19 aprile 2025

Super Super di Margherita Moscardini: la mostra che trasforma Lodi in un teatro urbano

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Margherita Moscardini è l’artista scelta per aprire la nuova edizione del palinsesto espositivo lodigiano. E lo fa indagando, attraverso la sua pratica, lo spazio pubblico della città

Super Super di Margherita Moscardini
Untitled (2013/2024), clay/argilla, 70 x 130 x 3 cm. View of the exhibition But as Infrastructure, Gian Marco Casini gallery, Livorno, 2024.

Come si vive lo spazio urbano? Cos’è il teatro oggi? Dove si trova il punto di contatto tra una fermata del bus e l’arte contemporanea? A Lodi c’è una vetrina che diventa platea, c’è una scala che porta alle stelle, c’è una fermata del bus che si trasforma in un molo dell’arte.

Platea | Palazzo Galeano inaugura la mostra Super Super di Margherita Moscardini, visibile fino al 15 giugno 2025 a Lodi. Essa rappresenta un incontro profondo tra arte e spazio urbano, tra il possibile e l’intangibile, tra dentro e fuori. Curata da Gabriella Rebello Kolandra, l’esposizione dà il via alla nuova edizione del palinsesto espositivo Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry, proponendosi come una riflessione sul concetto di cittadinanza, transitorietà e spazio condiviso.

Platea, Margherita Moscardini

Moscardini propone una scala, l’idea di essa, un intervento installativo che si sviluppa nella vetrina di Palazzo Galeano. La scultura architettonica diventa un invito, un tentativo di proiettare lo spazio interno verso l’esterno, un elemento scenico, quasi di un film, che dà corpo all’idea di un sogno, il miraggio di poter salire una scala che ci conduce in un’altra dimensione. Si toccano le stelle, o meglio esse diventano il soffitto di una platea immaginaria, di un teatro sperimentale che vive tra una scala e un bus.

Platea, Margherita Moscardini

L’installazione è accompagnata da sculture in argilla, mutevoli, temporanee, che sembrano muoversi nel tempo, modificando la propria disposizione e suggerendo un abitare provvisorio. Come una borsa in fondo alle scale, pronta per essere presa al volo e per dare il via ad un nuovo viaggio.

Super Super di Margherita Moscardini
Metropolitan Voids Agency #Istanbul (2013/2024), print on paper, glass, frame/ stampa fotografica su carta, vetro, cornice, 40×60 cm

Lo spettatore si trova in bilico tra osservatore e osservato, coinvolto in una dinamica che restituisce allo spazio urbano un significato poetico e politico al tempo stesso, dove il passante diventa spettatore, dove il pendolare assume il ruolo di attore e l’osservatore è il produttore di una scena teatrale. Super Super ha la volontà di riattivare la relazione tra arte e contesto urbano, restituendo al paesaggio cittadino un ruolo attivo nella produzione culturale. L’installazione interroga con delicatezza le strutture del potere e propone un’alternativa possibile al rigore di una funzionalità spaziale, dove la sua essenza è già un atto politico.

Super Super di Margherita Moscardini
THE SCHOOL (2024) print on PVC, aluminum, iron, led/ stampa su PVC, alluminio, ferro, led, 300x500x10 cm
View of the exhibition But as Infrastructure, Gian Marco Casini gallery, Livorno, 2024.

A questa opera si affianca The City, una video installazione presentata separatamente nell’ambito del progetto Essere Fiume. Il lavoro indaga la sovrapposizione di infrastrutture, elementi naturali e presenze umane nella città di Lodi, proponendo un’immagine fluida e in continua trasformazione dello spazio pubblico. Il fiume Adda, il cemento e l’uomo si fondono in un unico organismo vivo e mutevole, allontanandosi dalle logiche di controllo e appartenenza.

Super Super di Margherita Moscardini
1×UNKNOWN 1942–2018 to Fortress Europe, with Love (2024). 21 video, miniDV and 4k, transferred on hard drive, sound, different durations; 21 projectors, cables, cement. Ambient size. Views of the exhibition Colorescenze. Artiste, Toscana, Futuro at Centro Pecci, Prato. Curated by Stefano Collicelli Cagol and Elena Magini. Photo Ela Bialkowska OKNOstudio.
Courtesy Centro Pecci Prato and Ex Elettrofonica, Roma

In un tempo in cui lo spazio condiviso è sempre più porzionato, tagliato e privatizzato, il lavoro installativo diviene un organismo politico che non si limita a essere visto, ma che chiede di essere attraversato, dove il confine tra pubblico e privato si spezza, dove la dogana diviene una scala sempre aperta.

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