27 settembre 2020

Colore-Astratto-Informale, Vôtre

di

Visita alla mostra curata da Fabio Cavallucci, che raccoglie i lavori "astratti non geometrici" di una decina di artisti perlopiù italiani

colore-astratto-informale a Carrara
colore-astratto-informale a Carrara

A Carrara, in uno stupendo palazzo barocco oggi un po’ fané che ospitò il Canova incontriamo Fabio Cavallucci, curatore di “Colore astratto informale“, mostra organizzata da Nicola Ricci nel suo spazio Vôtre.
Un luogo affascinante per un evento che vuole interrogarsi su una pittura astratta, non geometrica ed informale sempre più presente.
“L’idea iniziale della mostra è una riflessione sulla astrazione nata in questi ultimi tempi” ci racconta Cavallucci. “Fino al lockdown ho avuto modo, infatti, di girare parecchio per mostre, biennali e fiere, dalla Cina agli Stati Uniti accorgendomi costantemente del progressivo aumento di presenza di opere di pittura astratta non geometrica. Una pittura tendente all’informe, non informale. Ho iniziato, così, a chiedermi quale ne fosse la ragione pensando, inizialmente, ad una esigenza di mercato, ma dicendomi successivamente che non poteva essere solo questo. Soprattutto per alcune di queste opere, quelle più caotiche ed informi. Ricordo che circa vent’anni fa scrivevo in un mio testo sull’arte italiana che, allora, si potesse fare tutto tranne che l’informale. Oggi, invece, questo non solo è fattibile per un giovane artista ma, questa tendenza, inizia ad entrare sotto i riflettori”.
“Ho così accolto con piacere ” continua il Curatore “la proposta di Nicola Ricci di iniziare a riflettere su questo fenomeno”.

colore-astratto-informale, veduta della mostra
colore-astratto-informale, veduta della mostra

Interpretandolo, chiediamo, come fluidità della interpretazione del mondo?
“Al momento non so. Immagino che ci siano risposte tante possibili risposte diverse.
“Una di carattere scientifico, per esempio – prosegue Cavallucci – dato che oggi la scienza ci sta mostrando che quello che ci sembra cosi preciso e rigoroso in realtà non lo è per niente. Cosi che si scopre che la materia è, in realtà, un flusso di vibrazioni, cosi come che tutto l’universo sia percorso da onde, e che dalle più grandi distanze tra le stelle ai moti delle micro particelle subatomiche queste rendono tutto ciò che vediamo, che pensiamo e immaginiamo molto più aleatorio, imprevedibile e incerto di quanto ci appaia”.
“Oppure potrebbe essere la necessità di dare una risposta all’ambiente che ci circonda. In fondo la Natura ha si delle regole ma spesso esplode in modo non definito”.
“Allora – prosegue Cavallucci – l’Arte, che è un grande potente mezzo di non voglio dire di previsione del futuro ma certo di anticipazione di grandi fatti, di grandi movimenti può darsi che ci stia dando in anticipo, certamente con una chiarezza non scientifica, delle risposte che magari la scienza ci darà fra qualche anno e, questa, non sarebbe una novità. Basta pensare ai futuristi!”.
Potrebbe essere anche, chiediamo, questa comune dimensione più fluida ed astratta, il desiderio di una visione più intima dell’essere umano?
“Certamente, cosi come una risposta come negazione ad una situazione del mondo che gli artisti preferiscono negare. Un guardare dentro sé stessi in relazione a quello che la società sta portando avanti dato che oggi sta diventando tutto più regolato, burocratico, regolamentato”.
La possibilità, quindi, che gli artisti si stiano distaccando da questo irrigidimento, da questo eccesso di regole e di tecnologia. “Certo è – conclude Cavallucci – che è un interesse che è doveroso indagare oggi”.
La mostra organizzata da Nicola Ricci include un gruppo di artisti con cui ha lavorato nei suoi vent’anni di carriera di gallerista: Antonio Catelani, CCH, Maurizio Faleni, Federico Fusj, Hu Huiming, Giuseppe Linardi, Luciano Massari, Alfredo Pirri, Gianluca Sgherri, Simona Vestrucci…
Artisti accomunati, sia pur con modalità diverse, da una ricerca che procede in una stessa direzione e le cui ragioni verranno indagate nel catalogo che mostrerà anche gli allestimenti nel palazzo barocco la cui cornice inquieta è perfetta per le opere esposte.
Anche per Luciano Massari, artista presente nella mostra e Direttore della Accademia di Belle Arti di Carrara è in atto un cambiamento rispetto alla grandissima attenzione data, invece, fino a pochi anni fa alla figurazione.
“Per me come artista – prosegue – è riportare avanti un discorso già aperto da tempo, non pensando sicuramente di concluderlo ma volendo offrire oggi un contributo a questo interessante dialogo sull’informale. Ogni artista presente ha l’esigenza di descrivere il proprio universo poetico. È interessante capire cosa sta accadendo nel mondo ed è anche importante pensare che questa riflessione possa partire da Carrara come luogo dell’arte, che accoglie l’arte e dove l’arte succede”.
E, infatti, Silent lands la grande scultura di Massari dialoga in questa mostra di Carrara accolta dallo storico, stupendo, camino barocco in marmi policromi mentre nelle altre sale il colore e le forme semplici e sapientemente complesse raccontano di un’arte non facile che questa mostra ha il pregio di indagare .
”Colore Astratto Informale” come tentativo di arrivare attraverso questa arte anche noi svelandoci, in un non facile presente, anche il nostro indefinito desiderio di un più fluido e colorato sentire.

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