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An archaeologist’s collection, primo evento collaterale organizzato dal Centro russo sulle arti della Russia di Ca’ Foscari, si inserisce felicemente nella scia d’indagine politica delineata dal direttore Enwezor. Bruskin (1945) ha messo in scena un incrocio tra luoghi e immagini del potere installando le sue sculture presso l’ex chiesa di S.Caterina. Le figure provengono dai suoi dipinti, in particolare da Fundamental’nyj leksikon (1986), in cui la storia sovietica è tradotta in figurine in bilico tra l’immaginario folkloristico ed il popolare. Rese sculture, anticate con processo di interramento e riscoperta con vera e propria campagna archeologica, i soggetti sono ora caricati di un valore diverso. Simulacri di un’era passata emergono dalla terra, illuminati da pochissima luce, per mostrarsi nella loro attualità.
L’archeologia del futuro è il ribaltamento del tempo concepito dall’artista che crea oggi un oggetto del passato per dialogare, in anticipo, con il futuro che ancora deve arrivare. Al centro dell’opera siede poi l’ideale di Mosca come Terza Roma e la conseguente critica al percorso attraverso il quale si è tentato di raggiungerlo. Il declino dell’antica grandiosità ha riferimenti biblici, ma guarda soprattutto all’estetica e al suo potere definendo il fallimento del compito, affidatole dal regime sovietico, di costruire la nuova società. (Alessandra Franetovich)












