29 giugno 2021

Dalla parte del drago#13 – Detto (non fatto); frasi mitiche di artisti storici

di

Dalla Guernica alle "Infinite possibilità di esistere", dall'arte ovunque agli abbracci alle persone sbagliate: le frasi più celebri degli artisti che hanno fatto a loro volta la storia dell'arte

Pablo Picasso, Guernica, 1937, Olio su tela, 349x777 cm

“Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l’impressionismo”, disse un giorno Pierre-Auguste Renoir sintetizzando, con sarcasmo, la nascita del movimento. Certamente ricco di nero fu il sense of humour con cui Pablo Picasso rispose al generale della Gestapo comparso nel suo atelier parigino: “l’avete fatto voi, questo, Maestro?”, chiese il militare indicando una cartolina di Guernica posta sulla scrivania. Ma Pablo rispose: “No, questa è opera vostra”. Del resto “La potenza intellettuale di un uomo si misura dalla dose di umorismo che è capace di utilizzare”, Giorgio De Chirico sosteneva, e soprattutto “l’artista deve tremare davanti al vero, che non gli riesce mai di raggiungere”, scriveva Francesco Hayez nelle sue Memorie, e noi pure di fronte a certe ingiustizie e orribili tragedie. Ma “è l’amore dell’amore questa forza che mi muove”, concludeva Carlo Carrà nel 1916, e allora alleggeriamo la questione e continuiamo con qualche citazione.

Benvenuto Cellini, Perseo (dettaglio), 1545-1554, Bronzo su base di marmo, Altezza complessiva 519 cm

Che già “la globalizzazione praticamente ci ha tolto tutto. Ci ha tolto i tortellini, ci ha tolto le nostre radici, ci ha tolto Nilla Pizzi”, ha ribadito Francesco Vezzoli in una lunga conferenza, e anche se “non ha l’ottimo artista alcun concetto, ch’un marmo solo in sé non circoscriva” (ci vien comunicato da Michelangelo nelle Rime), chi non lavora le pietre con fatica qualche concetto lo deve pur pensar prima.

Joseph Beuys, Capri Battery, 1985, Limone, lampadina

E poi non ci sono solo i marmi e le sculture ma “Art is everywhere”, diceva Joseph Beuys, e secondo John Ruskin “l’arte migliore è quella in cui procedono in accordo la mano, la testa e il cuore di un uomo”. Ma è difficile come sempre generalizzare e, a volerlo far per forza, ricordiamoci che per il grande Gaber sono solo due le tipologie d’artista: “quelli che vogliono passare alla storia e quelli che si accontentano di passare alla cassa”. Sicuramente alla prima razza apparteneva Salvador Dalì che si autoproclamava “l’unico artista copiato dalla natura”, con tutta la sua divertita pazzia. E io prendo nota e non favello. Ma poi che importa, cari creativi: “imparate a lavorare e non imparate a uccellare”, ammoniva nelle avventure della sua Vita Benvenuto Cellini, grande orafo e scultore, che prima di iniziare a scriverle ringraziò “il Dio della Natura, che gli diè l’alma e poi ne ha avuto cura”.
“Infinite sono le possibilità di esistere”, secondo Alighiero Boetti ma “sebbene la (tua) anima navighi per leghe e ancora leghe, oltre quelle leghe c’è ancora il mare”, ricorda Dante Gabriel Rossetti.

Alighiero Boetti, Le infinite possibilità di esistere, 1989, Ricamo, 34,5×36 cm

Proprio quel mare che piaceva tanto a Mario Schifano, perché lui ci era nato al mare. Anche se gli piaceva “un po’ meno di prima”, come annebbiato raccontava in una sua generosa intervista alla soglia dei suoi anni cinquanta. “I Posti uno se li inventa con la fantasia (…) anzi relazionandosi con essi o con le cose che succedono”. Che poi “finiamo sempre per partire abbracciando la persona sbagliata”, come rassegnato, Andy Warhol aveva capito. O addirittura “L’immaginazione nell’arte consiste nel saper trovare l’espressione più completa di una cosa esistente, ma mai nel supporre o creare quella stessa cosa. Il bello è nella natura, e si incontra nella realtà sotto le forme più diverse. Non appena lo si trova, esso appartiene all’arte o piuttosto all’artista che sa scorgerlo. Il bello, come la verità è una cosa relativa al tempo in cui si vive ed all’individuo atto a concepirlo. L’espressione del bello è in proporzione diretta alla potenza di percezione acquisita dall’artista.

Gino Severini, Danzatrice + mare + vela = Mazzo di fiori, 1914, Olio su tela con lamina di alluminio, 92x60cm

Non possono esserci scuole, ci sono solo pittori”, è la posizione di Courbet riportata dal Venturi. Chissà qual è poi la verità. Ma tanto “non c’è problema perché non c’è soluzione”, Marcel Duchamp soleva dire. E adesso basta, che non ho più battute a disposizione. Conduco una linea a far una passeggiata, creo un disegno cioè, secondo Paul Klee. Anche se io disegnerei piuttosto una danzatrice + mare + vela = Mazzo di fiori, per Gino Severini.
Ballissima idea!
Boccioni a voi.

Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle.
IG: dallapartedel_drago

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui