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architettura_biennale 2004 Vizi di forma
Architettura
Cosa resterà di questa Biennale. Proviamo a tracciare, mentre la mostra s’avvia alla conclusione, un bilancio. Dalla celebrazione formalista, al grande assente Koolhaas, dal bel padiglione Inglese, alla spinosa questione del padiglione Venezia…
Di questa 9. Biennale Internazionale di Architettura di Venezia ci piace il titolo: Metamorfosi. Bene esprime il fatto che l’architettura da almeno un ventennio a questa parte sia cambiata, subendo una mutazione che fa pensare a quella che dal baco porta alla farfalla o dalla scimmia all’homo sapiens. E in effetti, se si gira per le mostre allestite nelle due sedi storiche della Biennale, i Giardini e le Corderie, non si può non rimanere stupefatti dalla qualità della ricerca architettonica oggi in atto. Gli edifici sembrano diventare leggeri, fluidi, sensibili all’ambiente, caratterizzati da sequenze continue di spazi avvincenti e interessanti, avvolti da rivestimenti inconsueti che variano da quelli così trasparenti da essere quasi eterei a quelli tanto corposi da stimolare insieme vista e tatto. Se la Biennale è così bella credo però che sia più merito della qualità dei progetti che per le scelte dei curatori e in partico lare del sia pur intelligente e coltissimo direttore della rassegna, Kurt Forster.
La mostra alle Corderie così come pensata da Forster –che è uno storico dell’arte più che un critico di architettura- ha infatti un taglio eccessivamente formalista e tralascia il rapporto tra l’architettura, i suoi utenti e la natura circostante: si parla infatti di topografia mai di natura o di ecologia, si sottolineano i giochi dei piani e delle superfici ma poco si affronta il tema del rapporto tra il fruitore – il suo corpo, la sua intelligenza- e lo spazio. Inoltre glorifica due architetti, gli statunitensi Peter Eisenman e Frank O. Gehry, che del formalismo fanno la loro bandiera, e ne tralascia altri –quali l’olandese Rem Koolhaas– che il tema della metamorfosi lo hanno esaminato con un occhio che il critico Anceschi avrebbe definito più eteronomo, cioè più attento ai fatti della vita circostante.
E cio’ che è più grave rintraccia l’origine della metamorfosi a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, nelle opere di Aldo Rossi e di James Stirling, incappando in un duplice errore. Storico perché la metamorfosi inizia prima, almeno negli anni Sessanta con le opere della cosiddetta seconda avanguardia e coinvolge ben altri soggetti: Archigram, Metabolisti, Concettualisti, Radical, Anarchitetti, Disarchitetti. Concettuale perché non è il Postmodernism di Rossi e Stirling che inizia la metamorfosi, semmai è ciò che la ritarda.
Criticabile anche la mostra Notizie dall’interno curata, con la consueta raffinatezza, da Mirko Zardini, uno dei nostri migliori critici. La tesi è condivisibile: gli italiani costruiscono poco e soprattutto realizzano spazi interni nei quali profondono un impegno quasi eroico. Ma la scarsa documentazione fotografica, un paio di scatti per progetto, giova poco alla comprensione di un così grande impegno. Inoltre fa fare un passo indietro all’architettura italiana che da almeno un decennio sta puntando a caratterizzarsi non solo per gli interni.
Come sempre, interessanti e meno interessanti i padiglioni nazionali. Spicca in positivo, per la consueta intelligenza del curatore Peter Cook, quello britannico, mentre è poco incisivo, per una scelta troppo tradizionalista, quello spagnolo. Non si capisce poi perché non debba esserci un padiglione italiano dove un curatore, scelto ogni due anni, tenti di fare il punto sullo stato dell’architettura italiana. Consigliamo comunque che a gestire l’iniziativa non sia il Darc, a meno che non rinnovi la propria linea culturale sempre meno convincente. La mostra sulle dieci più importanti architetture italiane degli ultimi cinquanta anni promossa da questa istituzione ha selezionato, infatti, lavori che tratteggiano un quadro del tutto arcaico della ricerca nel nostro Paese, con punte di ridicolo toccate con la scelta di un giurato di promuovere la propria produzione. E con l’assenza di opere di architetti ben più significativi, quali ad esempio Renzo Piano.
luigi prestinenza puglisi
Direttore Kurt W. Forster
Sedi espositive Arsenale (Corderie e Artiglierie)
Inaugurazione e Premiazione Giardini della Biennale10 settembre 2004
interviene Peter Greenaway
Apertura al pubblico12 settembre – 7 novembre 2004
ore 10.00 – 18.00 (tutti i giorni)
Informazioni Ufficio Stampa:
Tel. 041 5218846 / -716 – Fax 041 2705975
e-mail infoarchitettura@labiennale.org
Ufficio Promozione Pubblico e Gruppi mail infogruppi@labiennale.org
Tel. 041 5218828
Biglietti Intero: 12 €
Ridotto: 10 €
Under 26 e studenti: 7 €
Gruppi (min. 10 persone): 10 € (prenotazione obbligatoria)
Gruppi studenti (min. 10 persone): 6 € (prenotazione obbligatoria)
Formula “family” (2 adulti e 2 ragazzi under 14): 30 €
Ingresso fino ai 6 anni: gratuito
Prevendita telefonica e su Internet Prevendita telefonica per singoli: Tel. 041 2719020 con bonifico bancario, vaglia postale, carta di credito (diritto di prevendita €1)
Prevendita telefonica per gruppi: prenotazione obbligatoria Tel. 041 5218828 con bonifico bancario, vaglia postale, carta di credito (no diritto di prevendita)
su Internet: biglietteria ondine
Prenotazioni dall’estero ART CITIES IN EUROPE
Tel. +49 7531 90730
Fax +49 7531 90735
e-mail info@artcities.de
web www.artcities.com
Come raggiungere la mostra Linee ACTV 1/51/61/82/41 da Piazzale Roma e Ferrovia
fermate: Arsenale; Giardini
Servizi per il pubblico info point
presso Padiglione Venezuela ai Giardini
Visite guidate
min. 10 persone, prenotazione obbligatoria (info Tel. 041 5218828, e-mail infogruppi@labiennale.org )
Didattica – Progetto Educational
min. 10 persone, prenotazione obbligatoria (info Tel. 041 5218828, e-mail infogruppi@labiennale.org )
Bookshop
Arsenale, Porta Duca d’Aosta
Giardini, Padiglione del libro Stirling
Catalogo
ediz. italiana: Marsilio (3 volumi) 50 €
ediz. inglese: Rizzoli New York (3 volumi) 75 $
[exibart]