14 maggio 2002

Fino al 23.V.2002 Parental advisory – Fausto Gilberti Padova, Galleria Perugi

 
In occasione della sua seconda personale alla galleria Perugi di Padova Exibart torna ad occuparsi di Fausto Gilberti, uno degli artisti che ha suscitato maggiori polemiche e diviso i lettori negli ultimi 2 anni...

di

E mai momento fu più propizio perché Parental advisory ha tutta l’intenzione di essere un primo traguardo dell’artista, il punto più alto di una ricerca della quale finalmente sveliamo il vero protagonista: la violenza. Anche l’arte figurativa ha la sua Arancia Meccanica, dove l’estetica della violenza (“mi interessa molto la bellezza in ciò che faccioFausto Gilberti) diventa il pretesto per un’analisi critica di un fenomeno contemporaneo. L’originalità del lavoro sta nella riduzione simbolica di situazioni e contesti nei quali si genera la violenza evidenziandone matrici e processi comuni. In questo caso l’artista si Fausto Gilbertipresenta con un progetto articolato, costruito con disegni, dipinti su tela e cartongesso; c’è perfino la prima delle sue installazioni, quasi una dichiarazione circa l’intenzione di operare in modo eclettico nel campo della comunicazione e della contaminazione. Nella pura rivelazione simbolica e nella sintesi comunicativa Gilberti si muove ormai con grande disinvoltura e piena consapevolezza delle proprie abilità manuali e della propria creatività, uniti ad una irriducibile capacità di registrare, elaborare ed associare immagini, parole e suoni che fluiscono liberamente e caoticamente attraverso i media. La scontato lascia luogo al genio ove si consideri la possibilità di rielaborazione di tali stimoli, non la semplice rappresentazione o riproduzione, invece la ricostruzione, l’assemblaggio di essi all’insegna dell’azzeramento di ogni valore e a vantaggio della loro esemplarità. Nei topoi gilbertiani conta soprattutto ciò che non conta. Parental advisory è la scritta che campeggia sui cd musicali per avvisare dell’esplicità dei contenuti testuali delle canzoni ma qui si riduce a messaggio autoreferenziale, diventa slogan della trasgressione e della censura. Simboli di vecchie e nuove ideologie, politiche e non, si confondono nelle opere esposte con le griffe ed i marchi delle multinazionali di abbigliamento. Gilberti non dà giudizi, semplicemente propone un assioma: black bloc, neo-nazismo, estremismo di ogni matrice politica si riuniscono sotto un’unica bandiera ed un solo colore (il nero), usano le stesse armi, i medesimi accessori. I loro zaini, minacciosi e marchiati, dotati di mazze da baseball, sono ordinati minuziosamente nei pressi di un appendiabiti che ricorda quello delle scuole: non c’è contrasto tra i loro proprietari, si assomigliano e obbediscono alla stessa disciplina, imparano le stesse regole. Nelle piazze, nelle strade, nelle manifestazioni, tra i dimostranti e le forze dell’ordine, agli stadi e nelle città, nei luoghi di potere di tutto il mondo ed in Fausto Gilbertiquelli dell’emarginazione sociale opera la nuova violenza nomade e transnazionale (gli zaini pronti) la cui strategia è dichiarata: insinuarsi, provocare, destabilizzare, colpire e fuggire con metodica precisione ed organizzazione. La nuova violenza è ovunque (anche nelle case) e colpisce sfrontatamente e vigliaccamente i più deboli. L’atmosfera di aponìa ricreata da Gilberti nelle sue opere ottiene di amplificare la drammaticità proprio attraverso l’indifferenza e l’assenza di reazioni di dolore o gioia: la sua è una segnaletica della malvagità le cui conclusioni concettuali sono lasciate al giudizio del visitatore. L’occhiuto, inespressivo figurino di Fausto è il protagonista di un mondo in b/n a 2 dimensioni, perché nel cartoon tragedia e commedia si incontrano: lì, dove la morte fa ridere e la vita fa piangere.

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Alfredo Sigolo


“Parental advisory” a cura di Monica Arfiero
Dal 23.III.2002 al 23.V.2002.
Padova, Perugi artecontemporanea, via Altinate 66.
Ingresso libero.
Orari: dalle 17.30 alle 20.30 (mattini e festivi su appuntamento). Chiuso la domenica; catalogo in galleria a cura di Monica Arfiero.
Tel/fax: 049663996
E-mal perugiartecontemp@libero.it


[exibart]

12 Commenti

  1. Articolo delizioso. Ho fatto l’errore di andarmi a leggere l’intervista e come spesso capita tutte le belle parole spese dal nostro Sigolo, il Gilberti le ha buttate al vento per dar prova di banalità. O erano le domande poco incisive, oppure l’artista proprio non aveva nulla da dire. Mea culpa! Rimango appiccicato alla critica mossa dal giornalista allora, che mi sa conviene a tutti, altrimenti se bado all’artista la repulsione vince. Nano Nano.

  2. anche io caduto stesso errore ………ma che delusione ma gilberti deve darsi ancora materie in accademia ?
    ah e un giovane artista portatore di aria nuova……peccato che esca da un altro piccolo forellino! e poi che palle ormai si vuole sorprendere con il gioco e l’innocenza e tutto mischiato con un po di “concett”!!!
    buena sorte io credo molto nelle persone che credono in lui l’unico valore e’ il loro coraggio! byebyebaby!
    eil titolo dimenticavo ma daaaaaaaaiiiii !!!

  3. Vi ringrazio per la stima e però mi permetto di dire una cosa. L’artista sceglie con coscienza lo strumento con cui esprimersi sentendolo più consono alla sua sensibilità e natura. Certo, talvolta si incontrano artisti, mi viene in mente Vezzoli, che sanno descrivere in modo trascinante la loro opera diventando critici di se stessi. Di altri, mi viene in mente Cattelan, ci fu chi disse: “meno parla e meglio è”. Ora io, che non sono un critico e faccio un altro mestiere nella vita vera, colgo l’occasione per rivendicare il valore della critica, in uno dei suoi momenti più bui, giacché in Italia ci sono molti bravi artisti ma pochi critici di valore. La rubrica delle interviste è interessantissima per molti aspetti legati alla genesi del lavoro di un artista, al suo modo di operare, ecc. ma il mio parere è che non si possa prescindere dalla critica che dovrebbe riuscire a tradurre nel linguaggio più chiaro e lineare possibile le suggestioni, le complessità, le qualità di un’opera d’arte. Oggi parlare di critica pare una bestemmia, così il mondo si è improvvisamente riempito di “curatori” (anche la galleria più microscopica ha il suo curatore) e la confusione si è raddoppiata, tra critici che non sanno fare i curatori e viceversa. La morale è “ad ognuno il suo” ma soprattutto sia ben chiaro che l’arte la fa l’artista. Per me Gilberti ha qui presentato un lavoro ottimo, pienamente maturo, con cui egli stesso si troverà a fare i conti in futuro, quando dovrà scegliere se imboccare la strada tortuosa, ma pericolosa, per affermarsi come artista, oppure accontentarsi di vestire i panni dell’eterna promessa copiando se stesso, ma sarebbe un peccato. La sua splendida installazione mi sembra parli da sé, nonostante che a Milano sembra non aver entusiasmato, fors’anche per un errato allestimento. Approfondirò la questione, peraltro interessante: in galleria gli zaini erano perfettamente ordinati ed allineati, mentre a Milano risultavano gettati a terra alla rinfusa, inducendomi a considerare come talvolta anche un minimo mutamento possa stravolgere il senso stesso di un’operazione.

  4. ragazzi, guardate che vi state tutti sbagliando,
    a padova nella mostra di gilberti gli zaini erano”ordinatamente” ammucchiati a terra tranne uno appeso ! insomma dovete vederle le mostre e le loro opere esposte prima di criticare!
    A me il lavoro degli zaini non piaceva molto però l’ho visto.
    Io preferisco i dipinti.
    eh! baci. Raff

  5. Cara Raffaella non sono entrato troppo nel dettaglio, volevo semplicemente esemplificare la distinzione. A Padova l’ordine era sicuramente evidente, come si nota dalla fotografia che io stesso ho fatto il giorno dell’inaugurazione e che vedi pubblicata nell’articolo. Ma, non fosse per me, Fausto Gilberti stesso mi ha riferito a 4 occhi della sua intenzione di rendere evidente l’ordine, perché tutti i proprietari degli zaini obbediscono alle stesse regole, hanno il loro appendiabiti assegnato, usano gli stessi colori, gli stessioggetti, ecc. A Milano invece gli zaini apparivano, a mio parere, più disordinati. La combutta era ugualmente evidente ma l’ordine conferiva all’opera una strana atmosfera settaria, subdola ed organizzata. Una cosa ancora: qualche volta è capitato che io abbia visto una mostra senza poi recensirla, mai, in ca. 200 articoli scritti, è capitato che scrivessi di una mostra senza averla vista. A questa cosa tengo particolarmente e so per certo che i miei bravi colleghi di Ex fanno altrettanto.

  6. Io starei più attento prima di insinuare ke i colleghi di exibart non vedano le mostre ke recensiscono. Se fosse come tu affermi io avrei continuato a fare articoli, invece ahimè, proprio in virtù dell’impossibilità di visitarne, non scrivo +. Exibart potrà essere tutto quello ke vuoi, ma garantisce ke le mostre vengono viste, al contrario magari, qui si si mi trovi d’accordo, di altre testate. E poi, ci fosse anke solo un caso in cui si è scritto senza vedere…vuoi ke sia proprio quello di Alfrredo Sigolo???? ke ne vede innumerevoli e ne scrive sempre in meno? Suvvia!

  7. Posso chiarire?
    Caro Alfredo capisco la tua critica sull’allestimento. A milano nei primi giorni sono stati rubati uno degli zaini a terra e una mazza . Andrea Peruggi ha provato a ordinarli cambiando posizione agli zaini rimasti per coprire il buco ma non ci è riuscito molto bene.
    Solo lunedì, quando sono arrivato in fiera mi sono accorto che l’installazione era un po’ “disordinata”. Vabbè.
    Grazie per la recensione.
    ps Raffaella, Alfredo era alla mia inaugurazione.
    ciao a tutti, anche a quelli antipatici e che hanno poco senso del’umorismo.
    F.

  8. cari tutti,
    non entro in merito alla quaestio, ma voglio solo sottolineare che sono stufo di tanti giri di parole, di critiche incomprensibili e di interviste cervellotiche raccapriccianti. L’intervista a Fausto è semplice e ironica, dall’inizio alla fine: bellissima, lieve, densa.
    Mi spiace vedere che ci sia ancora gente in giro a caccia di “politichese” anche nella critica d’arte. Pane al pane: piuttosto che sparare le solite c..ate, è meglio scherzare e ironizzare. Credo fermamente che la critica debba farsi militante, ossia, che si debba vedere e conoscere l’artista, stare a contatto con lui, il suo ambiente, il suo lavoro, parlare e scoprirlo dal vivo.
    Ma andiamo: Gilberti è un artista con le contropalle e chi ha pensato che l’intervista fosse banale, non conosce Fausto e non conosce la differenza tra ironia e banalità, tra intelligenza e vuoto pneumatico farcito da parole che nulla dir vogliono.

    E basta.

    Sdoganiamo l’ironia. Basta con gli artisti che si prendono troppo sul serio. L’arte, in primis, è “gioco”.

    O no?

  9. a Lele
    l’intervista era ironica come un calcio nei cosidetti! Dalle domande non traspare ironia, e dalle risposte asciutte nemmeno. L’ironia è qualcosa di diverso dalla presa in giro. Detto questo non voglio non crederti, anzi, ben venga se il Gilberti è ironico e giocherellone, ma lo deve dimostrare. Certo che chi paarla evidentemente non lo conosce, ma è anche vero che non tutti quelli che leggono l’intervista lo conoscono no? Se magari oltre alle spiaccicate domande la giornalista avesse anche solo accennato al “fare” ironico del nostro Gilberti, allora in molti avrebbero compreso di+. Cmq sia, non demonizzerei la critica fatta di paroloni, magari l’accetterei come parte di una verità che nemmeno l’artista stesso possiede. Ma mi limito, non voglio tediare oltre. Solo una cosa LELE, chi ti parla ha fatto dell’ironia la propria bandiera, non solo nella fiction, ma anche nella vita. NAno NAno

  10. A parte ringraziare Fausto per il suo intervento chiarificatore (e non è la prima volta su Ex) vorrei dire che mi trovo d’accordo con Lele sulla questione della critica, sempre che non si riferisse al contesto specifico, cioé in calce a questo articolo, dove mi pare che nessuno abbia usato il politichese. Quando parlavo di linguaggio chiaro e limpido della critica volevo riferirmi proprio ad una critica del genere militante (anche se per la verità il termine è purtroppo fuori moda da molti anni se si eccettua l’avventura della transavanguardia). Per ciò che concerne l’ironia… ok, d’accordo sullo sdoganamento, anche se mi pare che l’arte ci abbia già pensato da sé a sdoganarla e, a giudizio di molti, fin troppo, nel senso dei cloni dei cloni. Ovvio che Gilberti non fa parte certo di questi ultimi e, anzi, il fatto che crei tanti contrasti dimostra solamente la sua qualità; non nascondo infatti, che proprio questi vostri dibattiti mi hanno indotto a riconsiderare l’opera di Gilberti cercando di approfondirla, dopo le iniziali perplessità, per farmene un’idea più chiara. Non stimo molto la pseudoarte che entra in punti di piedi e passa inosservata.

  11. si ma quando il gioco e sempre lo stesso e solo stancante noioso e inutile!
    e l’umorismo ? caro gilbertino dato che se qualcuno ti critica un pochino lo consideri senza umorismo chissa perche poi tu te la prendi!!
    e buffoncello ti sputi contro vento!!!
    la si che sei bravo!!

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