26 gennaio 2022

I Marchini e La Nuova Pesa, all’Accademia di San Luca

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Una storia del Novecento. La Nuova Pesa, galleria della famiglia Marchini, rivive all'Accademia di San Luca. Raccontando, oltre alle opere, anche di quando l'arte e politica si intrecciavano molto strettamente

René Magritte, La science desrêves 1950, olio su tela. Credits Gaia Schiavinotto. Collezione privata © RENÉ MAGRITTE, by SIAE 2021

A pochi passi dal fragore mondano della Fontana di Trevi ha sede una delle istituzioni culturali più antiche e più prestigiose del mondo, l’Accademia di San Luca – intitolata al santo evangelista protettore dei pittori – tuttora attivissima nella promozione e nella valorizzazione delle belle arti tramite la pubblicazione di libri e l’allestimento di grandi mostre come questa, appena inaugurata, dedicata all’intensa attività galleristica dell’imprenditore Alvaro Marchini e di sua figlia Simona, attrice brillante, nota al grande pubblico soprattutto per le sue apparizioni televisive. Ma perché una mostra sui Marchini e sulla loro galleria, la Nuova Pesa, all’Accademia di San Luca? Lo chiediamo a Fabio Benzi, uno dei curatori. «L’idea era quella di rappresentare un periodo importante dell’arte italiana, un periodo in cui arte e politica si intrecciavano molto strettamente» – spiega il professore – «inoltre diversi degli artisti in mostra sono o sono stati membri dell’Accademia; e comunque, l’indagine sull’attività di una galleria oggi si sta diffusamente riscoprendo proprio come genere di indagine scientifica trasversale: volta, cioè, non solo ad esaminare monograficamente gli artisti ma anche i luoghi dove l’arte si sviluppa».

Accademia di San Luca, Collezione Marchini, ph: Pierpaolo Lo Giudice, Giordano Bufo

Chiediamo ancora quali forme d’arte e quali artisti promuovesse la Nuova Pesa. «La linea della galleria era quella del realismo che, nel 1959, quando ha aperto i battenti, era sostanzialmente una linea minoritaria legata anche ad un’opzione politica, quella del partito comunista che, nell’immediato dopoguerra, vedeva nel realismo socialista l’unica espressione possibile per un’arte proletaria» – risponde il curatore – «Ovviamente nel ’59 le prospettive erano molto cambiate e quest’idea di realismo si era ammorbidita ed era diventata consapevole di tante altre esperienze europee e americane; rimanendo tuttavia un punto fermo dell’arte di quel periodo dominata dall’astratto informale. Pertanto la posizione della galleria si poneva come un baluardo di una visione sottilmente minoritaria in quel momento e promuoveva, per fare un esempio, dei pittori che erano un po’ gli eredi della scuola romana come Vespignani, Ziveri, Guttuso. Una linea dunque, quella della Nuova Pesa, che vedeva il realismo come arte impegnata contro l’astrattismo che, mancando di soggetto mancava anche, secondo i realisti, di un impegno sociale dichiarato».

Antonio Donghi Bagnante, 1933, Olio su tela. Credits Gaia Schiavinotto collezione privata © ANTONIO DONGHI, by SIAE 2021

Ricordiamo a questo proposito il famoso articolo di Togliatti contro l’arte astratta. «Sì, Togliatti scrive questo articolo nel ’47… Non dimentichiamo che il Segretario del PCI doveva rendere conto a Mosca in maniera molto diretta: in quell’epoca il legame del partito con l’Unione Sovietica era molto forte. Poi, col passare del tempo, Togliatti, di fatto, ammorbidirà molto le sue posizioni. Quando verrà inaugurata la galleria La Nuova Pesa il realismo è già predisposto a nuove contaminazioni”. La mostra indaga, oltre al periodo “aureo” di Alvaro Marchini, anche quello successivo della figlia Simona. «Sì, la galleria chiude nel 1976 e riapre dieci anni dopo con Simona: viene documentata anche quella parte, che è poi la parte conclusiva della mostra. La Nuova Pesa diventa un luogo molto aperto, potremmo dire movimentista, nel senso che non lavora solo come sede espositiva ma anche come organizzatore di mostre esterne, di festival di musica e d’arte: la galleria, insomma, esce un po’ dal suo confine fisico e comincia a diventare, al passo con i tempi, un organizzatore culturale tout court».

Alberto Savinio, L’isola dei giocattoli 1930, olio su tela. Credits Gaia Schiavinotto, collezione privata © SAVINIO ALBERTO, by SIAE 2021

Visitiamo la mostra. Le opere esposte sono numerose (circa centotrenta) – così come gli artisti coinvolti (un’ottantina) – distribuite nella gran parte degli spazi espositivi del seicentesco Palazzo Carpegna, in serrato dialogo con l’antica collezione dell’Accademia: incontrovertibile testimonianza diacronica della straordinaria attività della Nuova Pesa che è stata, segnatamente sotto la direzione del fondatore Alvaro Marchini, nonostante il capestro ideologico – mai giovevole al libero fluire della conoscenza, in qualunque delle sue molteplici forme la si voglia apprezzare – un importante punto di riferimento della vita artistica, culturale e, perché no, mondana della Capitale (la vernice di una mostra di rilievo non disdegna, infatti, il peccato veniale della mondanità). Molti degli artisti convocati a darne testimonianza hanno fatto la storia dell’arte del secolo trascorso: tra questi Balla, Cagli, Braque, Carrà, De Chirico, De Pisis, Donghi, Grosz, Guttuso, Leger, Mafai, Magritte, Manzù, Soffici, Morandi, Pirandello, Savinio, Picasso. Nel corso della visita abbiamo avuto la fortuna di incontrare Simona Marchini che ci ha fatto rivivere, con i suoi ricordi, gli anni d’oro della galleria.

Luigi Capano

Mostra visitata il 22 gennaio
Dal 18 gennaio al 22 aprile 2022
”Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione”
a cura di cura di Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti,Flavia Matitti,Italo Tomassoni
coordinamento di Gianni Dessì
Accademia Nazionale di San Luca – Palazzo Carpegna
Piazza dell’Accademia di San Luca 77, Roma
Info: www.accademiasanluca.eu

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