14 marzo 2020

La giornata dell’Andrà tutto bene, ma per chi? Come ci cambia il Covid-19

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Sabato, 14 marzo, giornata nazionale dell’Andrà tutto bene. Ma questa emergenza Covid-19 sta facendo emergere tutte le contraddizioni del nostro quotidiano

L’amore ai tempi del colera, raccontava Marquez (e ne scrivevamo qui). Oggi, ai tempi del Coronavirus, l’amore si continua a fare come insegna il Coronasutra, uno dei tanti contenuti divenuti virali sul web. L’epidemia ai tempi del free internet. Pardon, la Pandemia. Dico pardon anche se coi francesi che si estraniano, e che «si incazzano» diceva Conte, ma era un altro tempo e un altro Conte e anche altri francesi.

Oggi, invece, ci regalano i giga illimitati e le piattaforme streaming per farci venire voglia di restare a casa. Ma tariffe convenienti, Netflix e un divano comodo ce li avevamo già. E allora le maratone, di qui Verdone (Amazon Prime Video), di là Pozzetto (Sky) e quindi volemose bene…anche Terroni e Polentoni. Roba, insomma, che ci tiene allegri e orgogliosi di essere italiani. Sì, perché intanto impazzano le esibizioni di bandiere tricolore dal balcone e tutti mandano a palla l’inno Nazionale, anche nella versione Papeete Beach. Ah! Bei tempi quelli delle spiagge affollate e dei Ministri dell’Interno a panza fuori e ombrellino sul Martini. Quando c’era lui! Ma oggi, il Covid19 può quello che la politica non ha mai ottenuto: l’unità nazionale e l’amor patrio da sventolare sui social, l’abuso di zelo da parte delle autorità e le file ordinate alle poste.

Oggi, sabato 14 marzo 2020, è la giornata del “Grazie a chi lavora” e dell’ “Andrà tutto bene” da esternare dai balconi di casa, nuova vetrina di esibizione e comunicazione, nuova ovunque ma non nel napoletano, dove non si vedeva l’ora che la moda sdoganasse: «Non è vero professó!?». Anzi, ora si alzano i volumi per raggiungere anche chi sul balcone non ci vorrebbe uscire. Mario Merola e Mameli si intrecciano alle conversazioni e alle trombette da stadio da troppo inoperose, perché anche il calcio – ahimè – s’è fermato in tutta Europa e questo sì che è un segnale che le cose davvero vanno male.

E mentre ci si accorge che l’Apocalisse condivisa su Instagram non è poi tanto triste, si scopre il telelavoro e ci si chiede perché si andava a lavorare.  E quelli che si lamentano di non poter andare a lavoro ma erano inoccupati anche prima li perdoniamo e li lasciamo sfogare. In tempi di contagio mondiale si ritrova la bontà nei commenti, che era sparita dopo lo tsunami del 2004 a favore dell’ “Affondate l’Africano” . Bontà o buonismo, nel mondo social non fa differenza, c’è la Pandemia, non siate pignoli.

A molti mancava di essere protagonisti di uno dei tanti disastri che si potevano solo commentare su Facebook e, quindi, si accetta e si esibisce il proprio destino con lo stoico coraggio appreso dall’Isola dei famosi, le prime versioni, badate bene. Spopolano intanto i tutor on line sugli esercizi fisici, perché stare chiusi in casa debilita, la sedentarietà è il nemico. Ma se quando uscivi eri solito fare macchina-scrivania-centro commerciale-McDonald’s, puoi anche evitare gli esercizi, già il solo stare chiuso in casa è un vantaggio coronarico.

Tra gli audio virali di mamme ignoranti e di barzellette a variazione sul tema, fake news complottiste e meme provocatori, passerà anche questa stazione, ridendo di ciò che fa piangere e piangendo su ciò che fa ridere…distorsione dei Black mirrors. Gli schermi elettronici sono i veri vincitori di tutto questo terribile episodio e se la natura, che sta un po’ risistemando le cose, ci prendesse gusto a vedere fabbriche chiuse, inquinamento dimezzato e sfruttamento della Terra interrotto e decidesse di arginare ancora di più quel virus pandemico chiamato umanità, state tranquilli, potremo morire tutti uniti in una videochiamata di gruppo su WhatsApp.

Credits: Nasa – Earth Observatory

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