04 maggio 2004

Vizi di forma, vogliamo abolire “vive e lavora”?

 

di

Noi, in tutta sincerità, non ne possiamo più! Di cosa? Di leggere in comunicati stampa, firme in calce, articoli, saggi, recensioni e quant’altro la dicitura “Vive e lavora a…”.
Non abbiamo idea di chi sia l’inventore di questa reiterata baggianata. Se il caporedattore di qualche rivista, se un ufficio stampa troppo zelante o chissà chi altri. E non sappiamo se in effetti l’utilizzo di questo bizzarro costrutto sia effettivamente nato all’interno del mondo dell’arte o se sia stato importato da chissaddove.
Sta di fatto che riportare in un articolo passaggi del tipo “…Achille Bonito Oliva (Caggiano -Salerno- 1939, vive e lavora a Roma)…” è una assurdità bella e buona. Poiché se una persona vive in qualche luogo è del tutto ovvio e scontato che egli anche vi lavori. Ammenoché non sia un nullafacente, un rifiuto della società, un parassita o un bebè. In sostanza il lavoro è una parte così essenziale, sottintesa, intrinseca dell’esistenza di un individuo da rendere del tutto inutile e terribilmente recitata la tiritera del “vive e lavora a…”. E perché allora non “vive e legge”, “vive e vegeta”, “vive e paga le tasse”, “vive e respira”…?
Dunque, visto che tale filastrocca è ormai vero vizio di forma onnipresente in riviste d’arte di ogni ordine e grado, libri à la page, comunicati stampa e cataloghi fighetti, non possiamo che chiedere ufficialmente a tutti i colleghi di interrompere questo buffo abuso verbale. Promettetecelo!

[exibart]

19 Commenti

  1. sì! a morte il ‘vive e lavora’ !
    ma c’è a chi piace tanto scrivere ‘vive e lavora tra Filicudi e Londra’, ‘tra Milano e New York’….

  2. concordo al 200%!! infatti per noi nomadi è un grosso problema il “vive e lavora a…” (sia perchè non abbiamo un luogo, sia perché non lavoriamo)

  3. e la madonna !!! quanto la fatte lunga, stiamo proprio alla frutta .
    Sono nato a santiago del cile, vivo a roma e lavoro dove mi fanno lavoraaa”” (va bene cosi????)

  4. In effetti l’unico motivo per bandire l’espressione “vive e lavora” non è quello addotto dall’autore di una pleonasmicità, ma piuttosto il contrario, che cioè tale espressione evidenzia una condizione di privilegio. Pochissimi sono coloro che possono permettersi di vivere e lavorare nello stesso luogo.

  5. Ehi ma che problemi avete? Ci sono milioni di persone che vivono e quindi risiedono in un luogo e lavorano in un altro. Se voi siete circondati solo da fortunati che hanno lavoro, casa e famiglia nel raggio di pochi chilometri, questo non dovrebbe farvi sentire in dovere di prendere in giro con infantili argomentazioni [vive e legge, quale arguzia] chi sta cinque giorni la settimana fuori casa o si fa un’ora e mezza di viaggio al giorno.

  6. Appoggio in pieno la mozione. I cataloghi e i comunicati stampa sono pieni di “vive e lavora” e anche il “tra” è decisamente paradossale. “Vive e lavora tra gli Appennini e le Ande ma attualmente si dedica all’attività di piccolo scrivano fiorentino pur avendo collaborato assiduamente con la piccola vedetta lombarda”…

  7. Fate un giornale che mi è molto utile e lo fate bene, siete sicuramente intelligenti, ma siete di una ingenuità totale. “Vive è lavora” (penso all’esempio di Bonito Oliva, ma anche a tutti gli altri, nel momndo dell’arte) non è noioso ma è totalmente errato. Bisogna dire “vive e si diverte”. Il miracolo dell’Arre è che si tratta di un divertimento che può dare anche da vivere e a volte lussuosissimamente, Ho perfezionato il vecchio detto di Nadar: “L’Arte è quella cosa che consente anche a un cretino di passare alla storia come genio, e che talvolta costringe un genio a fare cose per le quali basterebbe un cretino, e che costringe un genio spesso a morire di fare e che molto spesso permette a un cretino di arricchirsi”. Ovviamente potrei fare dei nomi ma non voglio farvi correre rischi. Ando Gilardi

  8. Certo che si tratta proprio di un problema gravissimo! Meno male che ci siete voi di Exibart…
    La fantomatica redazione di Exibart dovrebbe cambiare pusher.
    Per la cronaca: per un paio di anni ho lavorato a Roma, pur vivendo a Napoli; come la mettiamo?

  9. Sono dell’idea che questa polemica su cui vi siete soffermati è molto ingenua e inaspettata da giornalisti che si occupano di arte:il mestiere più nomade e pieno di queste eccezioni.
    e’ vero siamo pieni di frasi fatte senza senso che con pigrizia ripetiamo,ma questa non mi sembra così demenziale.
    Io sono un’architetta vivo a Roma ma lavoro metà settimana a Milano e ogni mese sono chiamata per qualche intervento o conferenza e in altre città italiane es estere.
    Roma è il mio punto di riferimento,dove torno dalle altre città in cui mi trasferisco per lavoro, dove c’è il mio compagno,la casa con i miei libri , i miei oggetti ,gli amici più vicini.
    Anna Heatervit

  10. Ed infatti criticava la locuzione in oggetto quando dice “vive e lavora in XXX” ovvero quando è la stessa città. E’ ovvio che se le due città sono diverse allora si che si deve usare. Cosi: “vive a Roma, lavora a Milano”, così vabbene, cosi ha un senso. Ma -sono d’accordco con Exihibart- VIVE E LAVORA A…. è stupido

  11. Che articolo pieno di… “arte”!!! Insomma, io che non lavoro sarei… fatemelo sapere per favore, perché non ho ben capito, forse un “rifiuto”, un “parassita”… oppure? Non credo che siate molto informati sulla disoccupazione e su come si senta una persona! Non c’era bisogno dei vostri giudizi meschini e ipocriti. Bastava commentare “oggettivamente” quella espressione, senza mettere il veleno di un giudizio non richiesto e, diciamolo, sgradito e di cattivo gusto!!!!!!!!!!!!!!!

    Ciao!

  12. ciao..seguo il pittore Max (Max Brazzini) da diverso tempo,

    Lui non usa mai “vive e lavora” e non vuole usarlo, all’inizio ero io che lo costringevo a scrivero quando preparavo i comunicati ma alla fine ho ceduto.
    Tutto sbagliato non è….vive e lavora è logico ma è molto curriculum aziendale..in un contesto che pero’ ne puo sicuramente fare a meno.
    Io vivo in questo contesto fatto di grigio e sfumature di “grizio” (grigio-vizio),

    Il soggetto vive, lavora, laureato/a…è quello che conta indipendentemente che il soggetto sia piu’ o meno abile o imbecille…
    Si!
    Facciamone a meno, non per essere diversi ma perchè gli artisti, quelli che posseggono “IL DONO” non dimentichiamolo, ne possono davvero fare a meno.
    Non resta l’artista, di solito resta la produzione dell’artista a darci piacere, ansia pace e sconcertarci, farci riflettere.
    Dell’uomo primitivo restano i graffiti a parlarci di come vivesse ecc…ecc..
    Bravi Exibart
    Mari Dada

  13. e io? lavoro a napoli, ho il ragazzo a torino, gli amici a roma e la famiglia a latina….ma che stavate a corto di notizie? mi sembra una polemica sterile e inutile

  14. uhm, sarei d’accordo principalmente con gilardi: “vive e si diverte”. anzi: “Nato a … Vive a [facoltativo]. si diverte ovunque” ma quest’ultima dovrebbe essere pleonastica. quindi “nasce…” e, se in luogo differente, “vive…”
    quindi nessuna polemica con chi lavora altrove rispetto a dove vive, perché se non sbaglio lavorare da cadaveri è un vero casino…
    e chi un lavoro non ce l’ha, massima solidarietà: ma attenzione, max credo proprio che intenda con “lavoro” l’attività che ognuno di noi porta avanti con passione, magari differente da quella che ci dà da campare.

  15. 5% delle persone che hanno letto questa “breve” …. proprio breve, hanno fatto un commento!!! Non so se Tonelli vive… ma lavora!
    In ogni caso, un blog… sotto un lancio, sfogo di qualche redattore che si becca magari 100 comunicati al giorno!!! Di sicuro qualcuno ha voglia di dire la sua … pure chi legge, si vede!

    “Claudio Silvestrin, apro a Milano e lavoro a Roma e Palermo” (ultima speednews) … azz… che style!!!

  16. Ma fate veramente?
    l’ho trovato carino quest’articolo. senza pretese, ma carino. eccovi arrabbiati o seriosi a criticare l’opportunità di questo modo di dire.
    ma poi, quante volte ci si sofferma a controllare il senso di un modo di dire. per me vive e lavora a… è ridondante. a parte i casi eccezionali che vi siete tutti precipitati a puntualizzare. e poi comunque… è un articolo simpatico. Viva l’autore!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui