10 febbraio 2025

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 10 al 16 febbraio

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 10 al 16 febbraio, in scena nei teatri di tutta Italia

Rosas Il Cimento dell'Armonia e dell'Inventione Anne Van Aerschot

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 10 al 16 febbraio.

Danza e teatro

Equilibrio, festival di danza contemporanea

Al via la 19ma edizione di Equilibrio, il festival di danza contemporanea della Fondazione Musica per Roma con la direzione artistica di Emanuele Masi. Il cartellone si snoda dal 10 al 22 febbraio all’Auditorium Parco della Musica tra i nomi più significativi della scena europea, come Maud Le PladecTrajal Harrell, Alessandro Sciarroni, Anne Teresa de Keersmaeker, Radouan Mriziga, e gli autori più interessanti della penisola iberica Marcos Morau, Jesús Rubio Gamo e Marco da Silva Ferreira.

Ritmo, percussione e musica dal vivo sono gli elementi principali di questa edizione: si inizia il 10 febbraio dallo spettacolo inaugurale Counting stars with you [musiques femmes] dove Maud Le Pladec fa rivivere le musiche dimenticate di compositrici di ogni epoca, si passa poi alle Quattro stagioni vivaldiane reinterpretate dai performer di ROSAS per continuare con gli straordinari xilofoni baschi di Kukai Dantza per concludere nella serata finale con i bit inarrestabili di Bisonte del portoghese Marco da Silva Ferreira.

Per il quarto anno di seguito il Festival Equilibrio propone una coreografia di Morau: questa volta si tratta del lavoro corale Cathedral, interpretato dai danzatori ventenni del Ballet Junior di Genève, che presentano nella stessa serata una nuova versione di Turning, la performance di Alessandro Sciarroni basata sulla rotazione vorticosa dei corpi. Equilibrio rinnova anche l’intreccio con la stagione Orbita Spellbound, allargando la programmazione al Teatro Biblioteca Quarticciolo e al Teatro Palladium, e presentando le ultime creazioni di Luna Cenere, Valentina Dal Mas, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni.

Il programma completo sul sito auditorium.com.

BJ, Cathedral, photo Gregory Batardon

L’intrigante storia di Wilhelm Furtwangler

Il testo di Ronald Harwood A torto o a ragione, per la regia di Giovanni Anfuso, è l’intrigante storia di Wilhelm Furtwangler (1886-1954), famoso direttore d’orchestra, forse il più grande di tutti i tempi, arrivato al culmine del successo proprio nel momento in cui Adolf Hitler prendeva il potere in Germania. Piuttosto che andare in esilio, come molti dei suoi colleghi, Furtwangler scelse di continuare la sua carriera nella Germania del Fuhrer, per questo alla fine della guerra, venne accusato di essere stato nazista. Harwood scrive il testo per restituire la drammatizzazione dell’inchiesta che si svolse nel 1946 a Berlino, nella zona occupata dagli americani. Non si conoscono né i motivi né i metodi messi in atto dagli investigatori ed è questo il soggetto di A torto o a ragione. Sappiamo però che Furtwangler subì una serie di interrogatori.

La sua, è una storia di chiaroscuri: Furtwangler è un criminale o un artista? Qual è il valore dell’arte al servizio della politica? Arte e politica possono restare separate? Possono convivere guerra e grande musica? È una vicenda che può essere giustificata oppure no? Il torto e la ragione non sono così netti e separati. Dipende soltanto da che parte ci si schiera. Lo spettacolo pone molti interrogativi.

«Sarebbe bastato, semplicemente – afferma anche il regista – fare della buona musica per opporsi agli orrori di Auschwitz? Qual è il potere dell’arte di fronte alle dittature ed alle sopraffazioni? L’arte, la cultura, il bello sono gli ultimi avamposti che permettono all’uomo di affermare la propria indipendenza e la propria libertà?».

A torto o a ragione

“A torto o a ragione”, regia di Giovanni Anfuso con Stefano Santospago, Simone Toni, Giampiero Cicciò, Liliana Randi, Luigi Nicotra, Roberta Catanese, scene Andrea Taddei, costumi Isabella Rizza, musiche Paolo Daniele, light designer Antonio Rinaldi. Produzione Teatro di Roma con lo Stabile di Catania e Teatro Vittorio Emanuele di Messina. A Roma, Teatro India, dall’11 al 16 febbraio.  

Il naufragio di un amore

Diretto da Alessandra Pizzi, Paolo Briguglia è Antonio Dorigo, uomo egoista e superficiale, disinteressato ad affetti sinceri e fruitore di prestazioni sessuali occasionali, protagonista dell’omonimo romanzo, Un amore, l’unico scritto “erotico” di Dino Buzzati, qui adattato in forma di monologo (a Milano, Teatro Franco Parenti, dall’11 al 16 febbraio).

Scosso dall’incontro con Laide, una giovane ballerina della Scala della quale sembra innamorarsi, Dorigo sperimenta così un amore vero, di esemplare limpidezza, ma destinato a smarrirsi nella menzogna come in un labirinto. Dorigo attende e si fa domande, sperando, al contempo, che le cose vadano per il meglio. La paura che la propria amata non si presenti all’appuntamento; la gelosia che prova nel pensare che lei possa essere con qualcun altro; l’ansia di vederla anche solo per qualche minuto, solo il tempo di accompagnarla alla stazione. Sono tutti sentimenti che Dorigo prova, ma che qualsiasi innamorato ha provato. Ma è appropriato il termine “amore”?  Il loro rapporto, infatti, si trasforma ben presto in una vera ossessione che lo destinerà, infine, al naufragio.

Un Amore con Paolo Briguglia foto di Frank Abbate

Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro

L’autore e regista emiliano Emanuele Aldrovandi esplora, con il suo stile tagliente e feroce, quel rapporto talvolta estremo e distruttivo che abbiamo instaurato fra felicità e realizzazione personale. Al centro della storia una madre e il suo piano bislacco per aiutare la figlia, di soli sei anni, a diventare un’artista di successo: per farlo è disposta a qualunque cosa. Aldrovandi pone l’attenzione sulle conseguenze più intime e personali di quelle dinamiche sociali che ci spingono sempre di più verso la ricerca del consenso e dell’approvazione immediata.

La riflessione su cosa sia la qualità artistica nell’epoca della post-verità diventa quindi l’occasione per chiedersi, insieme ai personaggi, fino a dove siamo disposti a spingerci, pur di evitare che le persone che amiamo debbano gestire fallimenti e frustrazioni che talvolta sembrano insormontabili.

Il contesto è, come spesso accade nelle opere di Aldrovandi, quello contemporaneo: la volontà di emanciparsi da una condizione di infelicità passa in questo caso attraverso i social perché nel mondo in cui viviamo sono spesso considerati lo strumento più immediato per far prendere vita magicamente a desideri e paure, utilizzati per la promozione aziendale, culturale e sociale.

Come diventare…, ph Luca Del Pia

“Come diventare ricchi e famosi da un momento all’altro”, testo e regia Emanuele Aldrovandi, con Giusto Cucchiarini, Serena De Siena, Tomas Leardini, Silvia Valsesia, scene Francesco Fassone, costumi Costanza Maramotti, luci Antonio Merola, ambiente sonoro Riccardo Tesorini, movimenti Olimpia Fortuni. Produzione Associazione Teatrale Autori Vivi, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, ERT Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale. A Roma, Spazio Diamante, dal 13 al 16 febbraio; il 19 a Melzo – Teatro Trivulzio; il 21 e 22 a Firenze, Teatro Cantiere Florida; il 28 a Parma, Teatro delle Briciole. In tournée.

La settimana del FOG Performing Arts Festival

Quattro debutti in calendario, dal 15 al 18 febbraio, per l’ottava edizione di FOG Performing Arts Festival in tre diverse location: a Triennale Milano Teatro, la GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano e il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea.

Doppio appuntamento, il 15, con protagonista Marcos Morau insieme alla sua compagnia La Veronal, con TOTENTANZ, l’inedita versione per palcoscenico dell’omonimo lavoro realizzato ad hoc in occasione dell’inaugurazione della Stagione teatrale 2024 di Triennale Milano (replica il 16). La GAM ospita invece la prima assoluta del nuovo lavoro del musicista e compositore milanese Nicola RattiConcerto per tre stanze di museo, opera site-specific nella quale il pubblico è invitato a prendere parte a un autentico viaggio sensoriale.

Il 17 al PAC il Concerto al buio del compositore e musicista Teho Teardo. Il 18 e 19, la prima italiana di Songs for no one dell’autrice e regista iraniana Nastaran Razawi Khorasani, che racconta le vite di due giovanissimi “invisibili”, interpretando personalmente dialoghi, poesie e canzoni in un suggestivo assolo basato su conversazioni telefoniche reali con i bambini.

Marcos Morau, La Veronal – TOTENTANZ

Rossini Cards e Le sacre du printemps al Massimo di Palermo

Due coreografie contemporanee di grande impatto riportano sul palcoscenico del Teatro Massimo di Palermo, il Corpo di ballo diretto da Jean-Sébastien Colau. Rossini Cards e Le sacre du printemps, in scena dal 13 al 22 febbraio, è un dittico composto, nella prima parte dalle coreografie firmate da Mauro Bigonzetti con le musiche di Gioachino Rossini, e nella seconda parte da Le sacre du printemps di Igor Stravinsky nella versione del coreografo rumeno Edward Clug che fa danzare i ballerini sull’acqua con effetti di grande suggestione e bellezza.

Rossini Cards è «Una creazione libera da qualsiasi gabbia drammaturgica, piena di brio e ironia – dice Bigonzetti – non una storia ma una successione di quadri di vite parallele: immagini, cartoline, icone drammatiche e situazioni buffe. Espressione della musica di Rossini, del suo ritmo incalzante ed insieme esatto e geometrico, ed in fondo di un dionisiaco vitalismo».

L’allestimento è del Teatro dell’Opera di Roma con scene e luci di Carlo Cerri, costumi di Anna Biagiotti. Le sacre du printemps, nella versione di Clug e l’allestimento del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor, è un dichiarato tributo a Nijnskij e a Stravinskij, che si rifà alla versione audace di Diaghilev e alla rappresentazione del culto sacrificale di una fanciulla scelta per ballare fino alla morte per propiziare gli dei pagani della primavera.

Elemento determinante e spettacolare della coreografia è l’acqua, simbolo di purificazione e di nuova vita, che irrompe all’improvviso sulla scena dall’alto fino a formare un lago dove i danzatori scivolano, saltano, corrono in un crescendo dionisiaco di grande impatto visivo. Nel ruolo dell’Eletta, la fanciulla offerta in sacrificio, si alternano Yuriko Nishihara e Francesca Bellone.

Le sacre du printemps

Au Revoir Miroir di Paolo Mohovich

Prima nazionale di Au Revoir Miroir, il nuovo spettacolo firmato dal coreografo Paolo Mohovich, con la drammaturgia di Cosimo Morleo e le musiche originali di Max Fuschetto (al Teatro Astra di Torino, il 15 febbraio). Il cast, composto interamente da artisti under 35, vede la partecipazione dei danzatori di EkoDance Project diretti da Pompea Santoro.

Lo spettacolo, che vede in scena sette danzatori, cinque attori e cinque specchi si presenta come un viaggio esistenziale su un tema eterno: il solitario percorso di ricerca di sé, del proprio posto nel mondo della felicità, ma con questo lavoro si mette in evidenza quanto sia diventato ancor più difficoltoso oggi, nell’epoca della tecnologia e dell’isolamento, depistati come siamo dal riflesso di un nuovo specchio, più inquietante, quello del nostro device.

Il titolo Au Revoir Miroir richiama l’atto simbolico di congedarsi dal proprio riflesso: uno specchio che diventa metafora di confronto con il passato, le aspettative, le paure e le ombre che accompagnano ogni esistenza. Lo spettacolo esplora il tema dell’autodeterminazione, con una protagonista simbolica impegnata a confrontarsi con il delicato equilibrio tra ciò che è stato e ciò che può ancora essere. Ne emerge una riflessione profonda sulla libertà di scegliere chi vogliamo essere. La produzione è firmata dal Teatro dell’Altro.

Au Revoir Miroir

L’Ultima Parola tra Samuel Beckett e Peter Handke

Un lavoro intenso che sfida il senso stesso delle parole e dei personaggi, per dar loro nuovi significati. È L’Ultima Parola, nuovo lavoro di Lea Barletti e Werner Waas, in cui mettono a confronto due testi di due grandi maestri come Samuel Beckett e Peter Handke. Una nuova prova per questi due artisti per i quali fare teatro è, a un tempo, mettersi a servizio dei testi scelti e fare dei testi stessi uno strumento per “parlare con il mondo”, attraverso il proprio corpo.

L’ultima parola è un duello: tra Samuel Beckett e Peter Handke, grandi maestri del teatro, tra un personaggio (Krapp de L’ultimo nastro di Krapp) e una persona (la donna senza nome di Finché il giorno non vi separi). Un unico spettacolo per due monologhi lontanissimi in tutto, giocati uno di seguito all’altro come in un dialogo, come un’eco, per favorire un confronto sul potere e sulla memoria. La recitazione incontra la performance, il passato si scontra con il presente, l’arte di recitare si misura con quella di ascoltare, la partitura di un testo incontra l’imprevedibilità di una improvvisazione musicale.

Chi avrà l’ultima parola? L’attore di Beckett o la donna senza nome di Handke? Ma soprattutto: è davvero necessario che qualcuno ce l’abbia?

Das letzte Wort L’ultima parola

“L’Ultima Parola”, un progetto di Barletti/Waas, regia Barletti/Waas, con Lea Barletti, Werner Waas, sound design e musiche originali eseguite dal vivo Luca Canciello, scene e costumi Ivan Bazak, consulenza luci Pasquale Mari. Produzione Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Barletti/Waas, TPE (Teatro Piemonte Europa), Florian Metateatro. A Genova dal 12 al 15 febbraio, e a Torino, TPE, Teatro Astra dal 17 al 31 maggio p.v.

La stirpe di Edipo nella Trilogia dell’Assedio

Nell’anno del ventennale dalla sua fondazione, la compagnia modenese Teatro dei Venti presenta il progetto teatrale Trilogia dell’Assedio, con la regia di Stefano Tè, prodotto all’interno delle Carceri di Modena e Castelfranco Emilia (in prima nazionale al Teatro delle Passioni di Modena, dall’11 al 23 febbraio, nell’ambito della Stagione di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione).

È formato da tre episodi – Edipo Re, con attori del Carcere di Castelfranco Emilia, Sette contro Tebe, con attori e attrici del Carcere di Modena, Antigone, con attrici del Carcere di Modena – che saranno presentati separatamente in giornate diverse e in forma di maratona, nella stessa giornata, il 16 e il 23.

Il primo episodio, Edipo Re, creato nella Casa di Reclusione di Castelfranco, mette in scena le vicende della città Tebe assediata dalla peste e il disperato tentativo del re, Edipo, di salvarla. Tentativo che lo porterà a scoprire di essere egli stesso causa della disgrazia. Edipo scoprirà infatti di non poter sfuggire al proprio destino, dichiarato da una profezia che lo vuole assassino del padre e amante della madre.

Dal suo fallimento prenderanno piede le vicende seguenti inerenti i suoi quattro figli: lo scontro fratricida tra Eteocle e Polinice nei Sette contro Tebe, creato nella Casa Circondariale di Modena, sezione maschile; il dissidio tra obbedienza e dissenso nei confronti di una legge che si ritiene ingiusta che vede protagonista Antigone nell’episodio conclusivo, creato nella Casa Circondariale di Modena, sezione femminile.

Alla fine della tragedia, alla fine della trilogia, resta ancora in vita Ismene, ultima superstite di un’intera stirpe, simbolo dell’umano resistere a ogni sciagura. Ismene, se vorrà, percorrerà la strada che porta verso un mondo nuovo.

Antigone Ph Chiara Ferrin

Goldoni versione noir

Un Goldoni noir che non ci si aspetta, quello de La Moglie Saggia diretto da Giorgio Sangati, spettacolo nato da un progetto internazionale della Fondazione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale con il Teatro Nazionale Croato di Fiume – HNK Rijeka che ha debuttato in prima assoluta al Teatro Ivan Zajc.

L’argomento della pièce è incredibilmente serio: il conte Ottavio, in preda a una nuova passione per la marchesa Beatrice, decide di liberarsi della moglie Rosaura, figlia del mercante Pantalone. Lei, però, con la sua intelligenza fuori dal comune non si arrenderà facilmente e userà il teatro come raffinato strumento di difesa.

Scritta nel 1752, quando Goldoni era in procinto di lasciare il Teatro Sant’Angelo, La Moglie Saggia è un vero e proprio thriller, ma anche un’opera corale che racconta di un mondo violento ed individualista, e mescola magistralmente tragedia – sfiorata – e commedia.

«Con questa anti-Locandiera pienamente borghese (l’anno di composizione è lo stesso) assistiamo a un passo significativo verso il dramma moderno e suoi labirinti interiori – scrive Giorgio Sangati nelle sue note di regia -. È un Goldoni horror, più nordico che mediterraneo, un thriller psicologico che anticipa Ibsen e tiene il pubblico col fiato sospeso, ma anche un’opera corale che racconta di un mondo violento e individualista e mescola magistralmente tragedia e commedia».

La moglie saggia

“La moglie saggia”, di Carlo Goldoni, adattamento e regia Giorgio Sangati, con Camilla Semino Favro, Ivan Alovisio, Olga Rossi, Giuseppe Nicodemo, Riccardo Gamba, Aurora Cimino, Stefano Maria Iagulli, Andrea Tich, Alberto Olinteo, scene Marco Rossi, Francesca Sgariboldi, costumi Manuela Paladin, luci Dalibor Fugošić, musiche originali e sound design Giovanni Frison dal Trillo del Diavolo di G. Tartini. A Pirano, Teatro Tartini, il 10 e 11 febbraio; a Venezia, Teatro Goldoni, dal 14 al 16; a Padova, Teatro Verdi, dal 19 al 23.

Maddalene Factory, format di drammaturgia internazionale

Una rassegna di testi internazionali. Dal Regno Unito, dall’Australia e dagli USA arrivano a Padova, al Teatro Maddalene, tre drammaturgie contemporanee firmate da tre autrici già acclamate fuori dai confini nazionali. A testare queste nuove drammaturgie, selezionate e tradotte da Monica Capuani, saranno delle giovani registe emergenti. Test Your Writing. Mise en espace di tre testi internazionali inaugura il cartellone di Maddalene Factory, la rassegna di nuovi format teatrali realizzata grazie alla collaborazione tra il Comune di Padova, la Fondazione TSV – Teatro Nazionale e l’Università di Padova.

Lunedì, 10 febbraio andrà in scena Late – A Cowboy Song (10 e 11 febbraio) il primo appuntamento da un testo di Sara Ruhl e per la regia di Sonia Soro. Nei giorni a seguire, fino al 15 febbraio, completeranno il programma gli spettacoli Foxfinder (12,13) di Dawn King per la regia di Angelica Leo e Hedda (14 e 15) di Melissa Bubnic diretto da Francesca Merli. A chiudere la settimana, il 16 febbraio alle 15, sarà la maratona finale in cui i tre testi delle autrici verranno testati sulla scena uno di seguito all’altro.

HEDDA, Anna Brugnera

Cercando Pinocchio

Lo spettacolo Pupo, della coreografa Sofia Nappi, firmato per la propria compagnia Komoco, è ispirato alla figura di Pinocchio, celebre opera di Collodi sulla metamorfosi della marionetta che sogna di diventare bambino. Lontana da una narrazione didascalica, la coreografia di Pupo (ad Ancona, Teatro delle Muse, il 15 febbraio) indaga il tema della crescita e della consapevolezza, di come un bambino innocente e curioso inizia a interagire con il mondo, mettendosi continuamente in gioco nella relazione con gli altri e con i propri limiti.

La storia del burattino diventa simbolo di un perenne tentativo di diventare la versione migliore di se stessi. Pupo è un invito a non dimenticare il bambino che c’è in noi, la marionetta di legno impulsiva e giocosa che siamo stati un tempo, l’esuberante e incontenibile desiderio di danzare.

PUPO di Sofia Nappi, ph Thomas Schermer

La danza de La morte e la fanciulla

Premio Danza&Danza 2017 Miglior Produzione italiana dell’anno, La morte e la fanciulla della compagnia Abbondanza Bertoni, vede tre danzatrici, Eleonora Chiocchini, Valentina Dal Mas, Claudia Rossi Valli dare corpo alla musica di Franz Schubert. In scena (al Teatro Manzoni di Pistoia, il 14 febbraio) tre differenti “capolavori”. Uno musicale: il quartetto in re minore La morte e la fanciulla. Uno fisico: l’essere umano nell’eccellenza delle sue dinamiche. Uno spirituale-filosofico: il mistero della fine e il suo continuo sguardo su di noi.

Come già Matthias Claudius nel testo del Lied e Schubert nel quartetto d’archi in re minore, abbiamo seguito il tema della morte accompagnata a giovani figure femminili sul crinale di un confine oscuro tra sessualità e morte; nello spettacolo questi due aspetti sono così distinti: piano coreografico (la fanciulla) e piano video (la morte). La danza e la musica di Schubert appartengono al mondo della “Fanciulla”.

Sul palcoscenico orizzontale la coreografia, una sorta di stenografia bruciante, segue rigorosamente, fino all’evidenza e all’eccesso, gli impulsi musicali: ottocenteschi e romantici. In questa direzione troviamo i corpi nella loro essenza: privi finanche di quell’ultima copertura possibile, fisica ed emotiva. Nudi, come al cospetto della morte. Nei video diamo l’immagine che “la Morte” ha di noi. È uno sguardo sul contemporaneo: sfalsato e distorto, che ci restituisce un presente virtuale in antitesi con l’accadimento “live” della coreografia.

La morte e la fanciulla, ph. Simone Cargnoni

Cassandra o dell’inganno

Scritto dalla stessa Elisabetta Pozzi con la collaborazione di Massimo Fini, lo spettacolo parte dalle tragedie di Eschilo ed Euripide per compiere un affascinante percorso intorno alla profetessa troiana cui Apollo ha dato il dono di prevedere il futuro e insieme la condanna di non essere creduta. Raccogliendo liberamente suggestioni e riletture da grandi testi e autori di ogni tempo – da Seneca a Christa Wolf, da Omero a Ghiannis Ritsos fino a Wislawa Szymborska e Pier Paolo Pasolini – l’attrice porta in scena una figura di sorprendente modernità, in cui convivono forza e fragilità, dando corpo e voce a un personaggio esemplare. In un montaggio serrato e avvincente, emerge un ritratto originale di una delle figure femminili di più profonda tragicità, per l’impotenza e la tremenda solitudine che la connotano nel sostenere il peso della conoscenza.

La sua dolorosa e inascoltata capacità di preveggenza, prefigura, nel potente epilogo scritto a quattro mani con Massimo Fini, un futuro incerto per la nostra civiltà orfana di identità, in cui l’uomo moderno, con la sua incapacità di porsi dei limiti, «è ormai diventato un minuscolo ragno al centro d’una immensa tela che si tesse ormai da sola, e di cui è l’unico prigioniero».

Cassandra, Ph. Ilaria Viadetti

“Cassandra o dell’inganno, drammaturgia Elisabetta Pozzi con la collaborazione di Massimo Fini, con Elisabetta Pozzi, musiche e disegno luci Daniele D’Angelo, spazio scenico Guido Buganza, movimenti Alessio Romano. Produzione Centro Teatrale Bresciano. A Palermo, Teatro Biondo, dall’11 al 16 febbraio.

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