13 marzo 2023

La policromia della scultura classica. In una mostra al Met di New York

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Report dalla mostra newyorkese Chroma, tra figure classiche e policromie spiazzanti

Report dalla mostra newyorkese Chroma, tra figure classiche e policromie spiazzanti
Report dalla mostra newyorkese Chroma, tra figure classiche e policromie spiazzanti

In una visitatrice italiana che ha visto in più occasioni i bronzi di Riace in Calabria, crea immediato spaesamento la folgorante apparizione delle due statue in stucco che si affrontano a fior di pelle nell’ala greca del Met di New York. Da oltre due decenni, quella passeggiata che comincia col Kouros e la Sfinge ci riporta dai taxi di Fifth Avenue alle nostre origini classiche, ma immaginate la sorpresa nel vedere tra i reperti candidi due guerrieri nudi, totalmente colorati di nero. Sono capitata in mezzo a Chroma, la mostra allestita tra le statue del primo piano, affiancando alle opere già esistenti 14 ricostruzioni dipinte di arte greca e romana.

Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani

Tali ricostruzioni sono il risultato del lavoro di Vinzenz Brinkmann, direttore del reparto antichità del Liebieghaus Skulpturensammlung di Francoforte, e di Ulrike Koch-Brinkmann. La coppia di coniugi si occupa di policromia da oltre 40 anni, e la loro mostra Gods in Color gira dal 2003.

Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani

L’idea è quella che chi ha studiato Winckelmann e il Classicismo già conosce: le statue nell’antichità non erano bianche ma colorate, e per determinare i colori sono state usate sia tecniche scientifiche che ricerche storico-artistiche. Per la statua dell’arciere, ad esempio, la coppia ha utilizzato la luce ultravioletta e radente per determinare i motivi dipinti sulla sua superficie, e poi tecniche dettagliate per osservare ciò che restava dei colori. In seguito hanno studiato un cavaliere persiano ben conservato dell’Acropoli di Atene risalendo alle tonalità più probabili. L’oro è stato aggiunto dopo che il team ha studiato le ceramiche greche e i tessuti sciiti che portavano modelli di abbigliamento simili a quelli dell’arciere.

Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani

Da una delle teche ci osservava il “paio d’occhi” che da sempre mi affascina e che già preannunciava la mostra attuale: nella didascalia si racconta di come questi occhi, un tempo lucenti, fossero incastonati nel marmo, anch’esso colorato.

Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani
Chroma, Metropolitan Museum di New York. ph. Francesca Magnani

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