03 settembre 2021

Il Guggenheim di Bilbao pubblica un video rap per far rifiorire il “Puppy” di Koons

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Per dare una spintarella alla sua campagna di crowdfunding a favore della grande scultura di fiori di Jeff Koons, il Guggenheim di Bilbao ha pubblicato un video con il rapper MC Gransan

A giugno 2021, il Guggenheim Museum di Bilbao ha lanciato una raccolta fondi per dare nuova vita a Puppy, la grande scultura floreale a forma di cucciolo di cane – precisamente di razza West Highland White Terrier – realizzata da Jeff Koons nel 1992 e poi installata proprio di fronte al museo. Composta da una struttura di acciaio inossidabile e completamente ricoperta di piante e fiori, l’opera è diventata un’icona della città ma la campagna di crowdfunding non è andata benissimo: in più di tre mesi sono stati raccolti solo poco più di 28mila euro, a fronte dell’obbiettivo di 100mila. Comunque bruscolini, rispetto alle cifre che di solito girano intorno a Koons: nel 2019, da Christie’s New York, il Rabbit del 1986, in acciaio inossidabile, è stato venduto a 91.1 milioni di dollari.

E allora, per dare una spintarella alla generosità degli appassionati d’arte, che in altre occasioni hanno dato mostra della propria magnanimità, il Guggenheim ha pensato di diffondere un video rap. «It’s the P with the U with the P with the P with the Y, so please don’t kill my vibe», rappa MC Gransan, rapper di Bilbao, poco famoso al di fuori della città basca ma al quale non manca la buona volontà.

Gransan ce la mette tutta, canta in inglese e spagnolo, passa e ripassa davanti alla scultura di Koons, attraversa vari spazi esterni del museo progettato da Frank O. Gehry e spiega – sempre rappando – l’importanza dei sistemi di irrigazione per permettere all’opera di rifiorire e tornare alla vita. Le inquadrature e i movimenti di camera sono quelli tipici del genere, con tanto di effetti di colore fluo dalla patina acida e retrò e l’insieme appare un po’ caricaturale.

D’altra parte, la stessa opera di Koons gioca tra il serio e il faceto. Pensata originariamente per il castello di Arolsen, in Germania, e acquistata, nel 1997, dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim, l’opera è ispirata alle cattedrali barocche europee e «Al modo in cui raggiungono questo equilibrio tra il simmetrico e l’asimmetrico e tra l’eterno e l’effimero», ha dichiarato Koons in una intervista. Che poi questo sublime equilibrio abbia la forma di un cachorro, di un cucciolo, fa parte della ormai leggendaria vena creativa di Koons.

Alta 12,4 metri, pesante 44 tonnellate e composta da un pattern di 38mila piante, tra cui begonie, calendule e petunie, irrigate da un complesso sistema nascosto all’interno della struttura, l’opera è talmente iconica da essere entrata nella cronaca. Nel 1997, pochi giorni prima dell’inaugurazione del museo, un gruppo di uomini dell’ETA, travestiti da giardinieri, provò a nascondere delle cariche di esplosivo tra i fiori. L’attentato fu sventato dall’intervento della polizia ma, durante lo scontro a fuoco, uno dei poliziotti rimase ucciso e la piazza dove è installata la scultura porta il suo nome: Jose María Aguirre. Nell’ottobre del 2020, invece, sul museo del cucciolo comparve una mascherina fatta di fiori bianchi e blu, per sottolineare l’importanza della prevenzione contro la diffusione del Covid-19, una iniziativa molto apprezzata dalla popolazione locale, che considera il cucciolo come parte integrante del paesaggio della città.

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