko, figlio del celebre pittore, ha dichiarato: «Ci ha molto colpito il lavoro fatto dalla galleria. Hanno capito l’unica soluzione soddisfacente a una situazione terribile, e il lavoro è ancora una volta in mostra per il pubblico come nostro padre voleva». Sorvegliate ora, signori. 

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