25 settembre 2021

José Angelino, Resistenze – Palazzo Collicola

di

Nella sua personale "Resistenze", José Angelino presenta una serie di opere di recente produzione, soffermandosi sui possibili meccanismi di visualizzazione dell’energia

José Angelino, Senza titolo, 2021. Detail. Resistenze, installation view, Palazzo Collicola. Ph Eleonora Cerri Pecorella

Nella sua complessità limitale tra indagine scientifica e codificazione estetica, la ricerca di José Angelino riesce a estendere il campo visivo e percettivo di chi la incontra, smascherando i meccanismi fisici che sottendono all’esperienza quotidiana del mondo. I processi innestati dalle sue opere accendono nuove spie e interrogativi, grazie alla creazione di un humus poetico che finisce per riverberare incontrollatamente nella realtà fenomenica. Nella sua ultima mostra personale “Resistenze”, in chiusura presso Palazzo Collicola di Spoleto, curata da Davide Silvioli, l’artista presenta una serie di opere – o circuiti – di recente produzione, soffermandosi sui possibili meccanismi di visualizzazione dell’energia, isolata nel suo fluire e nel suo interrompersi. Il catalogo della mostra, presentato negli spazi di Palazzo Collicola, è edito da Aniene, casa editrice romana di recente fondazione la cui cura editoriale è affidata ad Alessandro Dandini de Sylva.
Esposte in mostra si trovano le opere Rome by Led (2019-2021), video-archivio di episodi di intermittenza luminosa dei lampioni urbani, così come le serie installativa Resistenze (2021), composta da circuiti in vetro all’interno dei quali i flussi luminosi sono segmentati, deformati e incanalati in una costellazione di interferenze materiche.

José Angelino, Roma by led, 2019_2021. Video still. Resistenze, installation view, Palazzo Collicola. Ph Eleonora Cerri Pecorella

In Lipari (2021), Angelino progetta un dispositivo di visualizzazione della frequenza di Schumann, risonanza impercettibile della sfera terrestre, inserendo piccoli elementi metallici in percorsi ricavati nella pietra pomice, attivati da un circuito volto ad erodere la superficie rocciosa. L’accumulo di polveri derivato dall’attrito determina una scansione temporale armoniosa, ma ineluttabile. Il dialogo con gli ambienti fastosi del palazzo spoletino compone una narrazione progressiva attraverso le diverse stanze, dove convivono meccanismi di contrasto o mimetici, come nelle opere Mosquitos (2021), in cui la dimensione sonora risveglia e attira il visitatore verso un ecosistema fragile, parentesi inorganica dove tuttavia echeggia una pulsazione vitale. L’artista aggredisce la realtà in uno scontro diretto, tramite un processo che dall’osservazione scientifica e dissezione dei flussi energetici che si articola in una rielaborazione lirica.

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