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Sostegno alle gallerie, difficoltà dei no-profit, fragilità e competizione: i temi del Forum Italics 2025 a Napoli
Arte contemporanea
Arrivato alla sua terza edizione, il FORUM ITALICS si conferma un appuntamento vivo e molto sentito dai partecipanti quale occasione di confronto su temi che riguardano non solo l’operato delle gallerie – entità che costituiscono questa rete nata nel 2020 – ma il sistema dell’arte in generale. Alla luce del recente passaggio del Decreto Cultura senza l’emendamento di riduzione dell’IVA, inevitabile motivo di agitazione e preoccupazione nel settore, i vari momenti di discussione nel corso della giornata ospitata dal Museo Madre di Napoli hanno avuto come fil rouge il voler rimarcare il ruolo culturale svolto da queste realtà e il loro contributo all’interno di una filiera molto più ampia, che tiene insieme istituzioni e professionisti.
Forum Italics 2025: i tavoli di discussione
Nel corso della mattinata, sei tavoli di lavoro si sono cono confrontati su altrettanti temi, a partire dalla specificità di ITALICS e del suo progetto annuale, PANORAMA, per arrivare ad argomenti di più ampio respiro che chiamano in causa altri attori di quella stessa filiera: i collezionisti, i musei, gli artisti. Nel tavolo coordinato da Andrea Cancellato, i partecipanti sono stati chiamati a discutere il ruolo di ITALICS a partire dall’individuazione delle specificità del ruolo delle gallerie e dalla necessità di ampliare il proprio pubblico, mentre il tavolo dedicato a PANORAMA, moderato da Agostino Riitano, si è confrontato sulla possibile evoluzione del progetto, prendendo in esame le sue peculiarità e le sue caratteristiche irrinunciabili, quale segno della propria identità, immaginando di rafforzare la dimensione del forum anche in concomitanza con la mostra e valutando possibili estensioni internazionali.

Il collezionismo privato è stato al centro del terzo tavolo, coordinato da Maurizio Morra Greco, che ha ribadito il ruolo delle gallerie nell’educare un collezionismo consapevole ma anche la necessità di una migliore comunicazione all’esterno e di un alleggerimento burocratico. Parallelamente, il gruppo di lavoro coordinato da Eva Fabbris ha portato avanti una discussione sulla missione collezionistica dei musei italiani che, a partire dalla condivisione di esperienze più e meno virtuose, ha fatto emergere l’importanza dei bandi ministeriali e il fondamentale ruolo delle Associazioni di Amici dei musei italiani nei processi di incremento delle collezioni pubbliche, a fronte dell’esiguità di fondi specificamente destinati.

Il sesto tavolo, con Andrea Abbamonte in qualità di moderatore, ha invece guardato al rapporto tra gallerie e artisti in un mondo sempre più segnato dal digitale e dai social media che, se da un lato facilitano processi di autopromozione, dall’altro impongono una fruizione troppo veloce che spesso non ben si concilia con i tempi della ricerca e della valutazione più approfondita del lavoro di un artista, ancor più se emergente. Da qui anche la proposta per la creazione di una piattaforma per la promozione di artisti giovani, in continua evoluzione, di cui la rete di ITALICS potrebbe farsi promotrice.

Le criticità: una fragilità da riconoscere
A completare i lavori, il tavolo che ho avuto il piacere di moderare in prima persona si è proposto l’individuazione e la promozione di possibili politiche per sostenere l’operato delle gallerie. In tale contesto, e in accordo con il gruppo di lavoro, si condividono qui alcuni dei punti trattati durante la discussione, che evidenziano da una parte alcune criticità e contraddizioni interne del settore – in primo luogo, la necessità di far dialogare vocazione culturale e commerciale –, dall’altra la passione che muove i suoi protagonisti.
In generale, è storia nota che le gallerie che hanno aperto negli ultimi 15-20 anni, hanno dovuto confrontarsi con gli effetti della crisi economica del 2008 e con le conseguenze dell’epidemia di Covid-19 nel 2020-21. Questo ha inevitabilmente portato all’adozione di pratiche e strategie diverse da gallerie che hanno iniziato la loro attività nel secolo scorso, in parte anche come meccanismo di reazione a modelli percepiti non più funzionali o adeguati ai tempi. Si tratta di gallerie che spesso hanno incentrato il proprio lavoro sulle generazioni artistiche emergenti, lavorando sulla produzione e dunque nel primo mercato.

A partire da tali premesse, con i partecipanti al tavolo – Corrado Gugliotta, La Veronica, Modica; Paola Guadagnino, T293, Roma; Tiziana Di Caro, Galleria Tiziana Di Caro, Napoli; Francesco Pistoi, Lunetta11 Gallery, Mombarcaro – abbiamo innanzitutto affrontato la questione della “fragilità”, così come dal titolo del tavolo, Garantire e supportare le gallerie più fragili: quali politiche o azioni concrete si dovrebbero attivare?, riscontrandone le possibili cause non tanto nel lavoro con i giovani artisti o negli anni all’attivo della galleria, ma in una condizione sistemica entro la quale il lavoro culturale, a tutti i livelli, non è riconosciuto o, comunque, è messo in secondo piano, e i comportamenti non sempre deontologicamente corretti, in particolare per ciò che riguarda la definizione di statuto degli enti che operano nel settore, in alcuni casi ambigua per ciò che concerne attività profit e non-profit.

Dal tavolo è emersa anche una diffusa reticenza ad ammettere tale fragilità, mentre il suo riconoscimento – intendendo la fragilità non solo come condizione economica ma strutturale – rappresenta in realtà un primo passo per lavorare nei termini di un’inversione di tendenza, dove non è necessario essere competitivi a tutti i costi – Lucio Corsi docet – adeguarsi a esercizi di forza e inanellare passaggi considerati “obbligati” ma, al contrario, lavorare su una propria specificità e identità.
La discussione si è dunque spostata a vagliare possibili criteri di valutazione del buon operato di una galleria, in buona parte riconducibili proprio all’identità del lavoro svolto: più che di autorevolezza, si è parlato di riconoscibilità, serietà e umanità nei rapporti professionali, autonomia, ma anche di sostegno agli artisti, rapporto con il territorio di pertinenza, importanza di attivare un interesse nei confronti del pubblico.
Come sostenere le gallerie? Le proposte
Dovendo enucleare possibili politiche di sostegno alle gallerie, si è dunque convenuto sulla non rilevanza di un contributo finanziario una tantum – né tantomeno sulla possibilità di usufruire di finanziamenti pubblici per attività quali la partecipazione a fiere, come succede in altri Paesi europei -, ma piuttosto su una politica integrata di consapevolezza con investimenti diffusi nell’arte contemporanea con l’obiettivo di ricostruire un tessuto culturale e far sì che anche l’attività delle gallerie sia riconosciuta di interesse pubblico.
Sul piano più pratico, questo potrebbe tradursi nella possibilità, da parte delle gallerie, di farsi enti promotori di progetti culturali quali mostre in spazi pubblici e pubblicazioni in occasione di bandi pubblici, ma anche di accedere a spazi in disuso di pertinenza comunale o regionale, usufruendo così di agevolazioni al momento destinate solo a realtà senza scopo di lucro.
Infine, è emersa con forza la rilevanza di progettualità condivise da parte di gallerie in grado di riconoscersi in una modalità operativa, funzionale sia a convogliare l’attenzione sulle proprie proposte, sia ad attivare strategie di sostenibilità nel breve e nel lungo periodo.
Questo il resoconto di un’intensa mattinata di lavori, proseguita con una tavola rotonda allargata e un incontro pubblico dal titolo Che futuro per il settore dell’arte in Italia?, durante il quale Alfonso Artiaco, Cesare Pietroiusti, Angela Tecce e Pietro Vallone, moderati da Renata Caragliano, si sono confrontati apertamente sulle numerose tematiche emerse nella giornata.

In attesa di conoscere la prossima location della mostra PANORAMA, l’appuntamento è per il forum del 2026.