30 giugno 2022

A Ravenna, il Paradiso di Dante si attraversa con il naso all’insù

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Il Teatro delle Albe porta in scena il terzo appuntamento dedicato alla Divina Commedia: ai Giardini Pubblici di Ravenna, la lezione di bellezza di un Paradiso itinerante e coinvolgente

Teatro delle Albe, Paradiso, 2022

L’appuntamento è alle 20 alla Tomba di Dante, a Ravenna, fino all’8 luglio 2022, per il terzo e ultimo incontro con La Divina Commedia e il suo “Paradiso”, uno spettacolo teatrale nato dal Teatro delle Albe, gruppo tra i più noti e premiati della scena italiana che da quarant’anni porta la magia sul palcoscenico. E non solo, perché riesce a portare spettacoli anche in Kenia, nella periferia di Chicago, nelle vele di Scampia, a Pompei, a Matera e al Castello Sforzesco a Milano.

Teatro delle Albe, Paradiso, 2022
Teatro delle Albe, Paradiso, 2022

“Paradiso” è il terzo lavoro ideato, diretto e con la regia di Marco Martinelli e Ermanna Montanari che coinvolge il famoso poema in occasione delle celebrazioni del centenario per la morte di Dante Alighieri, con un percorso iniziato nel 2017 con “Inferno” e proseguito nel 2019 con “Purgatorio”, per arrivare con un leggero ritardo da pandemia, un anno dopo rispetto alla programmazione in collaborazione con Ravenna Festival, a quest’ultima tappa.

Tutti gli appuntamenti, nel corso di questi anni, hanno delle caratteristiche comuni ma c’è un aspetto particolarmente sorprendente: il coinvolgimento della cittadinanza. Il Cantiere Dante nasce con una chiamata pubblica in cui il Teatro delle Albe ha chiesto un aiuto per restituire al mondo un reale teatro greco, sociale, partecipato, pubblico, impegnato, civile, con cori e occupazione degli spazi di tutti. E bello da togliere il fiato.

Teatro delle Albe, Paradiso, 2022

Il Paradiso e il Purgatorio hanno contato un coinvolgimento di 600 cittadini, dopo un inizio col botto con Inferno, in cui le persone extra cast coinvolte erano 1000. Questo numero non comprende attori, tecnici, musicisti, ricercatori, organizzatori, guide, cantanti. Il Teatro delle Albe è quel tipo di esperienza: se lo incontri ti sconvolge, se ti invita è una seduzione troppo grande per dire di no, con la sua carica di autenticità e potenza, se fai un pezzo di strada insieme ti cambia profondamente.

Teatro delle Albe, Paradiso, 2022dante 

In ognuno dei tre progetti legati alle rispettive cantiche, Martinelli e Montanari accolgono il pubblico presso la tomba di Dante in centro città, per poi proseguire con una processione in cui i cittadini coinvolti insieme al pubblico sono invitati a recitare versi della Divina Commedia che vengono declamati al megafono da Martinelli, così che Dante viene urlato in cori da stadio per le strade della città: esiste un modo più efficace per restituire la poesia al mondo?

In fondo, non bisogna stupirsi, perché è stato sempre Martinelli a far recitare Majakovskij a centinaia di adolescenti a ritmo rap, più e più volte in giro per l’Italia – e non solo; a far conoscere Dante Alighieri nei confini più devastati dalla povertà del Kenia; a portare il teatro nei quartieri più estremi di Chicago, dove c’è il metal detector per rintracciare le armi che i ragazzi portano a scuola.

Teatro delle Albe, Paradiso, 2022

L’Inferno si svolgeva principalmente all’interno del Teatro Rasi, storica sede della compagnia, dove il pubblico attraversava stanze e peccati, incontrando personaggi celebri come Farinata degli Uberti e Cavalcante Cavalcanti, fino a uscire a rivedere le stelle. Il Purgatorio era un passaggio tra il dentro e fuori del Rasi che portava alla riflessione grazie all’incontro con Manfredi e Forese Donati, con degli echi di donne abusate e invettive politiche puntuali.

Il Paradiso è tutto in esterno, con un magico allestimento nei Giardini Pubblici e, spesso, con un invito a tenere il naso all’insù: Piccarda e altri personaggi sono sculture in cui si incastrano gli attori, Cacciaguida si avvicina al pubblico e si rialza per mano di una bambina, San Francesco è meravigliosamente danzante e sorridente e regala un pezzo di pane agli spettatori invitandoli a nutrirsi di Dio.

Teatro delle Albe, Paradiso, 2022

Immancabili in ogni “chiamata pubblica” (così è stata battezzata l’operazione di coinvolgimento della cittadinanza), i bambini sono grandi protagonisti sin dal 2017 e ci invitano in un futuro luminoso e nuovo: in Inferno una ragazzina ci introduce le parole di Beatrice, in Purgatorio il ricordo di Greta Thumberg, nel Paradiso i piccoli scacciano i soldati armati e ci fanno sperare nel futuro. Una visione ottimistica che si affianca al lavoro didattico costante che la compagnia di Ravenna da sempre conduce.

Immancabile e speciale è anche la musica, sempre più presente, sulle note sapientemente incastonate da Luigi Ceccarelli, sempre più armoniosa, sempre più cantata e integrata nella pièce in modo impeccabile.

Il viaggio di Dante è permeato di dubbi, Montanari e Martinelli ci ricordano la sua umanità, il suo essere così terreno, il suo viaggio attraverso limiti, momenti di compassione, attimi di smarrimento, perdite dei sensi di fronte ai misteri, il rapporto con Virgilio, la luce che si fa spazio attraverso il lungo percorso che è quasi una terapia, fatta di consapevolezze e scoperte.

E appunto il dubbio, la parte che ci rende vivi e affamati, alle cose che possiamo capire e a quelle che invece no, non ce la possiamo fare, la crisi come motore per fare bene, l’incertezza come stimolo di un atteggiamento che non ci deve abbandonare mai.

Il Teatro delle Albe offre come sempre una lezione di bellezza, ci invita a vedere delle cose apparentemente semplici ma fatte al meglio, in cui la sciatteria e la mediocrità lasciano il posto alla cura, all’amore per i dettagli, all’armonia delle parole. Dove il pubblico si identifica in figure dense di umanità, in tragedie che si trasformano in bellezza, nelle vicende raccontate dal 1300 a oggi con una ciclicità così circolare da essere tremendamente umana e riconoscibile anche dalla più semplice delle menti – sempre se la mente semplice esiste. E tra le parole di Dante non mancano testi e riferimenti alle tragedie che permeano la nostra contemporaneità, le parti più basse dell’uomo, dei moniti, le parole di Pasolini, il ricordo di grandi artisti come Beyus o Borromini, perché la poesia è nella luce, nei colori, nelle note, nelle parole, nel pensiero e nel non aver mai paura di schierarsi.

Tutto questo viene fatto col sorriso, con un senso di accoglienza raro, guardando ogni spettatore, uno per uno, negli occhi, con la mente e il cuore aperti.

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