05 giugno 2025

Barovier&Toso apre al contemporaneo: due artiste rileggono il vetro di Murano

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Le artiste Marija Jaensch e Amy Thai ci parlano del loro primo incontro con la tradizione del vetro, in occasione della mostra da Barovier&Toso ARTE, spazio espositivo di Murano recentemente aperto

Barovier&Toso arte
Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

Il 2025 ha visto nascere un nuovo spazio espositivo a Murano, Barovier&Toso ARTE, che sarà il luogo della celebrazione dell’antica arte veneziana del vetro. Ospita opere realizzate da artisti contemporanei che, per la prima volta, interpretano questo materiale così prezioso, tramandando il sapere dei maestri vetrai e traghettando questa tradizione nel futuro.

Ph. Diana Cicognini, esterno

La prima mostra, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, a cui hanno partecipato le artiste Marija Jaensch Amy Thai, rispettivamente berlinese e australiana, sta per concludersi e già c’è attesa per l’arrivo dell’artista ceco Vlastimil Beránek, che a Murano presenterà una selezione di sculture, nella sua nuova mostra intitolata Stillness in Motion / Immobilità in Movimento. In questo caso, l’arte veneziana si confronterà con l’artigianato del cristallo boemo. Sarà interessante cogliere le diverse sfumature di interpretazione del vetro.

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Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

Sono le stesse Marija Jaensch e Amy Thai, protagoniste di questa prima mostra visitabile fino all’8 giugno, a raccontare in questa intervista le loro impressioni sulla straordinaria tecnica degli artigiani di Murano, con cui si sono confrontate per la prima volta durante la residenza artistica organizzata dalla Fondazione Barovier&Toso.

Il vetro si confronta con marmo di carrara e tessuto, in un gioco dinamico di forme e materiali. Accanto alle opere già esposte in H2O Venezia: Diari d’acqua / Water Diaries, in occasione dell’ultima edizione della Biennale di Venezia, in mostra potrete vedere i pezzi inediti in vetro e i lavori che raccontano l’identità distintiva delle due artiste.

MarijaJaensch, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

L’anno scorso sei stata coinvolta da Mara Hoffmann, direttrice di Barovier&Toso ARTE, per far parte di un programma di residenza artistica insieme ad Amy Thai. Puoi parlarmi di questa tua prima esperienza con il vetro?

Marija Jaensch «Nel mio studio opero completamente da sola, senza assistenza o interferenze dall’esterno. Lavorare il vetro ha voluto dire per prima cosa imparare a collaborare con i maestri artigiani nelle fornaci. La seconda sfida è stata lavorare su tre dimensioni. Ho avuto bisogno di qualche mese per arrivare a interpretare il vetro allo stesso modo in cui interpreto i tessuti. Il mio approccio è stato dapprima molto intuitivo e, poi, quando ho deciso quale sarebbe stato il centro della mia prima opera in vetro, l’ispirazione è fluita naturalmente».

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Marija Jaensch, The offering of the heart, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

The Offering of the Heart si ispira a un arazzo medievale, noto come “L’Offerta del Cuore”. Come è arrivata a questa interpretazione così aperta dell’amor cortese raccontato nell’opera originale?

Marija Jaensch «Ho scelto un approccio astratto per tradurre l’estetica e l’eleganza che ho visto in questo arazzo. Innanzitutto, perché è stato il cuore per primo a parlarmi, non gli animali o gli alberi. Il cuore, che di per sé può racchiudere diverse simbologie molto immediate, è diventato il centro della mia opera. Bisogna dire poi che si tratta di un’opera d’arte in vetro, materiale che ha dei limiti nel raccontare una storia, rispetto al tessuto, per il modo in cui viene lavorato. Sono stata molto soddisfatta del risultato. In questi alberi riconosco la mia personalità, persino il mio modo di pensare e di muovermi e anche adesso, ogni volta che li guardo mi sorprendo ancora. Esprimono una parte di me che posso riconoscere nel loro movimento, è come una danza che ipnotizza, un movimento sospeso, non finito, che il visitatore può completare con la sua immaginazione».

Marija Jaensch, La guarigione miracolosa, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

In mostra sono presenti anche i tuoi lavori La guarigione miracolosa e l’Annunciazione, astrazioni geometriche in tessuto. Dove trai la tua ispirazione?

Marija Jaensch «Mi ispiro alle opere dei pittori del Medioevo e del Rinascimento. La guarigione miracolosa si ispira al celebre dipinto del Rinascimento veneziano “La guarigione miracolosa di Pietro de’ Ludovici” di Gentile Bellini, del 1501 circa. L’annunciazione invece ha come riferimento la pala d’altare Brozzi di Giovanni dal Ponte, databile al 1410/1415 circa. Sono attratta soprattutto dai motivi geometrici dei pavimenti, che traduco in un’opera d’arte sempre bidimensionale ma realizzata con un medium molto diverso. Negli ultimi cinque anni ho vissuto la mia ricerca artistica come se mi fossi trovata in un immenso parco giochi pieno di attrazioni meravigliose, in cui andavo alla scoperta dei diversi motivi decorativi utilizzati dagli artisti, che si differenziano molto nel Rinascimento italiano rispetto a quello nordeuropeo».

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Marija Jaensch, L’Annunciazione, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

Puoi dirmi qualcosa in più sulla tua tecnica?

Marija Jaensch «Sono sempre stata attratta dalla lavorazione dei tessuti anche se ho un background in storia dell’arte. Ho scoperto l’arte del quilting negli Stati Uniti a vent’anni e a trenta queste mie due anime si sono fuse. La lavorazione delle stoffe e la composizione creativa di ogni singolo pezzo su tele di grandi dimensioni è diventato così il mio modo di esprimermi. Uso il tessuto come un altro artista userebbe la pittura acrilica o ad olio. Il tessuto è un materiale molto tattile e mi consente di creare dettagli anche molto piccoli.
È una ricerca che porto avanti da cinque anni e ad un certo punto di questo mio percorso ho deciso di tingere io stessa i tessuti con tinture naturali, per imitare i colori e i motivi delle opere originali, ma anche perché così i colori si armonizzano più facilmente tra loro. Mi piace anche il fatto che nel corso degli anni alcuni di essi tendano a sbiadire. L’opera d’arte così continua a cambiare senza che io intervenga, prende vita in un certo senso».

Amy Thai, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, Courtesy of the artist

Cosa ha significato per te partecipare alla mostra inaugurale di Barovier&Toso ARTE?

Amy Thai «È stato un profondo onore poter contribuire a una tale eredità culturale. L’artigianato di Barovier&Toso è leggendario e questa esperienza mi ha permesso di creare un dialogo tra la mia visione contemporanea e la ricca tradizione del vetro, ma anche di spingermi oltre i suoi confini e di creare ispirata dai suoni circostanti dell’acqua e della natura, che influenza profondamente il mio lavoro».

Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

Vorrei che mi raccontassi la tua prima esperienza con il vetro.

Amy Thai «Lavorare con il vetro è stata un’esperienza affascinante, perché è fragile ma allo stesso tempo molto resistente, ed è così diverso dal marmo. È un materiale che sembra quasi prendere vita mentre viene modellato. Sembrano aprirsi infinite possibilità di spingersi oltre i confini della materia stessa ed è per questo che lo amo così tanto, ma ha una sua natura ed ho dovuto imparare a gestirla e mi sono davvero divertita a capire fino a dove mi avrebbe portato».

Amy Thai, Undercurrent 4, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

Puoi presentarmi i tuoi lavori in marmo e vetro che stai presentando a Venezia?

Amy Thai «Le mie opere sono profondamente influenzate dalla natura. Questa serie si chiama Undercurrent e rappresenta un’energia intensa che si muove sotto la superficie della mia consapevolezza con cui ho convissuto per tutta la vita e che ho imparato ad usare. Emerge a ondate e si traduce in una forma fisica quando lavoro con il marmo e il vetro.

Undercurrent 4 è realizzata con marmo di Carrara. Ci sono arrivata attraverso un processo lungo e intuitivo, circa un mese, che ha avuto molte pause in cui mi fermavo a meditare e parlavo con la pietra, per capire dove voleva portarmi. Sapevo quali sensazioni volevo esprimere e come dare al marmo un’impressione di movimento, ma non avrei potuto immaginare come l’opera sarebbe stata fino alla fine. Volevo che l’opera emergesse da sola per mostrare il potere della natura e della sua trasformazione.

Undercurrent 2 è una delle prime sculture in vetro, realizzata grazie alla collaborazione con i Maestri vetrai veneziani di Barovier&Toso ARTE, che hanno saputo comprendere la mia visione artistica.  È stata un’esperienza davvero affascinante trasformare un materiale in natura trasparente attraverso questa finitura in cristallo sabbiato, che gli conferisce una consistenza al tatto quasi simile alla pelle. Il modo in cui cattura la luce è molto interessante: brilla come se fosse qualcosa di organico che appartiene alla natura».  

Amy Thai, Undercurrent 2, Glass Art in Dialogue / Arte del vetro in dialogo, veduta della mostra, Barovier&Toso ARTE, Venezia, 2025, ph. Diana Cicognini

Fiori, marmo, vetro ti sei confrontata con forme di espressione molto diverse nel corso della tua carriera. Quali sensazioni hai provato lavorando con materiali tanto diversi?

Amy Thai «Negli ultimi otto anni della mia vita ho lavorato con i fiori, che per la loro qualità effimera mi hanno insegnato molto sulla vita e sulla morte. Mi hanno regalato un insegnamento importante, capire come creare e lasciare andare. Ho acquisito la consapevolezza che stavo realizzando un’opera d’arte vivente e dovevo lasciarla andare prima ancora di averla finita, perché sarebbe svanita subito dopo l’incontro con il pubblico.

Il marmo e i fiori sembrano quasi due medium paradossali se considerati insieme, uno è vivo e l’altro è morto, ma in realtà sono connessi. Sono entrambi parte della natura ed esprimono un senso di eternità. Il mio processo di lavorazione del marmo richiede molto tempo. Osservare come cattura la luce e come si trasforma, è quasi una danza tra me e la materia, in cui rispondo e ascolto le sue richieste. Lavorare con il marmo e lavorare con il vetro è molto diverso, entrambi hanno delle limitazioni. In effetti, ci sono mie espressioni artistiche che possono prendere vita solo attraverso il marmo, perché il marmo è in grado di sopportare la mia intensità e la mia forza quando lo lavoro a mano. Anche con il vetro riesco a esprimere la mia energia, ma in modi molto sottili e fluidi, modi che sarebbe impossibile riprodurre attraverso il marmo».

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