19 maggio 2015

Visto a Venezia, comprato a New York

 

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C’è un vecchio detto che da anni risuona nei corridoi di Art Basel, una delle più prestigiose fiere del mondo: “See in Venice, buy in Basel”. Questo accadeva quando la fiera svizzera seguiva di qualche giorno l’opening della Biennale di Venezia, e i collezionisti, dopo essere passati in Italia a fare il pieno di cultura, andavano a Basilea a fare shopping, comprando, molto spesso, chi avevano visto nei padiglioni di Giardini ed Arsenale.
Con lo spostamento della data dell’opening della Biennale di circa un mese, Basel ha dovuto dare la precedenza a Frieze, che ha goduto nei giorni passati di questo effetto benefico.
Un esempio su tutti: Joan Jonas. Rappresentate degli Stati Uniti alla Biennale e rappresentata da tre gallerie a Frieze, Wilkinson gallery, l’italiana Raffaella Cortese, che presenta dei suoi disegni, realizzati lo scorso anno durante una performance, al prezzo di 25 mila dollari, e Gavin Brown, che ha portato una serie di 58 disegni, al prezzo di 350 mila dollari.
Galerie Eigen + Art, invece, ha venduto per 12 mila dollari Parafulmine mobile, una scultura del 2015 di Olaf Nicolai, che rappresenta la Germania e che è anche uno dei protagonisti delle performance che hanno luogo nell’Arena all’interno del padiglione centrale ai Giardini.
Proprio per gli artisti mid carreer la presenza in Biennale assicura una spinta al mercato, come Katharina Grosse, che nella mostra di Enwezor ha invaso l’ampio spazio a sua disposizione con una delle sue grandi installazioni fatte di montagne di colore, e di cui il tedesco König ha venduto un dipinto del 2014 a circa 60 mila dollari. 
Art Basel, che apre i battenti il 18 giugno, dovrà riconfigurare il proprio programma, sperando che i collezionisti che vengono da Oltreoceano siano pronti a tornare in Europa. (Roberta Pucci)

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