11 novembre 2020

I musei? “Costruiscono un mondo degno di essere vissuto”

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Martha Nussbaum scrive: “se non insistiamo sul valore fondamentale delle lettere e delle arti, queste saranno accantonate perché non producono denaro. Ma esse servono a qualcosa di ben più prezioso, a costruire un mondo degno di essere vissuto". Torniamo sulla chiusura dei musei, a quasi una settimana dal "nuovo" DPCM

Galleria Borghese - Sala 3 Gian Lorenzo Bernini “Apollo e Dafne” Galleria Borghese© Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Galleria Borghese
Galleria Borghese - Sala 3 Gian Lorenzo Bernini “Apollo e Dafne” Galleria Borghese© Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – Galleria Borghese

La scelta miope e scellerata di chiudere mostre e musei ribadisce una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno, la distanza abissale che separa la politica dalla cultura. E viene da chiedersi se il Presidente del Consiglio Conte o il Ministro per i beni culturali Franceschini (che per primo, senza alcun disagio, ha annunciato la chiusura dei musei) abbiano visitato un museo durante la fase epidemica constatando di persona le rigorose misure sanitarie messe in campo per proteggere visitatori e personale. Una volta abolite le inaugurazioni con i relativi assembramenti, qualcuno ci deve spiegare dati alla mano quanti sono stati i reali contagi nei musei, specialmente in quelli grandi, dove il distanziamento è perfino eccessivo, talvolta. Tutti i rilevamenti finora effettuati collocano i musei nella fascia più bassa di rischio contagio. Per questo lanciamo una proposta: se non è possibile farlo in tutta Italia, riaprite i musei perlomeno nelle regioni della zona gialla visto che qui si può andare per negozi e anche nelle grandi catene, purché fuori dai centri commerciali, anche il sabato e la domenica. Ci volete dire che in un museo il rischio di contagio è maggiore che in un negozio di grandi marchi o di elettrodomestici? Inoltre, lasciando passare questa decisione assurda, il Ministro Franceschini, incredibilmente, contraddice se stesso: nella legge n.182 del 12 novembre 2015, da lui stesso voluta, i musei sono considerati servizi pubblici essenziali. Ed è l’ora di riconoscere una volta per tutte che i musei sono servizi pubblici essenziali anche perché danno conforto e cure all’anima: un messaggio che invece viene contraddetto dalla loro chiusura, con un pessimo esempio soprattutto per i giovani. Mangiare al ristorante, avere i capelli in ordine, comprare le sigarette dal tabaccaio è considerato più essenziale che visitare una mostra o un museo.

Installazione di Maurizio Nannucci alla Pilotta, Parma

L’arte e la bellezza danno conforto, fanno crescere nel modo migliore i giovani, guariscono il dolore e si oppongono all’orrore da cui siamo circondati ogni giorno. In qualche modo combattono perfino la morte perché ci trasmettono la certezza consolatrice della nostra continuità di esseri umani nel tempo, nel passaggio di testimone di generazione in generazione. Lo possiamo sentire su noi stessi, sulla nostra pelle, sulla nostra vita improvvisamente cambiata ed illuminata da un capolavoro ma ne abbiamo anche una toccante conferma in una delle storie raccontate da Lawrence Weschler nel suo Vermeer in Bosnia. Antonio Cassese, un giurista italiano in servizio a L’Aja per presiedere le udienze preliminari del tribunale per i crimini di guerra nella ex-Jugoslavia, trascorreva le sue giornate ascoltando le testimonianze sui più crudeli stupri, omicidi e torture che l’uomo possa infliggere ai suoi simili. Quando l’autore gli ha chiesto come fosse riuscito a non impazzire di fronte all’obbligo di guardare ogni santo giorno in questo abisso spaventoso, Cassese ha risposto che la sua salvezza è consistita nel rifugiarsi quotidianamente, dopo le udienze, nel Museo Mauritshuis, a L’Aja, per contemplare due fra le opere d’arte più mirabili di tutti i tempi, La ragazza con l’orecchino di perla e La veduta di Delft di Vermeer. Ma non ci andava solo perché erano strepitosamente belle. Le guardava quasi devotamente, ha spiegato Cassese, perché quei quadri “sono stati inventati per guarire il dolore. Emanano una calma, una pace, una serenità al punto da agire come balsamo per la psiche”.

Musei Reali, Torino

In realtà l’arte è il nostro ossigeno, è necessaria come l’aria che respiriamo. L’arte e i musei sono capaci di dare un senso di infinitezza, di continuità nel tempo e nello spazio. Abbiamo bisogno dell’arte per vivere meglio e per non essere spazzati via dall’orrore di questi tempi così cupi. “Abbiamo compiuto esperimenti – ha detto Giacomo Rizzolatti, uno degli scopritori dei neuroni specchio – su quel che producono, a livello neuronale, le opere d’arte, prendendo delle statue greche e deformandole appena: neurologicamente non provocavano più lo stesso esito. L’arte attiva l’insula, la regione delle emozioni, e potrebbe quindi essere un mezzo per ingentilire il nostro comportamento”. I musei ci fanno capire che il nostro presente è tessuto di un passato vitale e sempre attivo. A tal proposito l’artista francese Annette Messager ha fatto qualche tempo fa una bella riflessione: “Gli umani, diversamente dagli animali, sanno che nei secoli precedenti c’erano altri umani e sono convinti che ce ne saranno ancora per lungo tempo, dopo la loro morte. Per questo vogliono lasciare delle tracce. Sono dei passanti che ambiscono a trasmettere la loro storia, la loro cultura, la loro religione, i loro interrogativi. È quel che chiamiamo Memoria. Senza Memoria non c’è Arte”. Non a caso Mnemosyne, la Memoria, era madre delle Muse. Ma se i nipotini di Mnemosyne oltre che figli delle Muse, i Musei, vengono chiusi perchè considerati superflui non si inizierà a spezzare questa concatenazione vitale di esperienze nel tempo? Avevano ragione già nel 1991 Anne et Patrick Poirier, a difesa del ruolo essenziale dell’arte e dei musei, nel dire: “Noi crediamo profondamente che la Memoria e la conoscenza delle culture è la base stessa di ogni intelligenza tra gli esseri umani e tra le società; che l’ignoranza e la distruzione di questa Memoria culturale comporti ogni oblio, ogni menzogna, ogni eccesso; che il disprezzo e la violenza tra gli esseri, che l’intolleranza in ogni sua forma più orribile cominci con l’ignoranza e la distruzione volontaria della Memoria, che la nostra epoca si adoperi talvolta ad accelerare questo processo di distruzione della Memoria e della Natura e che ci occorra nella misura dei nostri deboli mezzi lottare contro questa amnesia, questa distruzione generalizzata”.

Mauritshuis, L’Aia

Infine, non si può dimenticare che la Corte Costituzionale in una sentenza del 1986 ha indicato la “primarietà del valore estetico-culturale che non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici”. Perché toglierci, proprio in questo periodo così drammatico, quei luoghi che giovano alla nostra salute mentale e spirituale? Come ha scritto la filosofa americana Martha Nussbaum nel libro Non per profitto, “se non insistiamo sul valore fondamentale delle lettere e delle arti, queste saranno accantonate perché non producono denaro. Ma esse servono a qualcosa di ben più prezioso, servono cioè a costruire un mondo degno di essere vissuto, con persone che siano in grado di vedere gli altri esseri umani come persone a tutto tondo, con pensieri e sentimenti propri che meritano rispetto e considerazione, e con nazioni che siano in grado di vincere la paura e il sospetto a favore del confronto simpatetico e improntato alla ragione”.

6 Commenti

  1. Come non essere d’accordo è palese l’ignoranza la vacuità di questa classe dirigente Franceschini la persona da troppo tempo sbagliata nel posto giusto per le nostre generazioni

  2. L’uomo senza l’arte non ha alcuna identità e la civiltà non esisterebbe. L’arte si rivolge direttamente all’inconscio al di fuori del tempo e dello spazio. L’arte mette in comunicazione gli esseri umani attraverso quella grandezza che ha parlato agli analfabeti e alle persone istruite. L’arte è la nostra storia senza la quale l’uomo non è nulla.

  3. Condivido in pieno! Caro Gabriele, purtroppo la nostra classe politica per l’ennesima volta ha mancato l’occasione di redimersi dalla loro incapacità di capire che l’Arte non è una forma di intrattenimento, ma un reale e concreto accesso verso una pienezza d’essere.

  4. Condivido pienamente! Ringrazio Simongini per questo straordinario, motivato e appassionato articolo in difesa dei musei aperti.. dell’arte e della cultura che ci restituiscono il senso profondo del vivere e dell’umano.

  5. Assolutamente d’accordo. Il ministero e le scelte del governo non fanno che venir meno alla necessità di conservare presidi di umanità. L’arte serve a questo, è necessaria, soprattutto in momenti tragici come questo. Nelle norme e nel rispetto della sicurezza. Conforta e ci permette di dare credito alle nostre domande, alle nostre emozioni.
    Vorrei capire perché, e come, proprio i musei, e gli altri spazi culturali, avrebbero potuto presentare davvero un pericolo. Forse ce lo stiamo domandando in molti.

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