12 maggio 2022

Bologna da scoprire: le mostre di Daniele Cabri e Veronica Montanino in due studi legali

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In occasione dei giorni di Art City e Arte Fiera, Bologna si apre all’arte contemporanea: le mostre di Daniele Cabri, allo Studio Legale Iusgate, e di Veronica Montanino, da Zefyro e Silaw Tax & Legal

Palazzo Hercolani Bonora

A Bologna, nei giorni di Art City e Arte Fiera, l’occasione è buona anche per scoprire luoghi nuovi e insoliti, per un’arte contemporanea che esce dagli spazi espositivi tradizionalmente intesi. In questo caso, due studi legali: in via Castiglione 81, lo Studio Legale Iusgate ospita “Cave Canem”, mostra di Daniele Cabri, organizzata dalla galleria bolognese Studio Cenacchi e curata da Maria Chiara Wang; presso Palazzo Hercolani, in via Santo Stefano 30, Zefyro e Silaw Tax & Legal presentano “Meshwork”, mostra di Veronica Montanino, a cura di Manuela Valentini e Olivia Spatola.

Daniele Cabri, Cave Canem, Studio Legale Iusgate

La seconda personale dell’artista modenese Daniele Cabri organizzata dalla galleria, parla al pubblico attraverso opere in pelle animale lavorata con fiamma ossidrica e pirografo. A partire da un originale dialogo tra pittura, scultura, video, performance, Cabri, negli ultimi anni, ha sentito l’esigenza di fissare la sua ricerca su un supporto “ultimo”, “finale”, la pelle appunto. Nella mostra “Cave Canem”, lo spunto è il rapporto, che sia tra individui, tra uomo e donna, dell’umanità con la tecnologia. La tensione è quella a riavvicinarci e a riavvicinarsi a ciò che è più denso e profondo in ognuno di noi.

 

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«La personale di Daniele Cabri trova il suo fulcro nell’installazione Saturno che divora i propri figli», scrive Maria Chiara Wang nel testo critico. «Tale opera rappresenta un doppio tributo alla storia dell’arte: il titolo è la citazione dell’omonimo dipinto di Francesco Goya (1820-1823), mentre i volti incappucciati delle due figure sono un esplicito rimando a Gli Amanti di René Magritte (1928).

«Le figure ritratte con la fiamma ossidrica e il pirografo su due pelli animali collegate da corde e fili elettrici, se da un lato rimandano all’abbruttimento della società attuale che vive di impulsi bestiali, dall’altro ritraggono la condizione dell’amore contemporaneo: un rapporto senza comunicazione, poiché privato della visione e del contatto, caratterizzato da un godimento cinico e individualistico. Ne risulta il ritratto di una umanità fatta di corpi nudi esposti, soggetta ad un piacere pornografico e narcisistico che con la sua immediatezza, contingenza e trasparenza sigilla la fine del rituale della seduzione, caratterizzato – al contrario – dalla durata, dall’indugio e dagli svelamenti progressivi».

Veronica Montanino, Meshwork, Zefyro – Silaw Tax & Legal

La natura, il concetto di reticolarità, il rapporto scivoloso tra apparenza, realtà e illusione, il pensiero altro e quello logico, la crisi dei modelli occidentali e razionali, sono alcuni dei temi indagati da Veronica Montanino e restituiti dalle opere proposte in “Meshwork”, mostra visitabile dal 13 al 15 maggio 2022, nel prestigioso Palazzo Hercolani, negli spazi di Zefyro e Silaw Tax & Legal. A cura di Manuela Valentini e Olivia Spatola, la personale è scandita da due tipi diversi di progettualità: Colture, una grande installazione che comprende il “Tavolo scientifico” e “Mappe-mondi”; e la serie pittorica dal titolo “Escursioni”, incentrata sul dialogo tra uomo e natura.

 

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“Tavolo Scientifico” è composta da una moltitudine di contenitori trasparenti in vetro di diverse dimensioni, al cui interno si trovano elementi naturali e artificiali declinati in differenti forme e materiali. I volumi dell’Enciclopedia Treccani – un riferimento alla concezione del sapere settecentesca, in omaggio anche alla storia di Palazzo Hercolani – vanno invece a costituire la struttura di “Mappe-mondi”.

In esposizione anche le “Escursioni”, una serie di lavori dipinti su fogli acetati che, grazie alla trasparenza, vanno a sovrapporsi e dialogare con i motivi ornamentali delle sale nelle quali sono collocati. I soggetti sono ripresi da tavole dell’Enciclopedia che illustrano animali e piante, abitanti di giardini, boschi, mari e habitat di diversa natura che vengono sovrapposti e stratificati in un intreccio: una trama visiva reticolare e multipla.

«Il senso dell’installazione site specific è come se mi fosse stato suggerito dal palazzo stesso. Ereditiamo dalla storia – di cui il palazzo è una sopravvivenza – il settecentesco secolo dei lumi, un sistema classificatorio di conoscenza e relativa sistematizzazione di questo sapere, concepito come universale dall’Enciclopedia», ha spiegato Montanino. «Le due installazioni che ho pensato per questo tavolo (in cui la parola “cultura” diventa “coltura”), trattano per l’appunto il tema della classificazione, da me restituita sia tramite una serie di oggetti incapsulati in contenitori trasparenti, sia tramite pagine e volumi dell’Enciclopedia Treccani che comprendono elementi in dialogo con le altre opere in mostra. Così facendo, ho voluto essere provocatoria nei confronti di un sistema classificatorio che, con il passare del tempo, si è rivelato capace di fornire soltanto conoscenze parziali».

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