30 luglio 2020

Una nuova sentenza potrebbe riscrivere la storia di 5Pointz, la mecca dei graffiti

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La società immobiliare che imbiancò i graffiti di 5Pointz fa appello contro il risarcimento già accordato agli artisti: la sentenza sarà da storia dell'arte

Continua ad ampliarsi la giurisprudenza intorno a 5Pointz, la mecca dei graffiti di New York che, tra il 2013 e il 2014, è stata prima imbiancata e poi demolita dalla G&M Reality. La società immobiliare ha infatti presentato un appello alla Corte Suprema degli Stati Uniti, chiedendo di annullare il pagamento del risarcimento di 6,8 milioni di dollari sancito dalla Corte distrettuale degli Stati Uniti, sezione di New York, a favore di 21 writer, autori delle opere di 5Pointz. La sentenza di risarcimento per gli artisti di 5Pointz aveva fatto storia, nel complesso mare magnum della tutela delle opere di street art, ma questo colpo di coda non giunge inaspettato, anche dopo la morte di Jerry Wolkoff, storico imprenditore immobiliare di New York – tra i più grandi costruttori della megalopoli –, fondatore di un impero di edifici gestito dalla G&M Reality, scomparso il 19 luglio a 83 anni, a causa di una malattia neurologica.

La società di Wolkoff non solo rifiuta di risarcire i danni ma afferma che le disposizioni del VARA – Visual Artists Rights Act, una legge federale del 1990 che protegge il diritto d’autore ed è molto applicata negli Stati Uniti, sarebbero addirittura incostituzionali. Più precisamente, la società sostiene che alcune norme riguardanti la protezione di opere di “riconosciuta importanza” dalla distruzione o dalla modifica senza il consenso dell’artista sono vaghe ed entrano in conflitto con il famigerato quinto emendamento che, nella Costituzione USA, è un simbolo delle libertà individuali. In questo caso, quella dei proprietari degli immobili, cioè la G&M Reality, che non sarebbe quindi libera di fare ciò che vuole di un proprio bene.

Se la Corte Suprema dovesse accogliere l’appello di G&M Realty, la sentenza eserciterebbe un impatto enorme sull’arte, visto che le disposizioni della VARA, spesso invocate dagli artisti per vari casi giudiziari, sarebbero praticamente da riscrivere.

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