12 marzo 2004

Treviso al verde, Sgarbi se ne va: io faccio mostre non cerco soldi!

 

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Vittorio SgarbiClamoroso a Treviso. In una polemica intervista concessa il 12 marzo al Corriere del Veneto (inserto regionale del Corriere della Sera affettuosamente chiamato “corrierino”) da Vittorio Sgarbi, che notoriamente era stato chiamato a succedere a Goldin a Treviso per l’organizzazione di grandi eventi espositivi, dichiara di aver già rinunciato all’incarico.
Non ci sono soldi nelle casse comunali -continua- ed io non vado a cercare denaro…. io a Treviso sarei venuto come Muti che viene ingaggiato per un concerto “.
Stava preparando due mostre, una di arte antica e l’altra impressionista (per non perdere l’abitudine) ma evidentemente nel “patto” stipulato tra l’ex Sottosegretario, il Sindaco Gobbo e il prosindaco Gentilini per il conferimento dell’incarico, non si era chiarito a chi spettasse di procacciare gli sponsor. Forse i due amministratori avevano pensato di aver a che fare con un manager alla Goldin.
E così, tra un pizzico di ipocrisia dello storico dell’arte “Mi dispiace per i cittadini…. ma sono contento perché ho mille cose da fare e proprio l’altro ieri sono stato contattato anche dal Museo di Pordenone” e una dichiarazione di amicizia per Bossi (in nome della quale avrebbe accettato l’incarico), Treviso si trova ora con un pugno di mosche in mano. A meno di ripensamenti, a questo punto altrettanto clamorosi visti i toni dell’intervista rilasciata a Federica Baretti, a chi toccherà la successione? Magari a Philippe Daverio, ex Assessore alla Cultura di Milano e oggi conduttore televisivo per la RAI che, proprio nell’ultima puntata del suo Passpartout dichiarava di essere ancor oggi in condizioni di organizzare grandi mostre con pochi soldi. La telenovela alla trevigiana continua.

[exibart]

10 Commenti

  1. Quando alla scorsa notizia su Goldin avevo commentato ricordando la situazione reale di Treviso e il suo comportamento azzeccato di attorno ad essa, mi avevano bene o male tutti deriso dicendo che Treviso è “una città vergognasamente ricca” e che Goldin era scandaloso per il suo comportamento da businessman.
    Prima o poi qualcuno dovrà ascoltarmi quando dico che Treviso rimpiangerà Goldin. Eccola già abbandonata da Sgarbi, che aveva promesso mari e monti e se n’è andato perchè le casse della città non hanno bisogno di un luminare del Rinascimento, ma di un uomo moderno, che sa trattare gli affari e fare marketing intrappolando appassionati d’arte. Adesso a chi si rimetterà la piccola città Veneta che già da un pezzo ha attaccato ai confini il cartello “Città d’Arte”? Speriamo che nessuno stia davvero pensando a Daverio, uomo popolare quanto inetto. E speriamo che la città riuscirà a riprendersi dal colpo. L’amministrazione Gobbo-Gentilini meriterebbe una lunga stagione di crisi, ma tutto sommato Treviso è così bella che spero sarà presto ripopolata dai turisti di tutta Europa.

    Carolina Lio

  2. Peccato per il poverissimo Sgarbi! Lui, naturalmente crede di paragonarsi a Muti anche se il concerto che dirige, e da sempre, è stonato, anzi stonatissimo. Poteva pure umilmente accettare e con il carisma del proprio prestigiosissimo “saper fare e tuttofare…” risolvere i problemi in un attimo.Peccato anche per gli amministratori comunali di Treviso che si sono fidati di un notissimo showman dell’arte, del pettegolezzo e della politica…che non li ha soddisfatti a dovere. Ci sono tanti bravi storici dell’arte. Proprio a Sgarbi dovevano rivolgersi? E’ proprio vero che nel mondo la gente è cieca e sorda. Vatti a fidare di Sgarbi…

  3. Mi domando cosa tu abbia capito di Treviso e di chi l’amministra pur avendoci vissuto. Gentilini non ha mai voluto sborsare soldi per la cultura perchè tanto sa che ci sono tanti privati tanto ricchi che penseranno a render “attraente” la città. Ha funzionato così per il teatro comunale, primo taglio di Gentilini ormai nove anni fa, ha funzionato così per i Carraresi e altri palazzi del centro bisognosi di restauro. E funzionerà ancora così dopo un periodo di imbarazzante trascuratezza con scia polemica: qualcuno tirerà fuori i soldi. E speriamo che il prossimo che li gestirà non sia ne uno Sgarbi ne un Goldin.

  4. Caro Lupo, non apparterrai per caso alla schiera di chi critica, ma non ha mai un’idea per risolvere? Si è già capito bene che la strategia di Goldin ti sta stretta, lo snobbismo di Sgarbi ti irrita i nervi, la politica economica di Gentilini ti sembra meschina… Su due terzi di quello che dici, tranne quello che riguarda Goldin, ti do ragione, ma la tua furia distruttiva mi sembra tutt’altro che utile a migliorare la sorte della piccola Treviso. Secondo te non rimpiangerebbe Goldin, ma chi ti pare che potrebbe sostituirlo? Hai qualche idea, proposta, opinione? O sai solo demolire il lavoro degli altri?

    Carolina Lio

  5. A dire il vero io non ho criticato la politica economica di Gentilini, nella sua cinica lucidità mi sembra intelligente e azzeccatissima per Treviso.
    Un nome, uno solo: Luca Massimo Barbero.
    Mi dispiace averti dato l’impressione di essere solo un critico distruttore; ma non ho problemi ad ammettere la mia cattiva opinione nei confronti di Sgarbi e Goldin [che, sia chiaro, trovo abbia dei meriti e sappia come comportarsi in questo mondo molto meglio di me].

  6. e pensare che sgarbi iniziò nei salotti del maurizione nazionale, facndosi pubblicità inveendo con parole colorite contro gli ospiti…se per diventare curatore di museo questa è la strada mando subito una lettera al costapanza!

  7. Sgarbi sentenziò: “Io faccio mostre, non cerco soldi…!” Io gli rispondo dall’alto del mio prestigiosissimo pulpito: “Caro Sgarbi, allora sei d’accordo con tutti noi: non cerchi soldi quindi datti da fare, organizza e promuovi le mostre, ma rigorosamente gratis!” Gerardo Pecci, Storico dell’Arte.

  8. Io credo che il lato peggiore delle mostre di Goldinsia stato quello di illudere tante persone di potersi avvicinare all’arte. Non è così. L’arte, come tutte le cose, richiede fatica e studio, tanto studio. Non è semplicemente guardare un quadro e chiedersi quanto vale. E’ altra cosa. E’ sudore e fatica, tempo dedicato ad essa, tante pagine lette e confrontate con altre, tante ore spese sopra ad essa. Sentire dire dal commercialista di turno ‘Che beo ‘sto Vangogh, el xe meio de quel altro in fondo, el gha colori pì bei’ sarebbe forse mortificante per Van gogh, che su quei quadri ci ha lasciato la vita.
    Non si può banalizzare tutto, e queste mostre tante volte lo hanno fatto. L’arte non è spettacolo, la cultura non è spettacolo. Si può fare tutto anche così, ma nonsi può parlare di arte. E’ un’altra cosa, tutto qui.

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