05 giugno 2021

Glasgow International: una sospensione del proprio pensiero

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Torna nella città inglese il Festival estivo, mappando quella realtà definita dal Guardian “la scena artistica britannica più dirompente ed interessante, al di fuori di Londra”

Gretchen Bender, Total Recall

Questo mese di Giugno inizia a irradiare il primo sole dell’estate, riportando un fitto calendario di mostre e biennali tra le quali emerge Glasgow International.
Il Glasgow International è l’indiscusso ed influente festival d’arte visiva che dal 2005 trasforma la città in un evento unico nel calendario internazionale capace di combinare alcune delle caratteristiche di una biennale d’arte convenzionale con un’esperienza assodata per gli eventi.
Il festival è strutturato da mostre commissionate su larga scala in collaborazione con partner e sedi Istituzionali, nonché da “Across the City”, un programma inclusivo di mostre e progetti, selezionati tra le proposte di artisti, curatori e spazi non profit che vivono e lavorano a Glasgow. E che da questo anno per la prima volta andrà a integrarsi con il “Digital Programme exhibitions” nel quale convergono più di trenta artisti.
Fin dalle prime edizioni Glasgow International ha saputo ritagliarsi un modello preciso nel sistema dell’arte comprovando d’essere un’epifanica piattaforma nella quale confluiscono i talenti che vivono in questa città particolarmente densa culturalmente e descritta dal The Guardian come “la scena artistica più dirompente ed interessante Britannica, al di fuori di Londra”; con gli artisti internazionali più innovativi.

Quarantaine (2020) (Georgina Starr – film still in production, 2019

Il Festival muove le simmetrie tra locale ed internazionale, le comunità e i musei attivando una costellazione di esperienze artistiche disseminate in una città diffusa capace di coinvolgere un pubblico generalista entusiasta.
Il titolo e il tema affrontato questo anno è Attention, indagato con un programma articolato nel quale emerge come sia cambiata radicalmente l’attenzione con la pandemia, e prima di essa.
Tra gli imperdibili progetti citiamo l’artista vincitore del Turner Prize Duncan Campbell che presenta al The Barrowland Ballroom un nuovo lavoro che assembla animazione, audio e scultura, segnando un nuovo approccio alla sua ricerca sul tempo.
Il nuovo importante film Quarantaine di Georgina Starr, che continua la ricerca sull’occulto, così come i suoi interessi di lunga data sugli aspetti visionari del cinema sperimentale.
Total Recall è l’installazione composta da ventiquattro monitor e da tre schermi di proiezione realizzata nel 1987 dell’artista americana Gretchen Bender che apparteneva alla Pictures Generation; preveggente della “saturazione dell’immagine” accaduta nei decenni successivi.
Il Glasgow International e Tramway, hanno commissionato un nuovo episodio del progetto di installazione video a Martine Syms: SHE MAD, che incorpora elementi del formato sitcom e delle serie TV esplorandone la manipolazione nell’immaginazione pubblica.

Audain Gallery – Nep Sidhu: Medicine for a Nightmare (they called, we responded)

Si aggiungono i lavori appositamente realizzati degli artisti: Jenkin van Zyl, Yuko Mohri, Ana Mazzei, Sarah Forrest, Nep Sidhu e France-Lise McGurn.
Nel programma di Across the City ci soffermiamo nel sottolineare il nuovo lavoro della fotografa, artista multimediale e ricercatrice Ingrid Pollard esposto alla Glasgow Women’s Library; la prima mostra personale in Scozia di Donald Rodney, il cui lavoro esamina e critica l’identità razziale e le sue conseguenze socio-politiche; Jasleen Kaur e Rae-Yen Song al The Deep End; e Soufiane Ababri allo Studio Pavilion.
Il programma degli eventi include anche la partnership con il Roberts Institute of Art (precedentemente David Roberts Art Foundation) per presentare un programma ibrido di eventi dal vivo e digitali che portano al festival il lavoro performativo degli artisti Paul Maheke, Nina Beier e Lina Lapelytė.
Secondo il direttore del festival Richard Parry la pandemia ha profondamente scardinato il ritmo della quotidianità, tuttavia ritiene che “questa fase ostica ci abbia fornito l’opportunità di considerare ciò che apprezziamo veramente nella vita. Per molti di noi, le risposte sono state in cose a cui non viene attribuito un valore finanziario. Accanto alle relazioni umane, ci è stato ricordato il vero valore dell’espressione e della cultura.”
Per questo motivo considera che “dare attenzione a qualcosa significhi attribuirgli il valore della concentrazione e del tempo. È la decisione su cosa concentrarsi nel dettaglio e cosa tralasciare o da cui ritirarsi diventi cruciale per capire il presente”. Parry sostiene che “Questi ultimi mesi ci abbiano condotto a molte realizzazioni personali e sociali sostanziali. Gli eventi e le proteste seguiti all’omicidio di George Floyd hanno rivolto l’attenzione mondiale alle esperienze quotidiane e alle disuguaglianze affrontate dalle persone di colore e dalle altre comunità emarginate. In tal modo, la decisione di porre un focus globale sull’esame del privilegio e su come essere più attenti a coloro che ci circondano, in particolare a coloro che affrontano più barriere.”
Non rimane dopo questa carrellata di progetti che concentrarsi riprendendo gli studi di Simone Weil la cui ricerca sull’attenzione consiste nel “sospendere il proprio pensiero, nel lasciarlo disponibile, vuoto e permeabile all’oggetto” e farsi stupire dal flusso dell’immagini di Glasgow International 2021.

Dal 11 al 27 Giugno
In tutta la città di Glasgow suddiviso in:
Commissioned Programme
Across the City
Digital Programme exhibitions

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