08 ottobre 2019

Genova si solleva cambiando punto di vista, con la street art di Greg Jager

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Per il nuovo appuntamento di On The Wall è stato coinvolto Greg Jager, che ha proposto la sua grande opera site-specific alla città di Genova

Un anno dopo la catastrofe del ponte Morandi, che ha fatto contare 43 vittime e centinaia di famiglie costrette ad abbandonare la propria casa, la voglia di ricominciare è immensa. Vicini alle persone colpite e a tutta la città anche molti artisti e appassionati d’arte, che provano a dare il loro contributo. Per esempio, attraverso On the Wall Festival, iniziativa curata da Linkinart, piattaforma interdisciplinare che analizza e studia il dialogo tra esseri umani e spazi urbani. Dopo il murales di OZMO, in questo nuovo appuntamento di On The Wall è stato coinvolto Greg Jager, che ha proposto la sua opera site-specific alla città di Genova.

Attraverso un’illusione ottica sulla facciata della scuola media Caffaro, fruibile da più punti di vista nel quartiere Certosa, la zona di Genova più colpita dalla sciagura, Greg Jager ha innescato una riflessione sulla possibilità di trovare una nuova prospettiva.

«La mia provocazione è quella di invitare lo spettatore a cercare un punto di vista laterale per affrontare i problemi non solo da un’unica direzione frontale, ma cercando anche soluzioni laterali per cambiare le cose dal basso. Questo messaggio è rivolto principalmente ai più giovani. Non possiamo permettere che la superficialità tipica del popolo italiano, permei le classi del futuro. Non a caso ho scelto di lavorare proprio su una scuola», ha spiegato l’artista. «Ho trovato questa complessa architettura, una struttura stimolante su cui dipingere, ma non ero sicuro del risultato. Quindi ho cambiato design molte volte e ho avuto lunghi brainstorming con i curatori. Alla fine abbiamo detto: Ok, è un enorme progetto folle, non sappiamo come sarà il risultato, ma non ci interessa. Facciamolo!».

Jager ha coinvolto direttamente i ragazzi ma anche i residenti del quartiere, che hanno partecipato a un workshop a cielo aperto, durante una settimana di duro lavoro su oltre 600 metri quadrati di cemento, per concepire un modo diverso e più sano di relazionarsi con gli altri e con il nostro territorio.

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