02 maggio 2023

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 2 al 7 maggio

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 2 al 7 maggio, in scena nei teatri di tutta Italia

STANZA CON COMPOSITORE, DONNE, STRUMENTI MUSICALI, RAGAZZO, di Fabrizia Ramondiono adattamento Ippolita di Majo regia Mario Martone foto di scena Mario Spada

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 2 al 7 maggio.

Teatro e danza

STANZA CON COMPOSITORE…
Dopo “Terremoto con madre e figlia”, il regista Mario Martone torna a misurarsi con la drammaturgia della scrittrice Fabrizia Ramondino, con questo testo inedito “Stanza con compositore, donne, strumenti musicali, ragazzo”, che l’autrice scrisse, insieme ad altri, negli anni ’90. Prosegue così il progetto ideato da Roberto Andò al Teatro Nazionale di Napoli a lei dedicato. La storia vede un uomo, un compositore, che dal chiuso della sua stanza, si rivolge al mondo esterno. Nel flusso di questo monologare sbalzano fuori le figure cardine del suo mondo interiore: gli affetti più cari e gli strumenti musicali. Un teatro della mente scolpito da versi che colpiscono al cuore.

In scena, a ricoprire i ruoli dei personaggi, una straordinaria compagnia che vede insieme Lino Musella, nel ruolo del compositore, Iaia Forte in quello della madre, Tania Garribba è la madre della figlia, Totò Onnis il factotum, India Santella la figlia, Matteo De Luca il ragazzo.

“Stanza con compositore, donne, strumenti musicali, ragazzo”, di Fabrizia Ramondino, regia e scene Mario Martone con la collaborazione di Ippolita di Majo, contributi di Ernesto Tatafiore (strumenti musicali), Pasquale Scialò (sinfonia degli attacchi), Anna Redi (tango), costumi Ortensia De Francesco, luci Cesare Accetta. Produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. A Napoli, Teatro San Ferdinando, dal 4 al 14 maggio.

STANZA CON COMPOSITORE, DONNE, STRUMENTI MUSICALI, RAGAZZO, di Fabrizia Ramondiono adattamento Ippolita di Majo regia Mario Martone foto di scena Mario Spada

LA FILLE MAL GARDÉE ALL’OPERA DI ROMA
È uno dei balletti più antichi pervenuti ai nostri giorni, che Frederick Ashton, uno dei padri fondatori del balletto inglese, creò nel 1960 ispirandosi al suo amore per le campagne del Suffolk. «Presto o tardi ogni artista rende omaggio alla natura – ha dichiarato il coreografo –. La mia “Fille mal gardée” è una ‘Sinfonia Pastorale dei poveri’, perché durante tutta la preparazione dello spettacolo è a questa sinfonia di Beethoven che pensavo». La virtuosistica coreografia di Ashton, attraverso energici passi a due, racconta la passione di due giovani, uniti dall’amore ma separati dalle differenze di classe: Lise ama il contadino Colas, ma sua madre vuole darla in sposa al figlio di un ricco fattore, l’ingenuo Alain. Tra feste campestri e danze di contadini, gli amanti riusciranno a convolare alle sperate nozze.

In programma al Teatro dell’Opera di Roma dal 2 al 9 maggio, “La fille mal gardée” vedrà le étoiles Rebecca Bianchi e Susanna Salvi e la solista Federica Maine alternarsi nel ruolo di Lise. Grande attesa per il ritorno di Daniil Simkin che sarà Colas, insieme all’étoile Alessio Rezza, al primo ballerino Claudio Cocino e al solista Simone Agrò. Le musiche, adattate da John Lanchbery, partono da quelle originali di Ferdinand Hérold integrando melodie popolari e citazioni operistiche. Per la prima volta sul podio capitolino Philip Ellis, nominato miglior direttore al “Taglioni European Ballet Award”.

Prove de La fille mal gardée con Rebecca Bianchi e Alessio Rezza ph Fabrizio Sansoni

IL PEER GYNT DEL BALLETTO DI MARIBOR
Tratto dall’omonimo testo di Henrik Ibsen su musica di Edvard Grieg, Il Balletto di Maribor, massima compagnia di balletto slovena, porta in scena (4 maggio in prima italiana per ModenaDanza al Teatro Comunale Pavarotti-Freni) “Peer Gynt” con la coreografia del suo direttore Edward Clug. Ispirato a una fiaba della tradizione popolare così come era stata trascritta nella raccolta di Peter Christen Asbjørnsen e pubblicata nel 1845, il grande successo dell’opera di Ibsen, pubblicato nel 1867, portò il drammaturgo a creare una versione per il palcoscenico commissionando a Grieg la musica. Clug con sua versione coreografica di Peer Gynt del 2015, dà vita a uno spettacolo enigmatico e fantasioso caratterizzato da tinte ironiche e surreali. Attraverso l’uso di scene fortemente caratterizzate (scene e costumi rispettivamente di Marko Japelj e Leo Kulaš), Clug rappresenta la storia di Gynt, figlio di un contadino, che si fa strada attraverso il mondo scappando dalla realtà grazie ai suoi racconti. Nel suo mondo fantasioso, la fatiscente dimora del padre diventa così un palazzo scintillante, le proprie scappatelle si trasformano in gesta eroiche in un viaggio alla ricerca di amore e di avventura che lo porta in un mondo di demoni e troll.

Peer Gynt Balletto di Maribor

POLIS TEATRO FESTIVAL A RAVENNA
Alla sua sesta edizione POLIS Teatro Festival, con la direzione artistica di Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros, rafforza la sua vocazione di festival di teatro contemporaneo europeo con un focus internazionale sui Balcani e un epilogo straordinario in collaborazione con Ravenna Festival il 10 e 11 giugno. Oltre 25 eventi (dal 2 al 7 maggio) diffusi tra Teatro Rasi, Artificerie Almagià, MAR – Museo d’Arte della città, Teatro Socjale e Teatro Alighieri, con al centro grandi protagonisti della scena contemporanea. Spettacolo simbolo di questa edizione è “Dannato sia il traditore della patria sua!” del regista bosniaco-croato Oliver Frljić, uno degli artisti più provocatori del panorama teatrale europeo, lavoro sulla disgregazione dell’ex-Jugoslavia, che a 13 anni dal debutto continua ad attraversare i più importanti palcoscenici del mondo.

Tra le altre ospitalità di primo piano, il drammaturgo kosovaro Jeton Neziraj, che, con lo spettacolo, in prima nazionale, “Vergine giurata”, affronta la tradizione albanese delle donne che decidono di vivere come uomini, mettendola in relazione con le questioni di genere e lo show business contemporanei; e Branko Šimić, artista poliedrico originario di Tuzla (Bosnia), che con l’installazione performativa “Il minatore di Husino”, rievoca, in chiave disco, la rivolta dei minatori di Husino (1920) per riflettere sulla transizione dal socialismo al post-capitalismo.

POLIS 2023 – Dannato sia il traditore della patria Ph Nada Zgank

IL TANGO DELLE CAPINERE
Una danza della vita e della morte tra due innamorati che prende forma dal capitolo “Ballarini”, terza parte della “Trilogia degli occhiali” (2011). La nuova creazione di Emma Dante tratteggia la vita di una coppia, interpretata da Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, e danzata attraverso l’affinata potenza simbolico-visiva con cui la regista palermitana dipinge una delicata narrazione teatrale: un viaggio per ripercorrere la storia d’amore tra i due protagonisti che, ballando sulle note di vecchie canzoni, compongono un mosaico di ricordi. Una cerimonia in cui si intreccia una piccola storia fatta di gesti minuti, affidata interamente al corpo, tra insuccessi e conquiste, amore e morte, gioia e dolore, con la potenza evocativa della storia universale di ogni essere umano che si affaccia alla vita con un carico di sogni e progetti.

Il tango delle capinere di Emma Dante © Rosellina Garbo

“Il tango delle capinere”, regia Emma Dante, con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, luci Cristian Zucaro. Produzione Atto Unico, in coproduzione con Teatro Biondo Palermo / Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale / Carnezzeria / Théâtre des 13 vents, Centre dramatique national Montpellier MA scène nationale – Pays de Montbéliard, in collaborazione con Sud Costa Occidentale. A Roma, Teatro Argentina, dal 2 al 14 maggio.

ROMEO CASTELLUCCI IN TRIENNALE
Regista, creatore di scene, luci e costumi, Romeo Castellucci, conosciuto in tutto il mondo per aver dato vita a un linguaggio fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale dell’opera, presenta, in prima assoluta, una nuova produzione del Grand Invité 2021-2024 di Triennale Milano, commissionata per il centenario dell’istituzione, che nasce nel maggio 1923 alla Villa Reale di Monza come Biennale delle arti decorative. “Senza Titolo” si presenta come un’installazione performativa ideata su misura da Castellucci per il Salone d’Onore di Triennale. Questo ambiente maestoso e austero si trasforma in uno spazio-tempo altro, in un immenso limbo immacolato. Una dimora per gli interpreti e per il loro movimento reiterato, come un gesto primitivo che parte dai corpi per diventare suono, avvertimento, preghiera ancestrale.

Romeo Castellucci

“Senza titolo”, concezione, direzione Romeo Castellucci, cura del movimento Gloria Dorliguzzo, con Corinna Azzi, Matilde Akie Caracino, Lunella Cherchi, Teresa Del Pia, Adele Di Bella, Alvise Gioli, Ian Gualdani, Erica Modotti, Lucienne Perreca, Barbara Raimondi, Arianna Sain, Angela Stanisci, elaborazione del suono Nicola Ratti. A Milano, Triennale, dal 2 al 7 maggio, con prenotazione orario.

FESTIVAL EXISTER
Continua la programmazione del festival Exister (al Teatro Fontana di Milano, il 6 maggio) con due coreografie del duo James Pett e Travis Clausen-Knight che firmano “A pen without ink still writes”, con i danzatori Cecilia Borghese, Oliviero Bifulco e Matteo Giudetti, e “In the absence” con i due coreografi anche interpreti (Produzione DANCEHAUSpiù). Nel primo spettacolo in scena un trio di performer i cui ricordi si scontrano e si sovrappongono nello spazio per creare un flusso di memorie senza fine in cui ogni danzatore rappresenta momenti del sé.

Del secondo si legge: «Cosa significa superare un evento nella vita? In che modo paura e trauma possono influenzare la nostra volontà di voltare pagina? Là dove il dolore incontra la gioia, l’esilio il ritorno, la decadenza la crescita, là in mezzo c’è il silenzio». Il 7 maggio è la volta della coppia Stefania Menestrina e Sofia Galvan della COB Compagnia Opus Ballet di Firenze, in “Ototeman” (“Totem”) a metà tra un gioco e un rituale in una stanza fittizia in cui due anime strettamente legate tra di loro sono alla continua ricerca di uno spazio per coesistere.

EXISTER, Ototeman, ph Gaia Biagiotti e After Echos, ph. Scott Shaw

FESTIVAL ORLANDO A BERGAMO

Decima edizione del Festival a Bergamo, quest’anno Capitale Italiana della Cultura insieme a Brescia (dal 30 aprile al 7 maggio) con undici giorni di cinema, danza, arte, teatro e incontri per riflettere sull’identità, per approfondire le tematiche legate al corpo, agli orientamenti sessuali e alle dinamiche di potere. Tra gli spettacoli “Bodies in the Dark” della compagnia coreana Elephants Laugh: la necessità di ampliare le nostre percezioni e la riflessione sul rapporto tra autocensura e libertà è al centro della performance immersiva. È un delicato viaggio che ci accompagna a riscoprire, al di là dello sguardo e della possibilità di vedere, che il nostro corpo è l’origine di tutte le emozioni e che le nostre scelte individuali possono riempire di colore l’oscurità. Lo spettacolo sarà presentato in sei repliche il 5, 6 e 7 maggio.

Il 4 maggio Daria Greco e Salvo Lombardo propongono “Outdoor dance floor” un’azione coreografica sostenuta dalla relazione con la pulsazione musicale, sonora e visiva di un live set multimediale, per poi invitare il pubblico a inserirsi nel flusso dell’azione. Un’altra esperienza immersiva, che unisce performance, game design e installazione, sarà “Eutopia” del duo svizzero Trickster-p (il 5,6,7) da sempre aperto a forme di ricerca e sperimentazione, con il teatro che verrà trasformato in un grande tavolo da gioco.

a Bergamo OUTDOOR DANCE FLOOR, ph. Giulia di Vitantonio

A ORBITA L’IRAN E ISRAELE
I concetti di confine e di libertà indagati dallo sguardo di due coreografi provenienti da paesi che, per motivi diversi, stanno vivendo un momento storico particolarmente difficile: l’Iran e Israele. Il 6 e 7 maggio al Teatro Biblioteca Quarticciolo per Diafanie. Materia e Luce, la stagione danza realizzata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza ORBITA | Spellbound, arrivano Masoumeh Jalalieh, performer e artista multidisciplinare iraniana rifugiata in Europa, con lo spettacolo B-Or Der”; e il coreografo israeliano Michael Getman, che torna a Orbita con un nuovo lavoro in prima nazionale, Songs &Borders”. Getman porta in scena sei donne per dare voce alle loro storie di confini religiosi, culturali e storici. Jalalieh, coreografa, danzatrice e artista nata a Teheran, prova invece a rispondere a una serie di domande – Cosa sono esattamente i confini? In che modo stanno modellando i nostri corpi e le nostre menti? – per mettere a fuoco un concetto preciso: gran parte dei significati attribuiti ai confini dipende dalla posizione e dal punto di vista di chi li significa.

a Orbita Masoumeh Jalalieh. Ph. Aëla Labbé

FESTIVAL T*DANSE AD AOSTA
Settima edizione di T*Danse – Danse et Technologie, il Festival Internazionale della Nuova Danza di Aosta, diretto da Marco Chenevier e Francesca Fini, iniziativa di TiDA – Teatro Instabile di Aosta e della Cittadella dei Giovani di Aosta (dal 3 al 7 maggio). Il festival si è fatto spazio nel panorama artistico nazionale, unico in Italia per l’originale ibridazione tra danza e tecnologia. Un’edizione ricchissima con spettacoli, performance art, musica, incontri con gli artisti, conferenze.

Compagnia di punta di questa edizione è il Ballet du Nord, da oltre 35 anni Centro Coreografico Nazionale. La compagnia diretta da Sylvain Groud arriva non solo con un suo spettacolo ma anche con una masterclass in cui i partecipanti esploreranno temi ed estetiche della creazione “L’Autre” che andrà in scena il giorno seguente in prima nazionale.

Gli altri ospiti in programma: Cie Drive (Francia), Kivuko Compagnie (Francia), Diego Scroppo / Associazione The Sharing (Italia), Gabriella Maiorino (Italia/Olanda), Pyur (Germania), i partner del progetto ROUNDTRIP di circo contemporaneo, VestAndPage (Italia/Germania), Teatro Akropolis (Italia).

TDanse, Lautre Ballet du Nord. Ph. FREDERIC IOVINO

L’OTELLO DI VENTRIGLIA
«Che cosa ci sono venuto a fare su quest’isola?», si domanda l’autore e interprete Gaetano Ventriglia. A me interessa la tragicomica di Otello. Iago non è interessante, lui fa il lavoro che fa il mondo. Iago, con Amleto, avrebbe fatto una brutta fine. Il mio Iago dice: io sono l’azzeratore, io posso cambiare nome alle cose, ma allora tutto ricomincia da capo, tutto ricomincia da zero. Dimmi la tabellina dello zero. Zero per zero uguale zero. Bravo! Esatto. Hai visto? Inizio della storia, fine della storia. Una tempesta, un’isola. Una tempesta porta Otello a Cipro per combattere i turchi. Ma i turchi sono tutti affogati prima ancora di arrivare. A Otello, adesso, tocca vivere. Mannaggia. Come fare? Se c’è una possibilità, la buttiamo via. Peccato. O forse…

Gaetano Ventriglia, Otello alzati e cammina

“Otello alzati e cammina”, di e con Gaetano ventriglia. Produzione Compagnia Garbuggino/Ventriglia, Armunia, Rialto Santambrogio, maschera Isabella Staino. A Milano, Teatro della Contraddizione, dal 4 al 7 maggio.

L’EDIPO DI CHIARA GUIDI
La figura di Edipo è al centro di due spettacoli creati da Chiara Guidi, attrice, regista, drammaturga e didatta della storica compagnia teatrale Societas, da sempre impegnata in una ricerca teatrale intorno alla voce e alla sua valenza drammaturgica. In “Edipo. Una fiaba di magia” (dal 27 aprile al 2 maggio per un pubblico infantile a partire dai 7 anni, tra matinée, pomeridiane e serali) l’artista affronta il mito di Sofocle come magica fiaba legata ai culti della fertilità ancestrali.

Nel secondo spettacolo del dittico “Edipo Re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili” l’artista scandaglia in chiave polifonica la tragedia di Sofocle attraverso una radicale indagine sulla voce per giungere al suono e al senso più profondo della parola. «Nulla di quanto viene detto è visto, e la peripezia si affida alla parola e al suono della voce». Solo con la voce – nel suono di lettere, sillabe, vocali, consonanti che, come nei miti cosmogonici, portano il mistero della rappresentazione del mondo – Edipo scopre la verità della propria origine e del proprio destino.

Edipo Re, © Eva Castellucci

“Edipo Re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili”, da un’idea di Chiara Guidi in dialogo con Vito Matera, suoni originali Scott Gibbons, scene luci e costumi Vito Matera, con Angela Burico, Chiara Guidi, Anna Laura Penna, Chiara Savoia. Produzione Societas. A Milano, Teatro Studio Melato, dal 4 al 7 maggio.

IL DON CHISCIOTTE DI TIBLISI
Presentato in prima assoluta nel teatro della capitale georgiana il 6 maggio 2005, questo “Don Chisciotte” nella messinscena e nuova versione coreografica di Aleksej Fadeečev e Nina Ananiashvili – direttrice del Corpo di Ballo dell’Opera di Tbilisi –, guarda alla celebre coreografia di Petipa del 1869, ma anche alle successive versioni novecentesche di Alexander Gorsky e di Vakhtang Chabukiani, che è stato primo ballerino e coreografo dell’Opera di Tbilisi. Capolavoro su libretto di Marius Petipa, tratto dal romanzo di Cervantes, e su musica di Ludwig Minkus, il “Don Chisciotte” è ospite del Teatro Comunale di Bologna (al Comunale Nouveau il 3 e 4 maggio).

Nelle due recite del balletto si alterneranno rispettivamente nella parte di Kitri Nino Samadashvili e Nino Khakhutashvili, in quella di Basilio Razmik Marukyan e Kaito Hosoya, in quella di Espada David Ananeli e Tata Jashi; ballano, poi, nei panni di Gamache Gia Chichua e in quelli di Don Quixote Marcelo Soares. La musica di Minkus è interpretata dal vivo dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Papuna Gvaberidze, Direttore ospite principale del Teatro dell’Opera di Kutaisi, in Georgia.

Don Chisciotte, Corpo di Ballo dell’Opera di Tbilisi

SEMPRE VERDE
Lo spettacolo affronta quello che forse è il più complesso e misterioso tra i rapporti di sangue: quello tra sorella e fratello. Le vicende interiori dei protagonisti sono emblema dell’epoca contemporanea e assumono un valore generazionale, i personaggi infatti incarnano sentimenti diffusi e contraddizioni del nostro tempo. Il fratello torna da un lungo vagare. La sorella non si è mossa da dove è nata. L’incontro tra i due è come un viaggio per riconoscersi. Un tempo, insieme, per trovare le radici e il senso del presente che spazia dalla realtà fatta di incertezza, la paura di non riuscire a costruire nulla con le proprie mani e una memoria fragile, evanescente, nella quale i due si ritrovano bambini, sognanti, giocanti.

Sempre verde

Sempre verde”, di Caroline Baglioni, Michelangelo Bellani, regia Michelangelo Bellani, con Caroline Baglioni, Christian La Rosa, luci Gianni Staropoli, spazio Michelangelo Bellani, Gianni Staropoli, drammaturgia del movimento Lucia Guarino, progetto impianto audio Valerio Di Loreto, musiche originali Francesco Federici. Produzione Baglioni/ Bellani, con il sostegno di Teatro Stabile dell’Umbria residenze Centro Umbro Residenze Artistiche/Centro Teatrale Umbro. A Terni, Teatro Secci, il 3 maggio; a Bevagna, Teatro Torti, il 4; a Perugia, Ridotto del Teatro Morlacchi, il 5.

LA CITTÀ SOLA DI OLIVIA LAING
«Immaginate di stare alla finestra, di notte, al sesto o al settimo o al quarantatreesimo piano di un edificio. La città si rivela come un insieme di celle, centinaia di migliaia di finestre, alcune buie, altre inondate di luce verde o bianca o dorata». In “Città Sola”, la scrittrice e critica letteraria britannica Olivia Laing ragiona e cammina per le strade di New York disegnandone una mappa peculiare e affettiva, come una cartografia tracciata lungo l’abisso dell’isolamento. New York diventa tutte le città che abbiamo attraversato e racconta in maniera particolarissima una solitudine che può essere solo urbana.

Ne risulta un libro articolato in sette capitoli per sette inquilini speciali, sette artisti che hanno popolato la “città sola” di Olivia Laing, una vera e propria «città a sé stante» che scopriamo essere, in fondo, un posto molto affollato.

Lo spettacolo, ultima produzione della compagnia Lacasadargilla (in scena dal 4 al 7 maggio in anteprima nazionale all’Angelo Mai di Roma), prende forma mediante un dispositivo narrativo – sonoro e visivo – per una sola voce narrante, che ne diventa così letteralmente l’organo trasduttore, poroso e percettivo; ed entra, grazie a quel corpo, nell’ambiente sensibile che gli sta intorno fatto di immagini, visioni luminescenti, musiche e suoni.

Città Sola

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