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In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 20 al 25 maggio.
Teatro e danza
Trittico contemporaneo all’Opera di Roma
Un nuovo trittico coreografico per un viaggio attraverso la danza contemporanea firmato da quattro grandi nomi del panorama internazionale: David Dawson, Sol León -Paul Lightfoot e Alexander Ekman (dal 20 al 25 maggio al Teatro dell’Opera di Roma). In scena tre balletti d’eccezione: Four Last Songs di Dawson, Subject to Change di León – Lightfoot e Cactus di Ekman. Protagoniste le étoiles Rebecca Bianchi, Susanna Salvi e Alessio Rezza, i primi ballerini Federica Maine, Marianna Suriano e Michele Satriano, i solisti e il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma.
Cacti è un’allegra e sagace parodia su musiche di Haydn, Beethoven e Schubert. Subject to Change, intensa e visionaria creazione sulla musica di Der Tod und das Mädchen di Schubert, nell’arrangiamento di Mahler, varia da un duetto opprimente a una vorticosa danza di gruppo. Four Last Songs prende il titolo dalla musica che lo ha ispirato, il ciclo di lieder di Richard Strauss (Vier letzte Lieder), che ha avuto un ruolo fondamentale nella vita del coreografo.
La prima assoluta di questo titolo al Costanzi segna anche il debutto romano della prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Alice Mariani, che danza nel ruolo per lei creato nel 2020, ma mai interpretato a causa del covid.

Solness, ovvero il concetto contemporaneo di successo
Prima nazionale al Teatro Carignano di Torino dello spettacolo Solness, nuovo adattamento a cura di Ármin Szabó-Székely dell’opera Il costruttore Solness di Henrik Ibsen, scritta nel 1892, al culmine della carriera del drammaturgo norvegese.
Solness, architetto benestante e di successo, con una vita privata difficile, cerca un nuovo momento di felicità. Grazie alla visita inaspettata della giovane Hilde, gli sembra possibile sfuggire alla trappola delle ambizioni e delle paure derivanti dagli errori che ha commesso in passato. Tuttavia, la ragazza potrebbe avere degli altri piani.
In questa pièce si alternano temi cruciali come il rapporto tra creazione artistica e vita, l’abuso di potere, lo scontro generazionale, il percorso psicologico degli eventi decisivi della vita, l’eterno desiderio di un nuovo inizio. L’adattamento di Szabó-Székely guarda a questa storia contrastata con uno sguardo contemporaneo, esplorando le sfide poste dal materiale originale e mantenendone intatti tutti i livelli di lettura. Affronta il concetto contemporaneo di successo: come sono legati tra loro l’ego, la realizzazione, la creazione e la libido? Cosa bisogna sacrificare per raggiungere il successo? In che modo la consapevolezza di essere i prescelti distorce la nostra visione?

“Solness”, da Henrik Ibsen, adattamento Ármin Szabó-Székely, traduzione Tamara Török, regia Kriszta Székely, con Valerio Binasco, Laura Curino, Alice Fazzi, Mariangela Granelli, Lisa Lendaro, Simone Luglio, Marcello Spinetta, scene Botond Devich, costumi Ildiko Tihanyi, luci Pasquale Mari, suono Filippo Conti. Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale. A Torino, Teatro Carignano, dal 22 maggio all’8 giugno.
Due uomini nel vento di Jon Fosse
In Io sono il vento, testo teatrale del premio Nobel per la letteratura Jon Fosse, ci sono due uomini su una barca. L’Uno e l’Altro. L’Uno è “andato” e l’Altro cerca di capire perché, arrivato a un certo punto della vita, costui se ne sia voluto andare. Si indaga così, spingendosi sempre più nel profondo, proprio come la barca che si spinge sempre più al largo, su cosa porta un uomo a vedere la morte come unica soluzione, ad andarle incontro e a cercarla.
Marco Bonadei firma un originale progetto registico dal forte impatto visivo e performativo, dando corpo ai dialoghi frammentati e scarni dell’autore norvegese, ai suoi scambi verbali sospesi e punteggiati di silenzi. Il regista orchestra un concerto di voci e suoni misterioso e poetico, in un ambiente immersivo dominato da una grande vasca d’acqua bianca e da una fitta pioggia di microfoni neri. Il Lete, un limbo o il fondo dell’oceano…per un viaggio onirico, una traversata verso l’infinito.

“Io sono il vento”, di Jon Fosse, regia Marco Bonadei, con Angelo Di Genio, Marco Bonadei, sound designer Gianfranco Turco, costumi Elena Rossi, drammaturgia del corpo Chiara Ameglio. Produzione Teatro dell’Elfo. A Milano, Teatro dell’Elfo Puccini, fino al 30 maggio, prima nazionale.
Dieci performance a Exister
La stagione di danza Exister ritorna nel cuore del Quartiere Isola di Milano per sei giorni di danza (dal 20 al 25 maggio), con 10 performance che indagano la relazione tra identità, memoria e presente esplorando la fragilità e la forza del corpo umano, tra noti nomi della scena nazionale e giovani voci under 35.
Fu Stella, di Alice Beatrice Carrino; Leonardo Da Vinci – Anatomie spirituali (estratto) di Raffaello Bianco| Compagnia EgriBiancoDanza; Dora di Alice Beatrice Carrino; Spogliatoio, di Giovanni Careccia per la compagnia Lost Movement; Deforme, di Sara Ariotti; Tango in esposizione! di Bosso Concept; Tentazioni d’opera, di Filippo Stabile; Fiori assenti di Emma Zani e Roberto Doveri; Visperas, di Giovanni Insaudo, Compagnia Opus Ballet; Saudade di Rosanna Spolsino; Romeo e Giulietta di Claudio Malangone; Io siamo di Sara Pezzolo; L’elefante e la formica di Angelica Squicciarini.

Tutte le donne di Lisistrata a Pompei
La comicità di Aristofane – feroce critico del populismo imperialista dei demagoghi – esilarante, provocatoria, paradossale, surreale, per una commedia che parla di guerra, di ribellione, di emancipazione, ma anche di collaborazione tra fazioni contrapposte per raggiungere un bene comune. 120 studenti/attori delle scuole del territorio vesuviano, diretti da Marco Martinelli del Teatro delle Albe, apriranno, il 24 e il 26 maggio, la stagione estiva del Teatro Grande di Pompei con Lisistrata di Aristofane, nella riscrittura dello stesso regista.
Lisistrata descrive un colpo di Stato messo in atto dalle donne di Atene e Sparta, guidate dall’ateniese Lisistrata: esse costringono Ateniesi e Spartani a stipulare la pace, ricorrendo allo “sciopero sessuale” come arma di ricatto politico. Con la mediazione della protagonista si conclude infine la pace e la commedia termina fra canti e danze.
Il progetto, in collaborazione con il Ravenna Festival, il Teatro Nazionale di Napoli, il teatro delle Albe di Ravenna, e il collettivo LaCorsa, è sostenuto dal Parco archeologico di Pompei e dalla Fondazione Ray of light dell’artista Madonna che ha voluto finanziare l’intero progetto di questa edizione.

Barbablù, immersivo e sensoriale
Uno spettacolo multidisciplinare e itinerante che intreccia teatro, opera e arti visive, rileggendo il mito di Barbablù attraverso il prisma della paura e delle violenze contro le donne. Sostenuto da una drammaturgia contemporanea di Stéphane Ghislain Roussel – che firma concetto, regia, drammaturgia e testo – lo spettacolo Barbablù (I. Paura) – alla Galleria Toledo di Napoli, dal 22 al 25 maggio – esplora i meccanismi del voyeurismo, la responsabilità collettiva e la parola di fronte all’orrore. In un percorso immersivo e sensoriale, il cammino della protagonista conduce a un’inversione dei rapporti di forza, affermando un processo di empowerment femminile di fronte alle figure dell’eteropatriarcato.
L’ambiente visivo e i costumi sono di Théo Pézeril, la creazione sonora di Emilie Mousset, la musica di Guy Ropartz, Béla Bartók, Alessandra D’Elia (attrice) e Julien Ségol (basso lirico).

34 personaggi per cinque attori
Cinque attori, 34 personaggi, un incrocio vorticoso di storie e stati d’animo, che vengono rappresentati in tempo reale e flashback con ritmi forsennati da cinema. In Intramuros, di Alexis Michalik, tempi e luoghi si avvicendano, gli attori di volta in volta oltre il loro personaggio principale devono poi recitare i personaggi della vita che ciascuno di loro fa rivivere nel proprio ricordo. Il tutto con una messa in scena che non ha un momento di sospensione.
Riccardo è un giovane regista cui viene proposto di tenere un seminario di teatro in un carcere. Spera in una forte affluenza ma non si presenteranno che due detenuti. Kevin, il cane sciolto, e il più̀ anziano, mite e taciturno Angelo. Riccardo, assistito dalla sua aiuto regista, incidentalmente anche sua ex moglie, e dalla solerte assistente sociale che lo ha contattato per il corso, decide suo malgrado di tentare comunque l’impresa.
Lo spettacolo debutta al Theatre de La Pépinière a Parigi a settembre 2017 con un cast di attori giovani e sconosciuti e registra un tutto esaurito ogni sera.

“Intramuros”, di Alexis Michalik, traduzione e regia Virginia Acqua, con Carlotta Proietti, Gianluigi Fogacci, Ermenegildo Marciante, Valentina Marziali, Raffaele Proietti, scene Fabiana Di Marco, costumi Susanna Proietti, luci Umile Vainieri, musiche Fabio Abate. Produzione Politeama Srl. A Milano, Teatro Franco Parenti, dal 20 al 25 maggio.
Folklore catalano tra tradizione e modernità
Visperas, del coreografo Giovanni Insaudo per la COB Compagnia Opus Ballet (anteprima al Teatro Fontana di Milano, il 23 maggio), è una riflessione artistica sulla tensione tra tradizione e modernità, esplorata attraverso il folklore catalano e reinterpretata con gli occhi di un’artista contemporaneo. Il progetto prende ispirazione dal Cercolets, una danza popolare catalana caratterizzata dall’uso di archi tenuti sopra la testa, simbolo di unione, gioco e celebrazione collettiva.
Con un approccio quasi cinematografico la coreografia “stringe l’obbiettivo” su cinque danzatori colti in quel momento di preparazione che precede l’evento: i corpi tracciano immagini e frammenti di narrazione non verbale, creando un lessico corporeo che rappresenta simbolicamente un intervallo di tempo sospeso, limbico, delicato. Il cuore dell’opera è l’idea di rivitalizzare elementi tradizionali e ritualistici, rinnovandoli con un’estetica moderna, creando un ponte tra passato e presente, tra tecnologia l’artigianato.

I pianti e i lamenti dei pesci fossili
Al centro della ricerca di Annamaria Ajmone, danzatrice e coreografa, c’è il corpo inteso come materia plasmabile e mutevole. Al confine tra organico e inorganico, tra vita e non-vita, il fossile è una testimonianza materiale e poetica dello scorrere del tempo e dello stratificarsi del tempo. Lo spettacolo I pianti e i lamenti dei pesci fossili (a Cagliari, Sa Manifattura, il 24 e 25 maggio) prende spunto da queste riflessioni per esplorare le possibilità di relazione tra corpi e tempi incommensurabilmente distanti e differenti.
Queste possibilità sono esplorate dai corpi e dalle voci delle danzatrici Annamaria Ajmone e Veza Maria Fernandez attraverso due interfacce: la pelle o membrana, che funge da motore del movimento connettendo l’interno e l’esterno del corpo; e l’aria, che viene attraversata dalle loro voci e trasformata in uno “spazio prima di ogni localizzazione”.

A Catanzaro le arti performative
In corso la prima edizione di PERFORMING, festival biennale dedicato alle arti performative contemporanee, a Catanzaro, con l’Accademia di Belle Arti trasformata in laboratorio creativo tra teatro, performance, metaverso e pratiche partecipative, coinvolgendo artisti, studenti e ricercatori da tutta Europa e dal Mediterraneo (fino al 31 maggio). Senza confini tra generi né barriere tra disciplina, il festival crea un dialogo tra tradizione e innovazione, e vede, tra gli ospiti internazionali, nomi come Regina José Galindo, Basel Zaraa, Daniela Ortiz, Nezaket Ekici e Ant Hampton, Elena Antoniou. Il programma sul sito prmgfestival.com.

I luoghi e la figura umana di Stefania Tansini
Studi per M. è la versione studio del nuovo progetto coreografico di Stefania Tansini, Madeleine (al Teatro Fabbricone di Prato, il 23 maggio). Il lavoro indaga il rapporto tra i luoghi e la figura umana. Un corpo che attraversa paesaggi, contesti e luoghi diversi è un’esperienza comune, legata in maniera diretta all’origine della coreografia -spostamento del corpo nello spazio – ea come i luoghi influenzano il nostro stare. Madeleine guarda a questa sensibilità, al processo di collegamento tra apparenti confini.

Nel mare estremo di Piergiorgio Milano
«Il mare non è né uomo né donna, né maschile né femminile. Il mare è un’anima che si dispiega senza confini. Dalle onde nascono i giganti, dai pesci le sirene, dalle trasparenze incerte i mostri e le visioni», afferma Piergiorgio Milano che affina la ricerca attraverso i testi capisaldi della letteratura marina. Nello spettacolo Fortuna (allo Spazio Rossellini di Roma, il 20 maggio, per la stagione di Danza Orbita |Spellbound), tra danza e circo, paesaggi visivi e sonori, con la fisicità di due danzatori\acrobati in scena e le musiche originali dal vivo di Steeve Eton, l’urgenza dell’artista è quella di raccontare in parallelo i diversi motivi che spingono l’essere umano a intraprendere un viaggio in mare, cosciente di tutti i rischi che comporta, cercando di mettere in luce come il mare rappresenti sempre una via necessaria per libertà sia questa fisica, politica o spirituale.

La gatta sul tetto che scotta
Appendice ideale della trilogia cechoviana diretta da Leonardo Lidi, la nuova produzione La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams – opera composta nel 1955 dal grande drammaturgo statunitense, che con questo testo vinse il suo secondo Premio Pulitzer – celebra il legame poetico tra la drammaturgia del maestro russo e quella dell’americano, e si configura come un ulteriore passo in avanti nell’esplorazione dell’animo umano e dei suoi travestimenti.
Passato e futuro, identità sessuale e famiglia tradizionale, una donna che finge di essere madre, un uomo che finge di essere eterosessuale: La gatta sul tetto che scotta è un drammatico presepe vivente dove tutti i personaggi sono mascherati da qualcosa che non vorrebbero essere.
“La gatta sul tetto che scotta”, di Tennessee Williams, traduzione Monica Capuani, regia Leonardo Lidi, con Valentina Picello, Fausto Cabra, Orietta Notari, Nicola Pannelli, Giuliana Vigogna, Giordano Agrusta, Riccardo Micheletti, Greta Petronillo, Nicolò Tomassini, scene e luci Nicolas Bovey, costumi Aurora Damanti, suono Claudio Tortorici. Produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. A Roma, Teatro Vascello, dal 20 al 25 maggio.
L’Otello del Balletto di Roma
Dopo il suo debutto nel 2009 e la ripresa per il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli nel 2015 e nel 2016, Fabrizio Monteverde torna a riallestire per il Balletto di Roma Otello su musiche di Antonin Dvořák (prima nazionale al Teatro Regio di Parma, il 21 maggio, per ParmaDanza).
Nella versione 2025, il coreografo continua a rielaborare il testo shakespeariano a partire dagli snodi psicologici che determinano la dinamica dell’ambiguo e complesso intreccio tra i protagonisti Otello, Desdemona e Cassio. In questo triangolo mai equilatero di rapporti, i tre vertici risultano costantemente intercambiabili, grazie sì agli intrighi di Iago, ma ancor più alle varie maschere del “non detto” con cui la ragione combatte – spesso a sua stessa insaputa, ancor più spesso con consapevoli menzogne – il Sentimento. L’ambientazione è in un moderno porto di mare, dichiarato omaggio agli sgargianti fotogrammi fassbinderiani di Querelle de Brest.
La danza di Futuro Roma
Nuovi appuntamenti all’interno del Festival Internazionale di danza e cultura contemporanea, Futuro Roma, diretto da Alessia Gatta. Altri tre giorni di grandi spettacoli, tra cui due prime nazionali come Giubo della BrancaccioDanza Junior Company ed E/U-topia della compagnia ESENCO Dance Movement. Sguardo all’estero con la compagnia polacca Zawirowania Dance Theatre. In programma anche l’omaggio ai 25 anni di attività della compagnia di Alessia Gatta, Ritmi Sotterranei, con tutti gli artisti che ne hanno fatto la storia. Gli spettacoli saranno allestiti tra il Teatro Brancaccio e il Brancaccino Open Air / Chapiteau.