15 giugno 2022

Andersen Festival, 25 anni di teatro sul mare: intervista a Marina Petrillo

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La direttrice artistica Marina Petrillo ci parla dell’Andersen Festival, storica manifestazione di teatro in strada, sui palchi e sul mare, che compie 25 anni e guarda alle emergenze del presente

Nuda Vita - Homo Sapiens in vitro - Palazzo Ducale Genova

Andersen Festival, la storica manifestazione di teatro per tutte le età che si svolge nelle strade, nei parchi e sul mare, con un suggestivo palcoscenico sull’acqua, di Sestri Levante, compie 25 anni. Abbiamo intervistato la direttrice artistica Marina Petrillo per farci raccontare questa edizione, tra uno speciale sulla guerra e prime nazionali da non perdere.

Una manifestazione per bambini, per adulti, che cos’è “Andersen Festival”?

«Andersen Festival è una manifestazione multidisciplinare che prende spunto dal concorso letterario “Premio Hans Christian Andersen Baia delle Favole”, nato nel 1967. Dall’inventare fiabe inedite all’inventare sogni inediti per gli spettatori il passo è stato abbastanza breve: a fine anni Novanta abbiamo iniziato a pensare a una trasformazione dello spazio che creasse momenti di relazioni tra le persone di tutte le età. Senza un vincolo o un limite, ma tante forme dalla danza alla musica, dal circo francese dove alzi gli occhi al cielo chiedendoti cosa stia succedendo al teatro di prosa. Un festival che mettesse in relazione adulti e bambini.

Poi con gli anni si è arricchito di altre sezioni, per esempio abbiamo un focus su realtà come la scuola Abreu, ovvero progetti che cercando di migliorare le condizioni dei bambini in quei luoghi del mondo in cui la loro crescita è compromessa e difficile, come le favelas, i campi in Palestina, le tribù cambogiane».

Quest’anno il festival compie 25 anni. Come si alimenta per essere sempre accattivante e al passo con i tempi?

«Ragionando su quello che è l’impianto del festival, ogni anno cerchiamo di aggiungere nuove forze proponendo un programma che metta in scena le “emergenze”, ovvero quegli argomenti centrali in quel preciso momento. Per esempio quest’anno ci siamo concentrati sul concetto di natura affrontandola in una duplice chiave. Da un lato pensando alla natura come piante e biocentrismo, ma dall’altro la natura dell’uomo che con le sue azioni si rende avverso alla natura e all’uomo stesso. Come la guerra a cui abbiamo dedicato una piccola sezione formata dalla Marta Cuscunà, da Ascanio Celestini, da Lella Costa e Paolo Rumiz».

Ascanio Celestini, Roma, Museo ferroviario di Colonna, Roma ©Musacchio, Ianniello, Pasqualini

Un festival che si allarga in diverse location di Sestri Levante. Qual è la relazione del festival con il territorio?
«Una relazione fortissima perché ogni anno da 25 anni in ogni classe delle scuole primarie di questa città si tiene un laboratorio o di musica, di danza, di arti visive e arti applicate. Laboratori che durano per tutto l’anno scolastico e che col tempo hanno generato una piccola trasformazione del luogo, una sorta di officina creativa in cui c’è un grande fermento. Per esempio in questa edizione abbiamo un numero enorme di eventi collaterali, una sorta di festival off composto da tante iniziative direttamente proposte dal territorio stesso. C’è una piccola scuola di circo, c’è una scuola di teatro che tratta di temi sensibili perché l’insegnante viene dalla scuola del Teatro del Sole, poi ci sono musicisti…».

Una sorta di creazione di cittadinanza attiva…

«Anche proattiva direi, perché a volte sono proprio i cittadini che ti vengono a cercare. Spesso nei laboratori di comunità sei tu che crei i progetti e cerchi poi chi partecipa. Mentre in questo caso sono i cittadini che si candidano. Nel tempo è diventata una bella ricchezza per la manifestazione.

Giovedì 9 giugno c’è stato un corteo delle bambini e dei bambini per prendere le chiavi della città: mille bambini in cammino con la Carovana dei Pacifici per chiedere la pace, un messaggio di speranza e una visione potente».

Cosa aspettarsi da questa edizione del festival? Perché venire a Sestri Levante fino al 19 giugno?

«Sestri Levante è molto bella, ha due baie, una affacciata a levante e una a ponente dove quindi si può vedere sia l’alba sia il tramonto. Ha una parte di verde molto importante, che noi abbiamo cercato di far vivere con il progetto site specific di Gabriella Salvaterra Tutto passa, tutto resta che abita una porzione di bosco. Quindi certamente dal punto di vista naturalistico Sestri merita una visita, soprattutto in questi giorni binomio con l’ampissima offerta culturale che proponiamo con il festival, in cui animiamo la città con spettacoli di teatro, danza ma anche di circo e musica, per un pubblico ampio e anche straniero».

Dardust

L’evento imperdibile di questa edizione di Andersen?

«Nei giorni di chiusura abbiamo la prima nazionale di un concerto di Durdust, autore noto per la musica elettronica, che farà un progetto speciale studiato apposta per la Baia del Silenzio. Un concerto acustico con pianoforte e cinque archi, una visione site specific che si potrà vedere qui e da nessuna altra parte, nella mistica location della Baia con il palco sul mare…insomma da non perdere».

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