05 febbraio 2021

A chi serve ITsART? E perché l’arte non è stata interpellata?

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Netflix della cultura o buco nell'acqua? Il Forum dell’Arte Contemporanea promuove un incontro sulle prospettive della nuova ITsART, per cercare di capire chi davvero "salverà" la piattaforma

Qualche settimana fa, si presentava ufficialmente ITsART, la nuova piattaforma streaming dedicata alla cultura on demand, fortemente voluta dal ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Ma chi si aspettava una cornucopia di contenuti esclusivi dovrà ancora attendere, perché sul sito ufficiale non c’è traccia di alcuna novità. L’unica azione possibile – per la verità un po’ laconica – è «Inviare proposte di contenuti, eventi e manifestazioni culturali», contattando una mail. L’altro indirizzo di posta elettronica indicato, quello dell’ufficio stampa, che abbiamo provato a raggiungere, sembra suonare a vuoto. Insomma, il panorama non è di quelli più esaltanti.

D’altra parte, non si può certo parlare di un progetto nato sotto i migliori auspici: il Netflix della cultura sbandierato da Franceschini aveva convinto in pochi già dalle prime battute, a patire dallo stanziamento di 10 milioni di euro da parte del Mibact, ai quali sarebbero da aggiungere altri 20 milioni circa, per un totale di poco meno di 30 milioni di euro. Un budget considerato fin troppo esiguo, per competere seriamente in un settore vorace come quello dello streaming.

Non è andata meglio – ancora nelle scorse settimane – con la presentazione del nome ufficiale, ITsART appunto, e della omonima società, una partecipata pubblica e privata. Operazione piuttosto singolare, visto che in Italia abbiamo la RAI, che un canale – e per di più pubblico – dedicato alla cultura già ce l’ha, ma che risulta essere la grande assente dal mirabolante Netflix voluto dal MiBACT. Alla nascita di ITsART partecipa al 51% la Cassa Depositi e Prestiti, spa controllata a maggioranza dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e, in parti minori, da diverse fondazioni bancarie, che metterebbe 10 milioni. Al 49% c’è CHILI, società di distribuzione di video on demand, fondata nel 2012 dal manager e politico Stefano Parisi, un passato proprio nel collegio sindacale della RAI, uomo del centrodestra per le elezioni del sindaco di Milano nel 2016, che una volta uscito dal consiglio comunale della città meneghina è stato, fino allo scorso novembre, nel Consiglio della Regione Lazio, sfidando nel 2018 Nicola Zingaretti per la Presidenza. Anche da questa società – a proposito, come va ora il fatturato di CHILI, visto che nel 2019 non pareva molto roseo ma che oggi pare registri un aumento di capitale? – arriverebbero 9 milioni di euro. E il Ministero potrebbe cedere alla privata materiali gratuitamente. Ma perché sia stata scelta proprio CHILI non è dato saperlo, così come non si intende bene cosa farà precisamente ITsART con questi soldi, se non limitarsi a distribuire contenuti, visto che 30 milioni di euro sono, per iniziare nuove e vere produzioni, una cifra a dir poco irrisoria e destinata a finire in tempo zero.

Di tutto ciò e anche di molto altro, se ne parlerà approfonditamente sabato, 6 febbraio 2021, alle 17, su Zoom (Meeting ID: 849 3924 7791, Passcode: 992534) in occasione di un focus organizzato dal Forum dell’Arte Contemporanea.

A coordinare l’incontro, Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo di Bologna, Maria Giovanna Mancini, storica dell’arte contemporanea e docente all’Università di Bari, Adriana Polveroni, critico d’arte e docente all’Accademia di belle arti di Brera, Chiara Zanini, critica cinematografica. Tra gli invitati, direttori, giornalisti, artisti e galleristi, per portare le voci dei diversi ambiti coinvolti: Laura Barreca, direttrice Museo Civico di Castelbuono / mudaC – museo delle Arti Carrara, Romeo Castellucci, regista teatrale e scenografo, Umberto Croppi, direttore Federculture e presidente Quadriennale di Roma, Edoardo De Angelis, regista cinematografico, Irene Dionisio, regista cinematografica e artista visiva, Paolo Giulierini, direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Igort, Fumettista, Silvia Lucchesi, direttrice Festival Schermo dell’Arte, Marco Messina, musicista, produttore e sound designer, Francesca Pennone, gallerista, Cristiana Perrella, direttrice Centro d’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, Andrea Romeo, giornalista e critico cinematografico, Irene Serini, attrice e autrice, Virgilio Sieni, coreografo e danzatore, Francesco Vezzoli, artista.

ITsART: l’analisi del Forum dell’Arte Contemporanea

«Nello scenario attuale di crisi diffusa del comparto culturale – in particolare di quello dell’arte contemporanea – appare necessario chiedere un sostegno per l’attività di produzione dei musei, delle istituzioni e soprattutto per quella degli artisti», hanno spiegato dal Forum, mettendo l’accento su due direttive: quella della produzione di contenuti e progetti e quella della loro diffusione. Secondo gli organizzatori dell’incontro, «La priorità del Ministero accordata alla creazione di una piattaforma di distribuzione, piuttosto che alla produzione dei contenuti, appare invece una risposta inadeguata alle richieste urgenti che vengono da tutti i soggetti che lavorano in Italia alla conservazione, alla valorizzazione del patrimonio culturale e alla produzione di nuove attività culturali».

Insomma, se anche 30 milioni sono briciole per competere con dei colossi come Netflix o come Sky, potrebbero essere invece utili per sostenere la fase produttiva della filiera, ricadendo direttamente sugli operatori della cultura: in altre parole, perché non spendere questi soldi per aiutare direttamente il comparto?

«L’ammodernamento dell’offerta culturale italiana attraverso la produzione di contenuti e le varie forme di divulgazione digitale delle attività è ad oggi sostenuto dagli operatori culturali e dalle istituzioni nell’ottica di fornire un’esperienza diversificata e ampliare il pubblico», proseguono dal Forum. «In questo senso, un progetto ministeriale che prevede un ingente finanziamento pubblico dovrebbe essere progettato a partire dalle reali esigenze del comparto, da condividere attraverso consultazioni e verifiche preliminari. Il finanziamento previsto è insufficiente per creare una piattaforma all’avanguardia e in grado di sfidare la concorrenza di canali dedicati già esistenti sul mercato, viceversa si tratta di una somma considerevole se destinata ad altre attività necessarie alla ripresa del comparto». A chi serve, insomma, e chi salverà realmente, questa ITsART? 

Le idee e le proposte emerse dall’incontro del 6 febbraio saranno sintetizzate in un documento che verrà indirizzato al Ministro Franceschini.

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