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Oltre l’orizzonte dei sensi, nel video di Nico Vascellari da Basement Roma
Arte contemporanea
Cangianti sono i linguaggi artistici assimilati e riformulati da Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976), artista che abbraccia la sperimentazione in tutte le sue forme, oscillando tra la performance e il video, la scultura e l’installazione, il disegno e il collage, fino a un’accurata selezione sonora, immersiva e apparentemente spontanea, come nel caso delle 24 ore di DOOU. La sua ricerca affonda le radici nell’atavismo e si nutre della cultura popolare e folkloristica. Intessendo un rapporto profondo con la natura e indagando l’importanza dei gesti e dei segni, propone allo spettatore un nuovo orizzonte individuale all’interno dell’esperienza collettiva.
La dimensione rituale e sciamanica aleggia tra i lavori di Vascellari con il fine di ricercare il valore primordiale celato nelle cose, scardinando ordini costitutivi e normativi, compresi quelli dettati dal corpo. Tale ottica viene svelata nel video “Visita Interiora Terrae”, girato nel 2020 e proiettato il 4 febbraio 2022 negli spazi espositivi di Basement Roma, con la curatela di Cura Magazine. Presentato al Film Program, in occasione di The Dreamers / 58th October Salon / Biennale di Belgrado 2021, il video partecipa alle tematiche di questa edizione, quali la produzione in Italia, lo sguardo al rinnovamento e alla memoria.

Visita Interiora Terrae: sorvolare la terra in volo per un altro approdo
Il video documenta una performance dell’artista, tradotta in termini di resistenza fisica, di esposizione a condizioni di pericolo, di perdita di controllo. Divisa in tre atti, scanditi da una scrittura dall’eco rupestre, l’azione è rivolta a concepire processi mentali nuovi. Il primo atto si origina da una sensibilità sinestetica raggiuta da un sonno indotto che priva il corpo dei cinque sensi, divenuti improvvisamente monocromi e muti come la scelta acustica di sottofondo. Con il secondo atto inizia il viaggio, forse la ricerca di ulteriori doti percettive umane. Il corpo esanime di Vascellari viene prima imbracato e poi sollevato da un elicottero con una fune. Il rumore è assordante e il lungo viaggio sovrasta paesaggi montuosi, boschivi e nebulosi.

Cieco è il volto dell’artista, chiuso su sé stesso, ravvicinato nelle inquadrature eppure sideralmente lontano. L’immagine che ne deriva sembra evocare il concetto di “tempo interiore” espresso da Achille Bonito Oliva nell’Enciclopedia delle Arti Contemporanee, in cui l’arte è definita «Un linguaggio, una costruzione di una macchina rappresentativa che risponde a regole interne». La figura sospesa in volo richiama l’umanità e la solitudine inscenate all’apertura de “La Dolce Vita” di Federico Fellini.
Il terzo atto ferma il tempo tra un cielo grigio e la sagoma nera di una foresta di abeti, nella quale l’unico movimento è innescato da occhi animali; illuminati dal flash e ripresi con accezione documentaristica, assumono le sembianze di una possibile costellazione. La performance di Vascellari, definita dallo stesso artista, in un nostro colloquio, tra le più difficili da riguardare per ciò che è stato rimosso, possiede la forza sottile dell’esperienza umana che prescinde dai sensi.
