06 novembre 2019

Una legge per la street art. Come, quando, perché? Il workshop a Roma

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In occasione di un workshop a Roma, ce ne parla Giovanni Maria Riccio, docente di Legislazione dei beni culturali all’Università di Salerno e Socio dello Studio Legale E-Lex

Lo stencil di Banksy a Napoli

Alzi la mano chi sa dare una definizione di street art. Qualcuno che sappia tracciare le differenze tra street art, urban art, graffiti art, arte pubblica (e si potrebbe continuare a lungo): tutte qualificazioni incomplete, che, inevitabilmente, tralasciano una faccia di un prisma complesso.

Il diritto, per parte sua, è una scienza che ha, quale suo fine ultimo, quello di selezionare gli interessi meritevoli di essere tutelati e, per far ciò, deve comprendere, delimitare e definire i fenomeni che va a regolamentare. Già da queste poche battute si comprende che pensare a una legge sulla street art è un percorso tutt’altro che semplice.

Proposte per una legge sulla Street Art

Un punto di partenza potrebbe essere quello di cambiare la nomenclatura dell’area di indagine, parlando onnicomprensivamente di arte negli spazi pubblici, a prescindere dalla forma di rappresentazione.

Un secondo elemento su cui andrebbe fatta chiarezza riguarda, appunto, gli interessi da proteggere. In particolare, si dovrebbe iniziare a ragionare sulla conservazione delle opere che, commissionate o meno, compaiono sui muri delle nostre strade. In altri termini, siamo disposti ad accettare che tutto possa essere effimero? E, al di là di tale aspetto, siamo pronti a consentire che un cambio di amministrazione comunale possa cancellare opere che hanno un significato iconico e identitario per interi quartieri? Penso, ma gli esempi potrebbero essere molteplici, al murale di Banksy a Napoli, “adottato” da alcuni commercianti di Piazza Gerolomini, oppure al Nido di Vespe di Lucamaleonte nella zona del Quadraro di Roma.

Volutamente ho citato due casi diversi: nel primo, un’opera spontanea, con un autore anonimo; nell’altro, invece, un’opera commissionata, dove l’autore è noto.

Lucamaleonte, Nido di vespe

Tra proprietà e utilità

Sono sufficienti gli strumenti normativi esistenti, come i vincoli previsti dal Codice dei beni culturali, o serve una disciplina specifica per tutte le opere artistiche collocate in spazi aperti al pubblico? Possono venire in soccorso, nel vuoto legislativo, le norme urbanistiche su piani di colore o su piani edilizi? O, ancora una volta, serve uno sforza di creatività e ripensare tutto?

Un terzo elemento da il dibattito dovrebbe muovere è dato dalla proprietà delle opere. Semplicisticamente, si tende a ritenere che l’opera sia del proprietario del muro. In realtà, così non è o potrebbe non essere. Innanzi tutto, perché in alcuni casi è possibile rimuovere le opere: quindi, l’autore può “riprendersi” l’opera prima che sia distrutta.

Allargando però lo sguardo, dobbiamo anche riflettere sull’utilità sociale che la nostra Costituzione assegna al diritto di proprietà, un diritto che, in alcuni casi, può non soddisfare solo interessi individualistici, ma deve cedere il passo agli interessi della collettività. Non più beni dei singoli, ma beni comuni, nel senso che la Commissione Rodotà volle assegnare a questa espressione, ricomprendendovi quei beni che «devono essere tutelati e salvaguardati dall’ordinamento giuridico anche a beneficio delle generazioni future».

Serve però uno sforzo innovativo, che predisponga i dispositivi giuridici adeguati per un riconoscimento legale di questi interessi comuni, ammettendo una dimensione collettiva alle opere che rivestono un interesse culturale.

Confronti sulla Street Art: il workshop a Roma

Per addivenire a tale obiettivo, però, è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori: amministrazioni locali, enti ministeriali, artisti, comunità locali. Ascoltare le diverse posizioni, confrontarsi, comprendere le difficoltà pratiche e operative.

In quest’ottica, un primo momento di confronto si avrà giovedì 7 novembre, a partire dalle 15, a Roma, presso lo studio legale E-Lex, con il coinvolgimento di MURo – Museo di Urban Art di Roma e la collaborazione di YoCoCu – YOuth in COnservation of CUltural Heritage e della galleria Rosso20sette. Nel corso dell’incontro, oltre a chi scrive, dibatteranno di questi temi, partendo da prospettive differenti, Anna Maria Cerioni, della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Luigi Ficacci, direttore dell’ Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, Paolo Masini, presidente di Roma Best Practices Award; gli artisti Maupal (Mauro Pallotta), Nicola Verlato e David Diavù Vecchiato, Mirko Pierri di a.DNA Collective, Laura Rivaroli di YOuth in COnservation of CUltural Heritage, Manuel Tuzi, Parlamentare Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Cultura Camera dei Deputati. Il workshop sarà coordinato da Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera.

La partecipazione al workshop è libera ma è richiesta una conferma inviando un e-mail a posta@e-lex.it.

1 commento

  1. Peccato che per problemi di salute non mi è possibile partecipare all’evento di Roma.
    Il tema mi sembra di grande interesse e di sicuro meritevole di una regolazione. Mi piacerebbe ricevere informazioni

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