24 maggio 2022

Le 100 persone più influenti al mondo per il Time, nell’arte

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L’artista Faith Ringgold, l’architetto Francis Kerè, la scultrice Maya Lin e la fotografa Nan Goldin, nominati nella classifica delle 100 persone più influenti al mondo per il Time

Jan van Raay, Faith Ringgold e Michele Wallace partecipano alla protesta di Art Workers Coalition al Whitney Museum, 1971. Courtesy Jan van Raay © Jan van Raay

Alle 7:52 del 20 maggio 1927, Charles Augustus Lindbergh partiva dal Roosevelt Field, New York, per compiere quella che sarebbe diventata la prima trasvolata atlantica in solitaria, a bordo del monoplano Spirit of St. Louis. Il Time, che era stato fondato solo pochi anni prima, gli dedicò un ritratto a tutta copertina – cambiando per sempre la storia delle copertine –, eleggendolo Persona dell’anno. Un riconoscimento diventato poi iconico, come del resto iconici sono gli individui scelti per rappresentare un periodo, un cambiamento, una innovazione tecnologica, uno slittamento del pensiero.

Raramente il Time sbaglia obiettivo, nel bene e nel male, anche se una certa dose di occidentalocentrismo è evidente e inevitabile. E se Deng Xiaoping è stato eletto per due volte, anche Richard Nixon è salito per due volte sul gradino più alto del podio, così come Iosif Stalin. C’è stato anche Adolf Hitler, nel 1938, che però non fu ritratto in copertina, primo e unico caso. Nel 1966 fu scelta la Generation Twenty-Five and Under, i baby boomer nati tra il 1946 e i primi anni ’60. Nel 2006, invece, fu la volta di “tu”, cioè l’utente di internet che, a sua volta, produce contenuti. Nel 2021 è stato scelto Elon Musk, nel 2020 a pari merito Joe Biden e Kamala Harris, nel 2019 Greta Thunberg. E adesso, in attesa dell’elezione della Persona dell’anno, che sarà comunicata a dicembre 2022, è stata pubblicata la lista delle 100 persone più influenti al mondo, divisa in varie categorie.

Tra i leader – politici ma non solo – ovviamente Putin e Zelensky ma anche Ursula von der Leyen, Mia Amor Mottley, Primo ministro di Barbados, e Joe Rogan, lottatore di MMA, sostenitore della legalizzazione della cannabis e, soprattutto, ideatore di The Joe Rogan Experience, podcast controverso e seguito da milioni di persone.

Tra gli artisti ci sono molti attori, come Simu Liu, Andrew Garfield, Zoë Kravitz e l’amata/odiata Sarah Jessica Parker. L’unica artista visiva è Faith Ringgold, pittrice e scultrice americana, nota in particolare per le sue trapunte e per la sua ricerca politicamente e socialmente impegnata. Nel 2019 un’importante retrospettiva sul suo lavoro è stata presentata alle Serpentine Galleries di Londra, prima grande mostra di Ringgold in un’istituzione europea.

Faith Ringgold

Negli anni ’70 partecipò a diverse manifestazioni femministe e antirazziste, militando in organizzazioni e collettivi. In quel periodo, insieme alla collega artista Poppy Johnson e alla critica d’arte Lucy Lippard, fondò l’Ad Hoc Women’s Art Committee, per affrontare il problema della rappresentazione femminile nei circuiti dell’arte. In segno di protesta contro la mostra annuale del Whitney Museum del 1970, stamparono biglietti falsi e distribuirono un comunicato stampa fasullo in cui si affermava che la metà degli artisti in mostra sarebbero stati donne, con una percentuale di artisti neri, asiatici e portoricani, costringendo il direttore del museo a rilasciare una dichiarazione contraria, per spiegare la realtà dei fatti. Un’azione raffinata e attualissima.

C’è poi la categoria degli innovatori e anche qui si ritrovano diverse persone dello spettacolo, dalla cantante e attrice Zendaya al regista Taika Waititi, ma anche David Velez, fondatore di Nubank, e Adam Phillippy, Karen Miga, Evan Eichler e Michael Schatz, gli scienziati che hanno guidato la mappatura completa del genoma umano. Tra gli innovatori, anche l’architetto Francis Kerè. Originario del Burkina Faso e di base in Germania, pioniere dell’architettura sostenibile, le sue opere hanno contribuito a risollevare le comunità dei territori svantaggiati e nel 2022 è stato insignito del prestigiosissimo Pritzker Prize.

Francis Kéré

Tra i suoi ultimi progetti, lo Startup Lions Campus (2021, Turkana, Kenya), un campus per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, costruito con pietre locali impilate per alimentare il raffreddamento passivo e ridurre al minimo l’aria condizionata necessaria per proteggere le apparecchiature tecnologiche. Poi, il Burkina Institute of Technology (Fase I, 2020, Koudougou, Burkina Faso), composto da pareti di argilla rinfrescante che sono state gettate in loco per accelerare il processo di costruzione.

Startup Lions Campus

Tra le Icone, oltre a Keanu Reeves, Adele, al tennista Rafael Nadal e a Mary J. Blidge, troviamo Maya Lin Ting, scultrice e architetta paesaggista. Tra le sue opere più conosciute, il Vietnam Veterans Memorial a Washington, monumento dove sono elencati, in ordine cronologico, i nomi delle 58.318 vittime americane della guerra in Vietnam. Negli anni ’70 venne istituito un concorso per la realizzazione di un memoriale da collocarsi tra il monumento a Washington e quello di Lincoln. Tra i molti, fu scelto il progetto di Maya Lin Ting, allora una giovane allieva di Richard Serra, le cui influenze minimaliste si riconoscono nell’impostazione del monumento, composto da due pareti di granito nero lucido che si incontrano a V. All’inizio l’opera fu osteggiata, anche a causa della origini asiatiche di Maya Lin Ting, che è nata in Ohio nel 1959 ed è la nipote di Lin Huiyin, famosa architetta della Repubblica Popolare Cinese e prima donna architetto del Paese.

Maya Lin Ting

Tra le su ultime opere, la “Ghost Forest”, 49 alberi spogli e senza vita a Madison Square Park, New York. Si tratta precisamente di 49 cedri dell’Atlantico, provenienti dalla foresta di Pine Barrens del New Jersey, polmone verde a forte rischio per la rapida urbanizzazione delle aree circostanti.

Maya Lin Ting, Ghost Forest

Un altro nome noto alle cronache d’arte è quello di Nan Goldin, inserita dal Time nella classifica dei Pionieri. Recentemente insignita del Käthe Kollwitz Prize 2022, premio conferito dall’Accademia delle Arti di Berlino e dedicati ai fotografi contemporanei che hanno dato importanti contributi nel loro campo, Nan Goldin è una icona dei diritti LGBTQ+, la sua Ballad of Sexual Dependency, del 1986, ha rappresentato in maniera spietata e lucida un’epoca che si prolunga anche ai giorni nostri.

Nan Goldin

Proseguendo in maniera coerente il suo lavoro sulle comunità bordeline e dopo aver provato in prima persona gli effetti della dipendenza – nello specifico, da Ossicodone – ha fondato il collettivo PAIN – Prescription Addiction Intervention Now. Insieme al gruppo, ha organizzato proteste e sit-in davanti ai maggiori musei di tutto il mondo, dal Guggenheim al Louvre, passando per la Tate Modern e il Metropolitan, scoperchiando letteralmente il vaso di Pandora sulla “filantropia tossica” delle istituzioni culturali e sull’artwashing di imprenditori “mecenati”, come appunto i Sackler, famiglia a capo della PurduePharma, casa farmaceutica produttrice dell’OxyContin – farmaco che ha causato la morte per overdose di migliaia di persone negli Stati Uniti – legata a doppio filo con l’arte contemporanea. A seguito delle sue proteste, che abbiamo avuto modo di raccontare in tante occasioni, molti musei hanno interrotto i propri rapporti con i Sackler.

PAIN Prescription Addiction Intervention

Qui la lista completa del Time.

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