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Khao Yai Art Forest, arte contemporanea in una foresta: succede in Tailandia
Arte contemporanea
di redazione
In Tailandia, i linguaggi della contemporaneità trovano un inedito dialogo con le suggestioni della natura incontaminata, grazie a Khao Yai Art Forest, progetto promosso dalla collezionista e mecenate Marisa Chearavanont nel Parco Nazionale di Khao Yai, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco per la ricchezza della flora e della fauna, a circa tre ore da Bangkok. Curata dall’architetto italiano Stefano Rabolli Pansera, l’iniziativa, inaugurata a febbraio 2025, propone un percorso espositivo di alto profilo, con opere di autori come di Elmgreen & Dragset e Richard Long immerse nella foresta, integrando arte, paesaggio, agricoltura biologica e pratiche di sostenibilità. Il nome thailandese della Khao Yai Art Forest, “SilaPaa”, unisce i termini “Silapa”, arte, e Paa, foresta, sottolineando l’intento di creare uno spazio in cui i prodotti della creatività degli esseri umani e i ritmi ciclici dell’ambiente possano coesistere armoniosamente.
Khao Yai Art Forest: le opere e gli artisti
«In un’epoca in cui tecnologia e urbanizzazione ci hanno allontanati dal mondo naturale, la Khao Yai Art Forest rappresenta un promemoria del profondo e rigenerante rapporto che un tempo condividevamo con la natura», così Stefano Rabolli Pansera introduce il percorso espositivo. «Attraverso queste opere immersive, invitiamo i visitatori a fermarsi, riflettere e riconnettersi, offrendo uno spazio in cui arte e natura possano curare e ispirare. Il nostro obiettivo non è solo esporre arte, ma coltivare una comprensione più profonda dell’ambiente e del nostro posto al suo interno».


Tra le installazioni, Fog Forest dell’artista giapponese Fujiko Nakaya. L’opera, realizzata in collaborazione con Atsushi Kitagawara Architects e Aquaria, utilizza tecnologie sostenibili per generare un’atmosfera evanescente di nebbia. Troviamo poi Maman (1999-2002) di Louise Bourgeois, iconica scultura a forma di ragno, che assume un nuovo significato nel contesto della foresta, evocando la resilienza e il legame materno con la natura. L’installazione si inserisce nel tema centrale della Khao Yai Art Forest: la necessità di “ricucire” il rapporto tra uomo e ambiente.

Elmgreen & Dragset presentano K-BAR, una provocatoria installazione ispirata a Martin Kippenberger. Si tratta di un bar immerso nella foresta e aperto solo due volte al mese, dalle 17 alle 23, offrendo cocktail curati, come il signature drink Dry Martin. Nel bar è esposto in modo permanente un dipinto di Kippenberger del 1996, visibile attraverso una porta di vetro anche nei giorni di chiusura, in un gioco concettuale di rimandi e riflessi sulla fruizione dell’arte.




Nel percorso anche una storica opera di Richard Long, Madrid Circle (1986), attraverso la quale poter vivere in prima persona l’idea del camminare come forma d’arte e di meditazione, richiamando la serenità buddhista.


Ispirata alla tradizione architettonica delle pagode buddiste è l’installazione Pilgrimage to Eternity dell’artista tailandese Ubatsat, composta da frammenti di strutture architettoniche integrate nel paesaggio, in un richiamo alla spiritualità e al tempo.


Nel video Two Planets (2008), di Araya Rasdjarmrearnsook, contadini thailandesi interagiscono con iconici dipinti moderni europei, condividendo interpretazioni spontanee e sincere catturate su pellicola. Tra le opere inserite nel percorso di Khao Yai Art Forest, anche GOD (2024) dell’artista italiano Francesco Arena, in cui due massi monumentali sembrano evocare una presenza divina celata nella natura.



«Gli artisti che abbiamo invitato, insieme alle loro opere, incarnano il messaggio fondamentale della Khao Yai Art Forest: riconnettersi con la natura, riscoprire il potere curativo che essa offre e ricostruire i ponti che abbiamo perso nel nostro inseguimento della modernità», ha affermato Marisa Chearavanont, fondatrice di Khao Yai Art.
Bangkok Kunsthalle
Il progetto Khao Yai Art Forest è stato promosso in sinergia con l’apertura della Bangkok Kunsthalle. Fondata nel 2024, con una mostra del regista e artista francese Michel Auder, e situata nell’edificio storico Thai Wattana Panich, un’ex tipografia devastata da un incendio nel 2001, la Kunsthalle vuole promuovere la diffusione dell’arte contemporanea in Tailandia, attraverso nuove commissioni site specific e conversazioni con artisti, conferenze, workshop, proiezioni e letture. Il programma artist-in-residence della Kunsthalle è in piena attività con Christoph Büchel. Dopo la sua acclamata mostra presso Fondazione Prada a Venezia, l’artista svizzero si sta attualmente immergendo nella cultura thailandese per sviluppare una nuova installazione site-specific di grande scala.