03 febbraio 2025

Pietro Angelini, tra ironia e critica sociale: intervista all’attore e regista che unisce teatro e vita

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Manipolazioni mediatiche, identità e relazioni, autobiografia: Pietro Angelini porta sul palco le piccole e grandi storie della nostra esistenza. L’intervista a margine del suo prossimo spettacolo a Roma

Un onesto e parziale discorso sopra i massimi sistemi, Ph Luca Del Pia

Attore, regista, autore, attivo nelle arti performative. Lo abbiamo anche visto nel film Il comandante di Edoardo de Angelis, e in Pasolini di Abel Ferrara. A teatro, Pietro Angelini continua a portare in scena Un onesto e parziale discorso sopra i massimi sistemi, uno spettacolo in parte autobiografico, un flusso di pensieri, di concetti e di aneddoti, che si manifesta attraverso un linguaggio cross-mediale intrecciando il profilo intimo e psicologico del protagonista con una riflessione generale sul rapporto tra economia e arte. Il prossimo 9 febbraio sarà al BeiRicordi Teatro, in collaborazione con La Redazione Roma.

RMX con Francesca Santamaria e Vittorio Pagani

Qual è il suo percorso formativo?

«È stato ed è tutt’ora un’insalata mista. A settembre 2010 mi sono trasferito a Roma e ho inizio un percorso di formazione e collaborazione artistica col collettivo di arti performative Dynamis che si è concluso nel 2019. Nove anni di compagnia in cui mi sono formato sul campo, lavorando ai progetti che creavamo e portavamo in scena. Parallelamente ho sempre intercettato e seguito il lavoro di artist@ con cui sentivo una certa affinità, come per esempio il Collettivo Cinetico con cui ho collaborato in più occasioni. Oltre alla pratica è stato per me fondamentale il percorso accademico a Roma Tre (triennale in teatro e magistrale in cinema e produzione multimediale)».

Il momento determinante della decisione di fare l’attore?

«Ho sempre pensato di voler fare l’attore. Dopo il liceo mi sono trasferito a Roma con questo obiettivo. Però individuo come momento determinante il momento tragico in cui mio padre morì a causa di una malattia professionale nel 2014, quando non avevo ancora compiuto 23 anni. Se proprio bisogna morire (in quel caso a causa di un lavoro statale) tanto vale tentare di realizzare le proprie ambizioni».

RMX con Francesca Santamaria e Vittorio Pagani

Si divide tra cinema, teatro, regia, scrittura. Cosa l’affascina di questo lavoro?

«Prima di essere un attore, autore e regista rivendico di essere uno spettatore. Purtroppo e per fortuna, sono più le occasioni in cui sono seduto in platea rispetto a quelle in cui sono sul palco. Essere spettatore è ancora una delle cose che mi piace più fare. Quando invece ho la possibilità di stare dall’altra parte, mi affascina tutta la speculazione che si genera durante il processo creativo: il tentativo disperato di mettere in forma il mondo è una delle cose più stimolanti e divertenti, e creare è una delle attività umana che mi dà più soddisfazione».

Alla recitazione affianca anche la scrittura. Da sempre presente come indole creativa, o è subentrata come esigenza di voler dire la sua sull’uomo, “sul mondo”?

«La seconda. Non lo sospettavo nemmeno io».

RMX con Francesca Santamaria e Vittorio Pagani

Il suo primo spettacolo in assoluto è stato Un onesto e parziale discorso sopra i massimi sistemi. Il titolo è rubato – come scrive – all’opera di Galileo Galilei. Come nasce lo spettacolo? Che gestazione ha avuto e quale necessità l’ha mosso?

«Lo spettacolo è nato come reazione al classico stato di stallo in cui gli attori si ritrovano tra un ingaggio e un altro. Prima di scriverlo avevo perso, a causa di tagli produttivi, un lavoro per il teatro che mi avrebbe impegnato a lungo e allora iniziai a lavorare come maschera per sopperire al buco economico e logistico. Lo stare fermo in piedi per più ore al giorno ha messo in moto la voglia di buttare giù delle idee e da lì son partito. Avevo scritto l’80% del testo quando applicai e vinsi il bando ODIOLESTATE di Carrozzerie Not nel 2019, e in una settimana di residenza insieme a due collaboratori sono riuscito a chiuderlo. Lo spettacolo ha debuttato al festival Kilowatt nel 2020 e ha avuto un po’ di sfortuna come tutte le cose prodotte nel periodo del covid, ma è ancora in distribuzione. Prossima occasione 9 febbraio a La Redazione di Scomodo a Roma all’interno della rassegna Bei Ricordi (via Carlo Emanuele, 26, ndr)».

Un onesto e parziale discorso sopra i massimi sistemi Ph angela lucari

Lo spettacolo mescola biografia, comportamenti umani, denuncia sociale, in particolare la manipolazione dei media. Come ha lavorato nell’unire più elementi, inclusa la dimensione ironica?

«La dimensione ironica mi appartiene per natura grazie a una certa toscanità, anzi “maremmanità” che cerca in tutti i modi di far andare d’accordo il sacro con il profano. Essendo il mio primo spettacolo mi son fidato del mio istinto e l’ho creato per come piaceva a me e non ti nascondo che resta tuttora uno dei miei spettacoli italiani preferiti. A livello formale spazia dalla videoinstallazione all’archivio, dal cinema sperimentale alla barzelletta perché son tutti elementi che fanno parte di me, dei miei gusti, di quello che fruisco o che ho studiato. Il tutto riesce a stare incredibilmente insieme perché ho trovato un minimo comune denominatore: la volontà dell’essere umano contemporaneo di arricchirsi».

Un onesto e parziale discorso sopra i massimi sistemi Ph Luca Del Pia

C’è in particolare una denuncia del mercato dell’arte. Cosa ha indagato, esplorato in particolare?

«Nel 2019 l’economia non era un argomento che vedevo trattare in teatro mentre per me è sempre stato un tema molto significativo e quindi mi è venuto naturale andare a scomodare questa divinità contemporanea ricca di simboli. Sembra una denuncia del mercato ma molto probabilmente la mia è solo invidia».

C’è ancora, nello spettacolo, la proiezione del suo cortometraggio minimale che mostra una banconota da 1 dollaro in fiamme. Qual è il messaggio?

«Nessun messaggio. Solo il tentativo di entrare nella storia del cinema e registrare il primato come più alto guadagno rispetto al budget investito. A oggi il corto ha vinto tre premi (ahimè non economici) ma resto fiducioso per il futuro».

Several Love’s Requests

In un lavoro recente, RMX, sul mito di Narciso, si affaccia, insieme a Francesca Santamaria e a Vittorio Pagani, entrambi danzatori, performer e coreografi, sul mondo della danza. Questo interesse per la performance che origine ha? E qual è l’idea che vi ha unito?

«RMX ha una storia particolare perché inizialmente è nato dalla collaborazione con l’artista visivo e performer Karlo Mangiafesta con cui, nell’idea originale, avrei dovuto condividere anche il palco. Volevamo esplorare le potenzialità dell’utilizzo dello smartphone in scena e delle immagini che si generano quando il dispositivo è collegato ad un proiettore attraverso un programma di mirroring. Successivamente il mio partner ha cambiato nazione per motivi di lavoro e quindi ho continuato il ragionamento con la danzatrice e coreografa Francesca Santamaria e inevitabilmente la speculazione è andata in una direzione dance oriented.

Quindi è nata la prima parte dello spettacolo, una sezione che noi definiamo analogica rispetto alla seconda parte che è tecnologica e affidata alle immagini generate degli smartphone. Successivamente, grazie alla vittoria del bando di sviluppo della Regione Lazio, siamo riusciti a coinvolgere Vittorio Pagani e la nuova squadra era al completo. Quando siamo partiti con la creazione io avevo le idee chiare sul risultato che volevo ottenere e non entravo nel merito del fatto coreografico perché mi fidavo ciecamente. È stata la mia prima co-creazione insieme a danzat@ ma è stata la collaborazione più virtuosa dato che con Francesca e Vittorio continuo a collaborare per i loro nuovi progetti».

Several Love’s Requests

L’ultimo recente lavoro Several Love’s Requests è un’indagine performativa sui desideri erotici e romantici maschili intercettati online, una tematica particolare, pruriginosa direi.  Anche qui, da cosa nasce questo interesse quasi di carattere sociologico?  

«Several Love’s Requests è nato durante il secondo lockdown del 2021 mentre surfavo l’internet per noia. Ciò che mi ha colpito e mi ha fatto intuire che c’era qualcosa di interessante da esplorare è che le svariate richieste d’amore che danno il titolo al progetto non erano solo quelle degli utenti maschili che incontravo randomicamente online e che cercavano di approcciarmi, ma erano anche le mie. Tutte quelle lusinghe provocavano qualcosa di piacevole in me nonostante non fossi interessato sessualmente. Nelle tappe di sviluppo del progetto ho sentito poi l’esigenza di dialogare, sia dentro che fuori dalla scena con Pietro Turano che mi sembrava la persona e l’artista giusto per questo progetto. Pietro è stato fondamentale per approfondire il macro-tema del desiderio maschile rendendo tridimensionale il punto di vista che è la risultante del nostro duplice sguardo (omosessuale e eterosessuale) sull’argomento».

Several Love’s Requests

Progetti futuri?

«Nel 2025 debuttiamo con Several Love’s Requests e con SUPERSTELLA, nuovo progetto di Vittorio Pagani in cui ho collaborato alla drammaturgia. Contestualmente sto lavorando anche al prossimo progetto di Francesca Santamaria, GOOD VIBES ONLY (the great effort)».

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