04 luglio 2022

Ecmnesia: da Cosmo, un racconto identitario tra passato e presente

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Da Israele a Roma, in “Ecmnesia” l’affermazione dell’identità è indistricabilmente legata alla memoria: un progetto espositivo da scoprire, nello spazio creativo di Cosmo

A cura di Idris (Barak Rubin e Livia Tagliacozzo) e Micol di Veroli, “Ecmnesia” porta a Roma il lavoro di quattro artisti di base in Israele. Nello spazio creativo Cosmo, a Trastevere, diretto da Zaelia Bishop, con questa mostra si sviluppa il racconto identitario tra passato e presente, proveniente da una realtà sociale complessa in cui la memoria si sovrappone all’oggi. Attraverso la pittura, il disegno, la fotografia manipolata e il video, ogni artista dà voce a una storia personale e, allo stesso tempo, collettiva. “Ecmnesia” attiva una connessione tra ricordi e immagini per mostrare una nuova narrazione dei quadri geopolitici e sociali di Israele. Con quest’esposizione da Cosmo, Mai Daas, Dor Guez, Samah Shihadi e Tigist Yosef Ron comunicano un sé inevitabilmente connesso all’altro, in una stratificazione senza età.

Idris a Cosmo, da Israele a Roma

Barak Rubin e Livia Tagliacozzo lavorano insieme dal 2017 con il progetto curatoriale Idris. I due operano sulla collaborazione e il dialogo tra artisti emergenti e affermati, ognuno con un diverso sfondo politico, geografico, religioso e sociale. Dopo aver portato la loro ricerca in vari luoghi in Israele e in Europa, Idris arriva a Roma, per la prima volta, insieme a Micol di Veroli con “Ecmnesia”. A Trastevere, tra le mura di Cosmo, l’opera di quattro artisti rappresenta identità sospese che legano vicende di vari tempi. Così, si ha l’occasione di riflettere su una realtà complessa e ricca di storia così vicina quanto poco conosciuta in Italia.

Dor Guez, Sabir, in “Ecmnesia”, Cosmo

Ecmnesia: quattro visioni tra passato e presente

Gli artisti di “Ecmnesia” presentano quattro lavori diversi ma connessi che parlano di realtà distanti e al contempo interdipendenti. Puntuale, controllato e meticoloso è il lavoro a matita di Samah Shihadi, le sue opere danno l’illusione di essere fotografie. In realtà, la sua tecnica mette insieme l’iperrealismo e la sperimentazione e con essi la rappresentazione del movimento. È proprio quest’ultima che, nella cornice di una natura selvaggia e arcaica, dà l’impressione del più attuale presente: le figure protagoniste sono offuscate, sembrano quasi ologrammi che possono apparire e scomparire da un momento all’altro. Alla base di questo lavoro ci sono i ricordi di scene familiari e quotidiane del villaggio d’origine dell’artista, Sh’ab.

Samah Shahadi in “Ecmnesia”, Cosmo. Installation view,

Mai Daas riporta sulla tela ciò con cui quotidianamente si confronta e vive: femminilità e tradizione. L’orgoglio femminile traspare dalla figura della donna che indossa il niqab in Realization (2022), sotto i suoi piedi la tradizione si materializza in un tappeto. Lo stesso elemento torna anche dietro le due donne unite da una treccia, simbolo di un legame affettivo e comunitario. In questo modo, Mai Daas rappresenta scene di tutti i giorni in cui si annidano profondi significati.

Mai Daas in “Ecmnesia”, Cosmo. Installation view.

Nella serie “At Home” di Tigist Yoseph Ron, tratteggiati a carboncino, i profili della sua famiglia si delineano in opere su carta, in bianco e nero. Queste presenze stanno tra luce e movimento, in interni casalinghi, situazioni quotidiane, tra segno e cancellazione, a rappresentare la fugacità del tempo ma anche ciò che nasce dalla sottrazione. A ispirare questi lavori di Ron, vecchie e nuove foto di famiglia.

 

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Invece, la memoria e la costruzione della sua relativa narrativa sono al centro del lavoro di Dor Guez. A partire dallo studio di un album di fiori pressati dell’archivio dell’American Colony of Jerusalem (1900-1914), l’artista ha realizzato due stampe luminose blu che ricordano il cianotipo. Era la Christian Utopian Society che, fondata a Gerusalemme dagli americani, essiccava fiori per venderli come souvenir: da qui la riflessione sul significato socio-politico che diamo agli oggetti. Ancora, significati sovrapposti compaiono nel video di Dor Guez per “Ecmnesia”, Sabir. Qui, il sole tramonta sul Mediterraneo dove qualcuno cavalca le onde sulla tavola da surf, qualcun altro porta a passeggio il cane, fa jogging. A fare da voce narrante, la nonna di Guez, che tra ebraico e arabo racconta i ricordi del passato, tra cui emerge anche quello della guerra.

Dor Guez in “Ecmnesia”, Cosmo. Installation view.

“Ecmensia”, dal greco ἐκ «fuori» e -mneme (memoria), è quello stato psichico per cui si rivivono ricordi del passato come fossero vita presente, ricordi che, a volte, si credono persi. In questo modo, l’esposizione a Cosmo si articola riccamente nell’opera dei quattro artisti per la cui opera la memoria è l’elemento fondamentale per raccontare chi sono oggi, attraverso i loro lavori sapientemente orchestrati in quest’occasione da Idris e Micol di Veroli.

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