11 maggio 2022

L’Istituzione Bologna Musei chiude le porte: i siti torneranno al Comune

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La Giunta di Matteo Lepore ha deciso di sciogliere l’Istituzione Bologna Musei: termina l’autonomia dei siti, tra cui MAMbo e Musei Morandi, che rientreranno nel Dipartimento Cultura del Comune

Nella settimana di massima fibrillazione dell’arte e della cultura a Bologna, con l’apertura di Arte Fiera imminente e gli appuntamenti diffusi dell’agenda di Art City, arriva la notizia di un riassestamento del sistema: la Giunta di Matteo Lepore ha deciso di sciogliere l’Istituzione Bologna Musei. Dopo il passaggio al Consiglio Comunale che formalizzerà la decisione, verrà istituito un nuovo settore, interno al Dipartimento Cultura del Comune. «Siamo così orgogliosi dei nostri musei che ce li riportiamo a casa», così Lepore ha commentato la notizia, parlando con le testate locali.

L’ente venne fondato nel 2012 per la gestione e il coordinamento del sistema museale comunale e sotto la sua egida di ricadono spazi e collezioni eterogenee, dall’archeologia all’arte contemporanea, come il MAMbo e lo spazio espositivo di Villa delle Rose, e poi Museo Morandi e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo Civico Archeologico nel quattrocentesco Palazzo Galvani, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, Museo del Tessuto e della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Museo del Patrimonio Industriale situato nelle ex Fornaci Gallotti, Museo e Biblioteca del Risorgimento, Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna.

La decisione fa parte di un processo di reinternalizzazione di tutto il sistema, già avviato da due anni con l’Istituzione Biblioteche, originariamente istituita nel 2008 dal Comune di Bologna per gestire e coordinare le biblioteche comunali presenti sul territorio cittadino. Il nuovo organismo che gestirà i musei del Comune – chiamato Settore Musei – sarà guidato da una figura direttiva scelta attraverso un bando aperto sia ai dipendenti del Comune che agli esterni, ed entrerà in funzione a partire dal primo luglio 2022. Decadrà quindi il cda, che verrà sostituito da un comitato di strategia e di indirizzo a cui spetterà l’elaborazione, in sinergia col nuovo direttore, di un progetto di rilancio del settore. Rimane invece confermato l’organigramma dei musei cittadini.

«Chiudiamo una istituzione che stava faticando anche dal punto di vista burocratico e riportiamo a casa i dipendenti dei nostri musei. Crediamo nel futuro dei musei civici e ci apriamo alle collaborazione con le Fondazioni e i privati», ha spiegato Lepore, annunciando i piani per l’immediato futuro e anche un ingente finanziamento, in parte grazie ai fondi Pon Metro, per rilanciare l’intero comparto. Tre milioni di euro per il nuovo museo Morandi, 20 milioni per il Polo della Memoria in un’area di 8mila metri quadrati vicino alla stazione, dove potrebbero tenersi gli appuntamenti delle prossime edizioni di Art City, e soprattutto la riqualificazione dello scalo del Ravone, con 100mila metri quadrati aggiunti agli attuali 40mila di DumBo (dove attualmente si svolge, tra l’altro, la fiera d’arte emergente BOOMing).

Insomma, a Bologna, che tradizionalmente è un laboratorio politico, finisce la sperimentazione dell’autonomia dei musei ma il discorso sulla gestione dei musei civici è apertissimo e, per le grandi città, rappresenta una questione spinosa. A Napoli, per esempio, il sindaco Gaetano Manfredi ha presentato, a marzo 2022, il Piano cultura 2022-2026, ribadendo la volontà di creare una Fondazione pubblica sul modello di MUVE – Fondazione Musei Civici di Venezia. Una decisione che non è piaciuta a molte realtà culturali e artistiche del territorio, che hanno lanciato una petizione su change.org: «Stop alla privatizzazione della Cultura a Napoli!».

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