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A partire dal 22 febbraio 2025, SpazioC21 a Reggio Emilia ospita FURYO failed utopia: requiem for a youthful opposition, la nuova mostra di Stefano Serretta, a cura di Andrea Tinterri. Un progetto site-specific che mette in discussione la gerarchia espositiva tradizionale, collocando il fulcro dell’installazione tra l’esterno e il pavimento della galleria.
L’intervento di Serretta è un’operazione di scavo, letterale e simbolico: sulla facciata di Palazzo Brami compare una palizzata in legno con la frase «The sand knows what the rock does not», un enigma visivo che prelude al lavoro interno. Qui, il pavimento in marmo diventa un palinsesto, inciso e marchiato per far riaffiorare le tracce di una generazione, le sue illusioni e le sue lotte. La superficie calcata dal pubblico è una mappa di memorie, segnata da eventi storici e personali, con un riferimento esplicito alla violenza del G8 di Genova del 2001.

Nella sua ricerca Serretta incrocia la prospettiva storica e la profondità del contemporaneo. «Dopo aver indagato le ripercussioni psicosomatiche e le conseguenze offline del capitalismo contemporaneo e dei sistemi di credenza ad esso correlati, da un punto di vista di ciò che questo ha fatto e sta facendo nel contesto di classe, la mia urgenza ora forse è quella di indagare cosa questo sistema e il suo viverci dentro hanno fatto a me, come soggetto campione di quell’insieme di alienati, impostori e inetti a disagio nel proprio ruolo», spiega l’artista genovese, classe 1987.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione che raccoglie un carteggio tra Serretta e il curatore, restituendo la genesi e il processo di elaborazione del progetto. Un ulteriore tassello in una pratica che si nutre di scrittura, archivio e decostruzione delle narrazioni dominanti.

Formatosi tra storia e arti visive, docente di Public Art alla NABA di Milano, Serretta ha esposto in spazi come Villa Arson a Nizza, il MAMbo di Bologna, la Galleria Laveronica di Modica, il Museu de Aveiro / Santa Joana e la Triennale di Milano. Il suo lavoro, che si colloca all’incrocio tra arte, politica e media studies, smonta i meccanismi della propaganda capitalista e ne evidenzia le contraddizioni, attraverso un linguaggio visivo denso di riferimenti storici e stratificazioni materiche.

Con FURYO failed utopia, Serretta costruisce un requiem per un’opposizione giovanile che ha fallito o, forse, è stata sconfitta. Ma nella sedimentazione delle tracce, nella tattilità della memoria incisa nella pietra, risiede la possibilità di una nuova consapevolezza. La mostra sarà visitabile fino al 12 aprile 2025.














