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Dopo aver acceso il dibattito nel mondo della cultura, la recente esclusione dell’artista Khaled Sabsabi dal Padiglione dell’Australia alla Biennale d’Arte di Venezia 2026 è finita in Senato. Sabsabi era stato inizialmente selezionato insieme al curatore Michael Dagostino, tuttavia, dopo pochi giorni, Creative Australia, agenzia del governo responsabile della partecipazione nazionale alla manifestazione in Laguna, ha annunciato di aver annullato all’unanimità questa decisione, citando preoccupazioni riguardo alle posizioni politiche assunte in passato dell’artista.

In particolare, in una delle sue opere, You, installazione video nella collezione del Museum of Contemporary Art Australia di Sidney, compare anche il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, assassinato dall’esercito israeliano nel settembre 2024. L’altra opera finita al centro delle discussioni è Thank You Very Much, un montaggio rapido di riprese di testimoni oculari dell’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle, alternate a immagini dell’allora presidente degli Stati Uniti, George W. Bush.
Nella giornata di ieri, 25 febbraio, a Canberra durante una commissione di stima del Senato australiano – un question time in cui i senatori valutano l’uso dei fondi pubblici – sono stati ascoltati i responsabili della decisione. A rispondere, è stato chiamato l’amministratore delegato di Creative Australia, Adrian Collette, ha ammesso che a Sabsabi non è stata data la possibilità di esprimere la sua opinione al consiglio dell’organizzazione prima della decisione di escluderlo dalla Biennale.
Collette ha rivelato che il contratto di Sabsabi è stato annullato solo a ridosso dell’udienza, nonostante la decisione di rimuoverlo fosse stata presa quasi due settimane prima, e che i compensi dell’artista e del curatore, rispettivamente 100mila e 50mila dollari, sarebbero comunque stati sostenuti dai contribuenti.

Nel corso dell’audizione, durata circa due ore, Collette ha ammesso che né lui né il suo staff avevano esaminato approfonditamente le opere precedenti di Sabsabi prima della sua nomina. «Lo abbiamo nominato nella migliore fede possibile. Pensiamo che sia un artista formidabile», ha detto Collette, che ha quindi giustificato la revoca citando il «Potenziale per innescare narrazioni divisive», in un periodo di crescenti tensioni sociali in Australia.
In risposta, Sarah Hanson-Young, senatrice del Sud Australia e membro del partito dei Verdi, ha definito la revoca della nomina di Sabsabi una «Vergogna internazionale», citando gli artisti come «Carne da macello politica». «Se diventa troppo difficile, se è troppo impegnativo, se è troppo politico, non hai le spalle coperte», ha continuato Hanson-Young.

La decisione ha suscitato indignazione nella comunità artistica. Anche Archie Moore, l’artista vincitore del Leone d’Oro all’ultima Biennale con il suo progetto per il Padiglione Australia, ha espresso il proprio sconcerto per la revoca.
14 ex curatori del Padiglione australiano alla Biennale hanno firmato una petizione chiedendo la reintegrazione di Sabsabi e Dagostino. «Creative Australia opera ai sensi del Creative Australia Act 2023, che le impone, tra le altre cose, di supportare l’eccellenza artistica, sostenere la libertà di espressione, promuovere la diversità nella pratica artistica australiana, riconoscere e premiare contributi significativi nelle arti e promuovere la comprensione delle arti. Sappiamo che queste funzioni statutarie costituiscono la base delle sue responsabilità decisionali», si legge nella lettera.
«Non vediamo come la giustificazione addotta da Creative Australia per ritirare la rappresentanza australiana, ovvero le preoccupazioni relative a un “dibattito prolungato e divisivo”, possa assolvere alle sue funzioni statutarie ai sensi della legge», continua il testo. «Se Creative Australia non riesce a sostenere la sua selezione guidata da esperti nemmeno per poche ore, abbandonando il suo stesso processo al primo segno di pressione, cosa dice questo del suo impegno verso l’eccellenza artistica e la libertà di espressione?».
Nonostante l’esclusione, Sabsabi e Dagostino hanno dichiarato l’intenzione di presentare comunque il loro lavoro a Venezia in modo indipendente, sottolineando l’importanza della libertà artistica e chiedendo scuse pubbliche da parte di Creative Australia. Collette ha poi annunciato che il Padiglione australiano potrebbe rimanere vuoto per l’edizione 2026 della Biennale, poiché molti artisti hanno rifiutato di sostituire Sabsabi in segno di solidarietà.